È proprio curioso il mondo della rete. Un mondo dove tutti vomitano di tutto, in cui tutti disquisiscono di tutto, senza, per la gran parte di essi, entrare in contatto, partecipare o semplicemente essere presenti nelle realtà contro cui ci si erge a giudici. Il virtuale si dirà. Il virtuale che permette di conoscere tutto, il virtuale che cela le nostre più intime contraddizioni, le nostre più intime paure. Il virtuale dietro cui ci si nasconde, da cui giudicare, sentirsi in pace, stare al sicuro dagli scontri delle situazioni e dagli scontri della strada.
A meno che questi scontri avvengano al di là delle Alpi, dell’Oceano o del Mediterraneo.
E così ci si entusiasma, sempre virtualmente per carità!, per gli scontri ad Atene, Istanbul, Francoforte, Ferguson e via dicendo…
Fino ad arrivare a Baltimora.
“Quant’è bella Baltimora! Cazzo anche noi dovremmo fare così, dovremmo incazzarci, attaccare gli sbirri, spaccare, non rispettare le regole, reagire!”
Si sentiva tuonare qualche giorno fa, sempre nel virtuale, per carità!
E poi che è successo?
È successo che qualche giorno dopo il consumo delle immagini riottose di Baltimora, sono arrivate quelle di Milano. È successo che la collera sia giunta anche qui da noi.
E poi che è successo?
È successo, non solo nel virtuale stavolta, che in molti si siano espressi contro quelli che definiscono “atti deprecabili” di Milano. E’ successo, ad esempio, che un articolo ignobile de “Il Manifesto” abbia affermato che la rabbia espressa a Milano sia , tanto per capirci, per sintesi e per semplicità, controproducente per i movimenti. O, in un altro articolo, stavolta su “Internazionale”, è stato scritto di come gli scontri siano una sorta di consumo pornografico di merce, così come tante altre merci. Anche qui, per sintesi e semplicità. Ora, a parte il fatto che “Il Manifesto” e “Internazionale”, che cazzo ne sanno e che cazzo c’entrano con i movimenti; o vengono a parlare di consumo di una merce, quando loro campano grazie alla vendita di questi prodotti…
Ora, a parte ste banalità… ma perché Baltimora è bella e Milano no?
Scusate la semplicità, ma certe cose appaiono così chiare, lineari e tremendamente contradditorie, così come tutte le realtà virtuali in cui ogni giorno migliaia di persone si entusiasmano per quel che accade oltre oceano e il giorno dopo diventano strateghi e giudici di quel che accade qui da noi.
Perché, se vogliamo un attimo abbandonare queste ovvietà, possiamo continuare con tutta una serie di semplicità di risposte ai soliti luoghi comuni che si sentono riguardo gli ultimi avvenimenti del 1° maggio.
Come, ad esempio, il fatto che gli scontri di Milano abbiano sviato l’attenzione dai contenuti della protesta. Ma cos’è un contenuto? I contenuti sono la sostanza di un discorso, ma nel momento in cui questa sostanza non esprime pratiche ad esso confacenti – in questo caso radicali, di scontro – il contenuto e quindi la sostanza, perdono di valore, si sviliscono, si annullano.
Si può, ad esempio, dire che Expo è mafia, che è un inganno, un imposizione sulla città, un furto, una truffa, un offesa alle popolazioni che soffrono la fame. Si può dire che è riproposizione capitalistica, che è sfruttamento del lavoro, salariato o gratuito, si possono dire tante cose, e si possono dire anche al tg3 o a sky, ma se nei fatti, nella pratica, non si esprimono situazioni di rottura, di scontro, di conflitto, quel che si sta dicendo è consumo di retorica. E questa si, andrebbe bene per l’articolo di “Internazionale”. Si può anche parlare del primo maggio, del sacrificio che l’ha generato, ma se non lo si ripropone in chiave anticapitalista (come d’altronde avviene in Germania, in Svizzera, in Turchia e in tante altre parti del mondo, di cui sicuramente molti si saranno entusiasmati virtualmente…), non solo quei sacrifici sono stati vani, ma perde di senso anche quella giornata di lotta. Ora, non entriamo nel merito delle diverse pratiche espresse il 1° maggio a Milano, perché non è interesse di questo scritto; però una domanda vogliamo farla: andate a chiedere in giro quante persone sono contente del Suv, dell’agenzia interinale o della banca bruciata. E vi accorgerete che non tutti sono critici, giudici ed infami come certi sinistri…
Ma tornando al discorso delle nostre poche, semplici righe, tocca ribadire un’altra piccola ovvietà: tutti i cambiamenti che ci sono stati, che ci sono e che ci saranno, che piaccia o no, sono avvenuti, avvengono e avverranno tramite atti, situazioni, azioni nette, di rottura, radicali, violente. E con violente intendiamo con l’uso della forza. Per il semplicissimo motivo che chi detiene il potere, non si priva dei suoi averi, dei suoi possedimenti, della sua ricchezza, del suo dominio, per convincimento dell’altrui giuste cause.
Chi non riconosce questa ovvietà, oltre a non conoscere processi storici, non riconosce la realtà. O, la riconosce e, in fondo in fondo, gli sta bene come sta.
Infine, per concludere queste brevi righe tocca sottolineare un aspetto, nel marasma, positivo: il fatto che il coro di delatori, infami e dissociati nel tempo si va sempre più restringendo a quel che rimane di accozzaglie varie. Perché alla solita retorica e manfrina infamante propinata anche stavolta da certi soggetti, dopo gli scontri di Milano, credono sempre meno persone, sia perché la “solita banale lezioncina” non ha a che fare con le lotte, sia perché non è vera!
E quindi, quando in questi giorni, sentiamo dei personaggi giudicare, infamare i ragazzi e le ragazze, i compagni e le compagne che si sono battuti l’altro giorno a Milano, sappiamo che questi personaggi sono dei bastardi giudici pronti a puntare il dito contro chi, sulla propria pelle, rischia anni di galera.
Sono degli infami bastardi che, al caldo delle loro scrivanie, dietro le loro tastiere, stipendiati dalle sovvenzioni statali o cose simili, cercano di dividerci tra compagni, tra sfruttati.
Ed infine, a maggior ragione negli ultimi tempi, sono degli schifosi bugiardi quando dicono che chi ha lottato l’altro giorno a Miliano ha deciso anche per gli altri, che si è infiltrato nel corteo e via dicendo. Dei falsi, dei bugiardi ignobili.
Per questo, e per tanto altro ancora: quant’è bella Baltimora!
Quant’è stata bella Milano il 1° maggio!
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