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NELLA TRAPPOLA DELLA GIUSTIZIA STATALE

Qualche anno fa un nostro compagno fu arrestato per dei reati che vengono definiti “comuni”. Non per questo l’affetto, la solidarietà e la vicinanza nei suoi confronti vennero meno, anzi. Fu organizzato anche un presidio fuori il carcere di Ascoli, dov’era recluso, in solidarietà con lui e tutti i detenuti. Il presidio fu abbastanza rumoroso e vissuto, con musica, interventi al microfono, torce, petardi, tric-trac e delle scritte contro il carcere ed in solidarietà con i detenuti furono fatte sulle mura esterne della prigione. E riuscì a rincuorare per un po’ l’animo del nostro compagno e degli altri detenuti che ci sentirono distintamente durante il presidio.
Per quella giornata un altro compagno fu denunciato e processato, per “rifiuto di fornire le proprie generalità”, “esplosioni pericolose” e “imbrattamento” per le scritte. Ed in seguito condannato in appello per quest’ultimo reato ad una multa di diverse centinaia di euro.
Qualche giorno fa la Cassazione ha giudicato inammissibile il ricorso presentato per questa condanna e, data l’inammissibilità, ha condannato il compagno al pagamento di ulteriori 1500 euro da aggiungersi alla condanna precedente. Tanto per capirci: viene presentato un ricorso in Cassazione e, se non lo accettano, non è che ti dicono ciao e basta, ma ti dicono ciao e devi pagare 1500 euro, così la prossima volta ci pensi, due, tre volte per fare ricorso. Soprattutto se 1500 euro sono un discrimine importante. E si capisce bene questa misura quale classe sociale va a colpire. Tra gli avvocati si dice che, alle volte, i ricorsi vengono giudicati inammissibili anche in relazione all’imputato che, qualora “beneficiario” del gratuito patrocinio, se il ricorso fosse accettato, lo Stato dovrebbe pagare poi il rimborso all’avvocato… ed allora niente.
Ma le garanzie statali, si sa, sono solo una grande illusione, uno specchietto per le allodole ed alle volte si sfocia nel paradosso, come in questo caso: in cui viene dato il “diritto” del gratuito patrocinio in base al reddito, ma poi si pretende il pagamento di 1500 euro per la semplice inammissibilità di un ricorso.
Nulla di nuovo sotto il sole: se c’è da stringere la cinghia lo Stato sa bene quale parte della società spremere…
Nulla di nuovo sotto il sole: se non ragionare sui mille strumenti che usano per farci abbassare la testa.
Per imparare a difenderci, per avere la forza e la capacità ci contrattaccare!

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