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VELENI NELL’ACQUA

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L’Abruzzo e il Teramano da ieri sera sono tornati indietro di 13 anni, al 2003. Era il mese di giugno quando l’allora governo nazionale, decretò lo stato di emergenza ambientale nel territorio delle province di L’Aquila e Teramo interessato dagli interventi necessari alla messa in sicurezza del sistema Gran Sasso. Nell’ambito dell’esperimento diventato famoso come Borexino, durante la fase di test di un impianto di purificazione e filtrazione dello pseudocumene (ossia trimetilbenzene, una sostanza largamente utilizzata nella produzione di resine, che in laboratorio serve per rivelare i neutrini): si verificò uno sversamento nel pozzetto di drenaggio di circa 50 litri di questa sostanza chimica che finì nella rete dell’acqua potabile dove il Ruzzo captava. Un disastro ambientale si era verificato l’anno prima, nell’agosto del 2002 e vi fu il sequestro della sala C  dei laboratori del Gran Sasso, dopo la conferma dell’inquinamento.
Tredici anni dopo, ieri sera, la Regione ha fatto sapere che la Giunta regionale «ha dichiarato lo stato di emergenza idrica nel comprensorio teramano dopo la disposizione cautelativa emessa della Asl di Teramo per le acque provenienti dai laboratori del Gran Sasso dell’Infn. Il provvedimento ha ridotto la disponibilità idrica della sorgente del traforo che non è piu in grado di garantire i volumi necessari per l’acqua potabile». Tradotto: la Asl ha rilevato livelli di inquinante nell’acqua potabile che il Ruzzo capta dal Gran Sasso che notoriamente avevano (e forse hanno ancora) punti di rischiosa commistione con quella dei Laboratori; lo ha segnalato a settembre, oggi si arriva alla decisione di autorizzare il Ruzzo a prelevare acqua, fino a un massimo di 100 litri al secondo, dalla presa Venacquila, e di trattarla attraverso il potabilizzatore di Montorio al Vomano.

Dal Ruzzo è arrivata la spiegazione (all’Ansa) che il provvedimento nasce dal ritrovamento lo scorso 2 settembre di tracce di solventi nelle acque provenienti dalla condotta del Gran Sasso. Il sistema di controllo che effettua analisi ha immediatamente bloccato l’immissione dell’acqua nel circuito Ruzzo: la Asl ha vietato il prelievo di questa acqua e il divieto si protrae per precauzione ancora oggi.

Di questo inquinamento siamo venuti a conoscenza con oltre tre mesi di ritardo e chissà di quante altre nefandezze ed avvelenamenti (che non abbiamo mai saputo) i laboratori sotto il Gran Sasso si son resi responsabili.

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