Partiamo da una premessa: questi tempi, oltre una buona dose di coraggio e di cuore, necessitano di perspicacia e cercare di capire la situazione e la sua evoluzione, molto spesso in negativo.
Questa premessa per raccontare brevemente la giornata, per ragionare laddove la struttura che pare inattaccabile, invece ha o può avere delle crepe.
Salvini quindi, a distanza di qualche mese, torna a Giulianova. Stavolta sia per le elezioni europee sia per il candidato sindaco locale. Per la contestazione, stavolta, si scegli di stare più uniti e di darsi appuntamento in una piazza, centrale, vicina al luogo del comizio leghista. Con tutti i rischi che tale scelta comporta: in primis essere molto controllabili dalle forze dell’ordine. In caso contrario, ovvero senza dar un “ritrovo” per chiunque, come avvenuto la scorsa volta, si può privilegiare l’agibilità, ma a scapito della compattezza….
Vabbè scelte, in ogni caso tentativi da provare soprattutto in relazione alla premessa fatta pocanzi.
Quando si è un certo numero, quindi, si decide di muoversi verso il comizio, prendendo una via laterale.
A questo punto giova sottolineare come la città fosse totalmente militarizzata, in ogni angolo. Con strade chiuse, reparti mobili di polizia, carabinieri e finanza (anche con unità cinofile) e decine di uomini in borghese. Con posti di blocco e controlli, a partire dalla stazione dei treni e dei bus. Ed in piazza un palco da concerto montato per l’occasione e smontato in nottata.
Quindi, anche la via laterale, dopo un breve tratto, viene raggiunta dagli sbirri in borghese che iniziano a rincorrere i compagni. Ne esce qualche strattone da parte delle guardie, che poi vengono subito coadiuvate dai reparti mobili che in poco chiudono i compagni in una strada.
Qui ci rimarranno un paio d’ore. Giusto il tempo, guarda caso, che inizia e finisca lo spettacolino leghista.
Nel frattempo i fermati intonano qualche coro e dei discorsi al megafono che incuriosiscono e raccolgono anche gli applausi dei passanti che si fermano a sentire. Discorsi sulla situazione sociale e su quel che stava avvenendo in quel momento.
Finito il teatrino leghista, anche il cordone poliziesco attorno ai compagni, guarda caso, si dissolve; dopo aver riconsegnato i documenti a chi era stato preso.
Non in tutti i contesti avvengono queste dinamiche. Per vari motivi: questioni di forza, situazioni conflittuali presenti nel territorio che fanno presagire alle guardie qualche situazione e via discorrendo.
Ma anche laddove ciò non avviene, bisogna iniziare a pensare che il chiudere i compagni o i contestatori in generale, a centinaia di metri di distanza di un eventuale evento (corteo, comizio, manifestazione, ecc…) inizia ad essere un’abitudine.
D’altronde, con i mezzi di cui dispone lo Stato, che in questo periodo non si fa problemi ad utilizzare copiosamente, quest’operazione di controllo capillare, risulta senza dubbio facilitata.
Basta pensare che per una piccola cittadina coma Giulianova, un dispositivo poliziesco, così ampio e numericamente copioso, raramente si ricordava. Ed in relazione a ciò, si possono fare varie considerazioni: dopo la contestazione della scorsa volta ed in previsione delle imminenti elezioni europee, non si voleva, probabilmente, alcuna contestazione…. Questioni di propaganda.
È certo, però, che con tali dispositivi dovremo farci necessariamente i conti.
Per come aggirarli, come combatterli, come creare narrazioni e situazioni differenti.
Anche se la sfida, visto ciò che ci si pone sempre davanti, sembra improba.
Ma le decine di persone che si son fermate a solidarizzare con i fermati ieri, che han fatto applausi, hanno intonato cori con loro, stanno lì a dirci che forse così improbabile non è.
E come ci ha detto un signore anziano in piazza, prima del presidio, che tanti poliziotti non li aveva visti mai: “se ci sono così tanti sbirri, vuol dire, che chi è venuto a parlare, ha paura e non si sente poi così sicuro…”
Bene, che le paure e le insicurezze, vengano rispedite quindi al mittente, con maggior vigore.
Come fare ciò, spetta a noi tutti e tutte. Ragionandoci, facendo tentativi, rischiando di sbagliare, trovando crepe nel muro che sembra inscalfibile.
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