Carissimx compagnx, mi chiedete un contributo, anzi un consiglio su come comportarsi in caso si venga accusati del reato fascista di devastazione e saccheggio ed eccomi subito a rispondervi. Inizio questa lettera dicendovi che sono contento che tra diversi collettivi e compagnx vi siate attivati per affrontare il suddetto reato; spero vivamente che vengano messe in campo azioni efficaci, oltre che strategie comuni, affinché si arrivi finalmente ad un fronte unitario che si opponga seriamente a questa deriva repressiva.
Ho letto degli ultimi arresti dei compagni che hanno partecipato alla grande giornata del 1° Maggio di Milano e ho rivissuto un po’ quello che accadde a noi: tanta solidarietà ma poca lucidità politica.
Penso che come prima cosa dovremmo pianificare tutte le mosse da mettere in campo, evitando quindi di arrivare come nel nostro caso a condanne pesantissime distribuite nel silenzio più totale. A Roma all’ultimo grado di giudizio in Cassazione c’erano 4 solidali…
Ma non voglio ora concentrarmi o puntare l’indice contro il movimento, a pensarci bene le maggiori responsabilità di come è andato a finire tutto, le abbiamo avute proprio noi, che ci siamo fidati ciecamente dei legali.
L’inesperienza, il provenire da un contesto periferico e appunto la nostra ingenuità hanno creato le condizioni perfette per i nostri accusato ri di farci il culo. Cosa che al contrario non è avvenuta contro i compas “No Tav” i quali, grazie alla grande mobilitazione e scelte professionali azzeccate, sono riusciti a limitare i danni. In culo alla procura di Torino!
Ho fatto questa introduzione per rispondere alle vostre domande: come comportarsi se si viene accusati di devastazione e saccheggio?
Il mio primo consiglio è di non scegliere mai il rito abbreviato – così come abbiamo fatto noi. Vi dico ciò perché in pratica ci si quasi autoaccusa. Sì, il processo si baserà sulle prove che hanno in mano i giudici senza la possibilità di poterne acquisire altre, però, essendo i processi mediatici, la certezza è che distribuiranno ugualmente pene altissime, anche se le suddette prove sono misere.
Inoltre, tale rito fa in modo che la sentenza arrivi nel giro di poco tempo ed è certo che l’opinione pubblica condizioni i giudici.
Scegliere il rito ordinario, al contrario, dà la possibilità di far sbollentare il clima e quindi giocarsela meglio.
Altra cosa fondamentale è che se scegli l’abbreviato, essendo la custodia cautelare prevista dal reato pari ad un anno, è quasi sicuro arrivare a condanna definitiva senza mai aver messo piede fuori. E’ successo al filone dei teramani, in 3 anni 3 gradi, e sono stati sempre reclusi. Se fai il rito ordinario passano anni solo per primo grado, dopo un po’ ti
scarcerano. Quindi non fatevi prendere dall’allettante condizione di avere uno sconto pari ad 1/3 della pena che il rito abbreviato dà, perché è certo che per dare l’esempio chiederanno condanne superiori ai 10-12 anni (da scontare poi di 1/3), mentre con l’ordinario le richieste saranno massimo di 8-9 anni che poi, magari, il giudice dimezza ren-
dendosi conto dell’assurdità. Il rito abbreviato è un’arma a doppio taglio insomma.
Spero di essermi fatto capire.
Inoltre, e questa cosa la dico a chi ha a cuore i compas di Cremona e Milano, è importante dare a tutti gli indagati lo stesso pool di avvocati altrimenti accade ciò che ho letto di recente: fraintendimenti controproducenti. La linea di difesa e di attacco legale deve essere comune! Noi abbiamo fatto tutto il contrario di ciò che vi ho scritto e l’abbiamo
pagata cara…
Oltre a ciò credo che dobbiamo tutti noi presidiare sempre i processi e fare tanta controinformazione. Questo è il mio pensiero sulla scelta del rito.
A livello di lotte propongo di avviare una campagna nazionale contro tale reato in modo da sbattere in faccia, a chi si ricorda di essere antifascista solo il 25 aprile, che a distanza di 70 anni i metodi repressivi attuali sono gli stessi del ventennio.
Pensate ad una cabina di regia coordinata che blocchi tutte le celebrazioni della liberazione con uno striscione uguale per tutti e azioni determinate.
Per i compagni “No Tav” si è riusciti a spostare il peso della bilancia dalla nostra parte.
Ho letto molto attentamente l’opuscolo “Sui processi”, è un ottimo scritto che mi ha aperto la testa su diversi aspetti e che mi ha anche fatto capire come il nostro processo sia stato affrontato nel peggior dei modi possibili.
Vedo che fuori si iniziano a capire determinate cose, cose su cui io mi sono sgolato, e 34 spero che finalmente ci si inizi a muovere in modo ordinato e strategico.
Sul processo di rottura non ho mai fatto alcuna mia riflessione. Anzi è la prima volta che tale pratica “difensiva” ha per me una terminologia.
Senza ombra di dubbio è la più coerente fra le scelte processuali per chi ha un ideale politico, ma sappiamo che spesso tra i compagni arrestati ci sono tanti “civili”. E come convincere un “civile” a sposare tale linea? La prima cosa che salta in mente a chi viene arrestato è di uscire e limitare i danni. Pertanto il ragionamento che state avviando va
diffuso il più possibile. Non può restare tra i detenuti o tra chi è del giro. Dopo anni vedo qualcosa di serio e sono felice che finalmente le realtà metropolitane tornino a prendere in mano la situazione.
Il mio consiglio è di lanciare una campagna naziona le in modo che in tutti i territori si discuta dei contenuti dell’opuscolo, e quindi creare un “apparato legale” che intervenga immediatamente dove vengono mosse le accuse di deva
stazione e saccheggio – associazione sovversiva – concorso morale, ma anche – fogli di via- “sorveglianza speciale” ecc.
Un “soccorso legale” per chi viene accusato dà molta fiducia e ci si sente un po’ più al sicuro. Ecco perché vi dico di non fermarvi e di non limitarvi a parlarne tra quelli del “nostro giro”. Alzate il livello e puntate in alto. Sulla solidarietà si può ricostruire il movimento e, ricordatevi che siamo noi a considerare il nostro nemico così forte.
Vi mando un saluto a pugno chiuso. 15 ottobre 2011: in ogni caso nessun rimorso!
gennaio-febbraio 2016
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