Qualche giorno fa Emmanuel, un ragazzo di colore, è stato barbaramente ucciso per strada a Fermo da un fascista. Non indaghiamo sulle dinamiche perché non siamo né giornalisti né magistrati. Ci “basta” sapere che Emmanuel è stato ammazzato per cause razziali, e questa cosa fa rabbrividire al sol pensiero che possa accadere!
Ma è accaduto, così come accaduto altre volte!
L’orrore di una società profondamente e intrinsecamente malata, erosa dalle sue follie, dalla sua guerra intestina tra gli ultimi.
Questo omicidio razzista è frutto di questa società, del suo clima avvelenato.
Questo omicidio razzista ha un esecutore, ma ha anche altri responsabili: chi fomenta e chi specula sull’avvelenamento della nostra società. Avvelenamento dei rapporti sociali, avvelenamento dello sguardo verso “l’altro”, avvelenamento del riconoscimento del vero nemico.
Questo omicidio razzista è stato possibile solo a causa del terribile clima d’indifferenza che pervade le nostre società, e cadrà nell’oblio proprio in ragione di tale indifferenza.
Ma Emmanuel, purtroppo, sulla coscienza l’abbiamo anche noi, compagni e compagne.
L’abbiamo anche noi, nel momento in cui abbiamo permesso ai fascisti, alla loro propaganda, alle loro azioni di scorrazzare indisturbati nei nostri territori.
L’abbiamo anche noi, nel momento in cui abbiam permesso ai porci che dicono di rappresentarci di sdoganare le carogne fasciste, di andarci a braccetto, di legittimarle.
L’abbiamo anche noi, nel momento in cui abbiam abbandonato le strade con le problematiche, spesso contradditorie, ma reali delle persone che ci circondano.
L’abbiamo anche noi, nel momento in cui abbiam preferito l’autocelebrazione fondata sul nulla, l’autorappresentanza dei propri gruppi o congreghe politiche, l’apparenza in un social network o, più semplicemente, ci siam adagiati nel ruolo che lo spettacolo ci aveva ritagliato.
Sulla coscienza Emmanuel l’abbiamo anche noi, ed ognuno ed ognuna sa far i conti con la propria di coscienza…
Senza tante altre parole, analisi o panegirici, perché tutto ciò non si affronta né si risolve con le parole.
E con il magone dentro ed il sangue agli occhi, vien solo da pensare ad un ragazzo orribilmente ammazzato per strada perché di colore. Ed alla sua compagna, fuggita con lui dal proprio paese per scappare da degli assassini. Ed essere arrivata qui, dopo aver subito le più tremende sevizie, aver perso due bambini, aver immaginato e sognato una vita, oggi distrutta. Che abbiamo anche noi sulla coscienza…
BREVI LOCALI
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