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I LADRI E GLI ASSASSINI

i ladri e gli assassini

I LADRI E GLI ASSASINI SONO QUELLI CHE CI RUBANO OGNI GIORNO LE NOSTRE VITE

La sera del 12 novembre due volanti della polizia inseguono una macchina che si da alla fuga nella zona di Castelnuovo Vomano. Quando la macchina imbocca un vicolo cieco, tre degli occupanti si danno alla fuga nelle campagne, un quarto viene barbaramente ucciso dagli spari della polizia che lo raggiungono in pieno petto.

Nella giornata del 12 novembre, le testimonianze di tre ragazzi marocchini, svelano l’esistenza di ronde razziste che si aggirano nel territorio di Luco dei Marsi a caccia di immigrati, per pestarli a sangue. Le testimonianza raccontano di vere e proprie cacce all’uomo, di barbari pestaggi avvenuti contro gli immigrati e, in un caso, anche del pestaggio di un italiano che aveva l’unica colpa di essere amico dei marocchini. Le testimonianze dei ragazzi, che ancora riportano i segni del pestaggio, rivelano che tra i componenti della banda di picchiatori razzisti c’è un poliziotto in servizio al commissariato di Avezzano, figlio del sindaco di Luco dei Marsi.

Questi drammatici avvenimenti sono testimonianza dei tempi che corrono. Tempi bui, tempi di guerra tra poveri e caccia al diverso. Tempi di difficoltà economiche e di sopravvivenza all’ombra dell’ingrassamento dei ricchi. Tempi che ci dovrebbero far riflettere sull’assetto sociale, sulle sue disparità, sui suoi soprusi, sulle sue imposizioni. Tempi in cui l’ingiustizia la fa da padrone  e, come sempre, la fa il padrone. Tempi in cui la richiesta di giustizia inizia ad essere una priorità un po’ per tutti.

Ma di quale giustizia parliamo?

Chi ci governa sa bene che tale richiesta di giustizia può provocare problemi a questo ordinamento sociale che proprio sull’ingiustizia si fonda. Così si fanno avanti sirene ammaliatrici: da un lato la giustizia che diventa sinonimo di legalità, dall’altro la giustizia che diventa: giustiziare il capro espiatorio.

La giustizia che diventa sinonimo di legalità è quella farsa che pare attualmente in Italia stia raccogliendo consenso. È quella, tanto per capirci, che fa della fedina penale il proprio lasciapassare etico e, dei tribunali, i paladini delle nostre sorti. Ma giustizia e legalità non sono sinonimi, anzi. La giustizia dei tribunali, la legalità, nasce proprio come salvaguardia dell’ingiustizia di base: il mantenimento dei privilegi dei padroni. Quante volte un atto che ci pare giusto è illegale? Non erano forse illegali i partigiani sulle montagne? Non erano forse illegali i braccianti che occupavano le terre? Ed ancora, non sono forse illegali i valligiani che si battono in Val di Susa contro la Tav, le persone esasperate che si oppongono ad Equitalia, i ragazzi e le ragazze che contestano un presidio fascista e le persone che a Napoli il 12 novembre si sono scontrate con le forze dell’ordine per contestare il ministro Fornero?Per lo Stato tutto ciò è illegale, ma per noi, uomini e donne di buon cuore, tutto ciò e tanto altro, anche se illegale, è giusto.

La giustizia quindi è ben altra cosa di quella dei tribunali. La giustizia è quella che risiede nei nostri cuori e nelle nostre teste. E non ha niente a che fare con la bassezza etica e le barbarie della polizia e delle ronde  a caccia di poveracci. Questa finta giustizia, come quella dei tribunali, questa giustizia dei padroni, è lo sfogo che chi governa ci da per fare in modo che i nostri sentimenti insopprimibili siano deviati. Lo Stato, in poche parole, ci lancia il messaggio subliminale:

“Non riesci a fare la spesa? Non hai una casa? Sei senza lavoro a cinquant’anni? Sei senza futuro a venti? Non ti puoi muovere da casa perché non hai un euro? Non riesci a socializzare con nessuno perché tutti i rapporti sono fondati sulla merce? Hai un parente, un conoscente che sta male o ha qualche malattia degenerativa causata dall’ambiente insalubre dove viviamo?

Confida in un giudice equo, in un presentatore televisivo progressista, in un finanziere che multa l’evasore, in un tecnico che risana i conti pubblici, nello spettacolo del dibattito politico”.

E per chi non si accontenta:

“Vai a caccia di un poveraccio come te, scannatevi per un pugno di briciole, esulta quando un tribunale lo condanna o quando  uno sbirro lo ammazza, e la tua sete di giustizia verrà appagata”.

Ma la merda rimane la stessa, i poveracci sempre noi e sempre di più e, dal profondo del cuore, un impulso che ci dice che qualcosa non va. Non va perché il problema risiede nella natura stessa di questo ordinamento sociale. Il problema risiede negli artefici dello sfruttamento. Non va che a scannarci siamo tra di noi; non va che, per quanto ci diamo da fare, a mala pena sopravviviamo. Non va che le nostre vite le deleghiamo a politici e sindacati ed i nostri e desideri a sbirri e tribunali. Andrebbe invece che davvero la giustizia la facessimo tra di noi, discutendo, individuando i veri nemici, ed andandoci a prendere quello che ci hanno rubato. Non è difficile individuarli e non hanno bisogno delle tenebre per le loro ruberie. I veri nemici, i veri ladri e assassini, sono nei palazzi del potere, nei luoghi decisionali dell’economia e della politica. Sono nei territori dove viviamo, a capo di aziende e congreghe politiche. Sono nei meccanismi di riproduzione del sistema gerarchico ed autoritario che c’impongono. Sono le vere cause dell’ingiustizia che sentiamo in fondo al nostro cuore, per cui dobbiamo batterci, perché da perdere non abbiamo più nulla e da essere presi in giro e da essere sfruttati non abbiamo più voglia.

Alcuni nemici di quest’ordine sociale

Posted in antirazzismo, volantini e manifesti.

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