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ETERNIT

Dutto-amianto-4

Nel giro di pochi giorni due operai nel pescarese sono rimasti vittime della mortifera e infinita filiera industriale dell’Eternit. Uno sfruttato albanese di 32 anni ci ha rimesso le ossa (30 maggio), l’altro sfruttato italiano di 44 di Francavilla al Mare purtroppo ci ha rimesso la pelle (1 giugno). Da quando è stato inventato questo materiale ha prodotto da una parte una montagna di milioni di profitti per pochi criminali capitalisti, dall’altra una infinita scia di nocività e di morte per le popolazioni. Anche se oggi non viene più prodotto, restano da smantellare ovunque le installazioni di questo materiale. I costi di bonifica ovviamente a carico delle popolazioni stesse. E pensare che addirittura proprio il Comune in cui è morto l’operaio sul tetto di eternit che gli si è aperto sotto i piedi aveva stanziato, il 6 maggio, 2.500 euro come contributo per ogni intervento di bonifica. Certo si può obiettare che non c’è alcun nesso logico diretto fra dei bastardi del calibro di Stephan Ernest Schmidheiny e Louis De Cartier de Marchienne, morto a 91 anni, e gli sfortunati operai caduti nel vuoto; senza parlare dei padroncini per cui magari lavoravano. Però tutta questa storia racchiude in sintesi lo spirito del tempo della civiltà mercantile e industriale: da una parte chi ci guadagna, pochi al vertice della gerarchia sociale, dall’altra chi paga, i molti fra le classi degli sfruttati. Sfruttati che spesso sono indotti a contrapporsi fra loro per razza, lingua, origine e chi più ne ha più ne metta. In mezzo le istituzioni, come può essere un semplice Comune, che riscuotono le tasse e utilizzano spesso il gettito fiscale per chiudere il “ciclo di vita” delle nocività industriali senza mai girare il conto ai veri responsabili.

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