A proposito di politica, ci sarebbe qualche cosarellina da mangiare?
(Antonio La Trippa) dal film Gli onorevoli
A settembre un corteo sulle strade della bonifica del Tronto anima una calma e calda mattinata di una domenica di fine estate. Il motivo per cui un migliaio di residenti, e non solo, scende in strada è la paventata costruzione di una centrale a biomasse nei pressi della bonifica del Tronto, nel comune di Colonnella. Si verrà a sapere che, per tale disastrosa opera, il sindaco del comune abruzzese già si era accordato con la ditta costruttrice, all’insaputa del resto della popolazione. La scoperta di ciò ha suscitato un polverone tra gli abitanti, contrari sia alla centrale, sia alle modalità che il sindaco e tutta la giunta ha adottato per imporla. Si verrà a sapere, inoltre, che la centrale di Colonnella è “solo” una delle diverse centrali che dovrebbero sorgere lungo la vallata del Tronto, da entrambi i lati del fiume (quindi Abruzzo e Marche), fino ad arrivare sulla costa a Martinsicuro, in cui, anche qui, è in progetto una centrale. Le biomasse, di per sé, nascono come una di quelle fonti di produzioni di energia in sintonia con l’ambiente, dal momento che bruciano, o dovrebbero bruciare, scarti di produzione agricola e forestale (quindi biologica) ottenuti in un arco di chilometri ristretto rispetto al collocamento della centrale. Ciò per salvaguardare la sua vocazione biologica.
Ma come spesso giova interrogarsi su tutto, anche su tale tematica è interessante porsi degli interrogativi.
Partendo da un dato tecnico ad esempio, ad una struttura come quella di Colonnella che comprenderebbe 6 impianti a biomasse di 990 kw ciascuno, risulta difficile anche solo immaginare da dove verranno forniti i materiali da bruciare. Se si attenessero alle normative vorrebbe dire disboscare buona parte della vicina montagna! Evidentemente c’è qualcosa sotto! E ci riferiamo a quel che non si sa che verrà bruciato e, alla ben più probabile possibilità, che la centrale venga riconvertita in inceneritore. E lasciamo immaginare a chiunque gli effetti di simili scenari. Se poi allarghiamo il discorso anche alle altre centrali che vorrebbero costruire ecco che i dubbi aumentano, di pari passo come aumenta la preoccupazione per il proprio futuro e la propria salute.
Un’altra riflessione su cui soffermarsi è anche sul concetto di energia. Infatti, il discrimine, oltre che sul fatto che l’energia sia pulita o meno, sta a monte: sul suo utilizzo, sulla sua necessità. È risaputo infatti che gran parte del consumo di energia viene assorbito dalle fabbriche e da quei mostri illuminati che sono le città. Noi, nel nostro piccolo, ricalchiamo tali modelli di consumo; ma non può essere solo un cambiamento delle nostre abitudini individuali a determinare un cambiamento della situazione generale. Casomai il contrario.
Questa riflessione la mettiamo così, tra le righe, per iniziare a mettere in discussione non tanto la pulizia o meno dell’energia, quanto il modello di sviluppo che la sostiene e la fagocita. Iniziare ad avere uno sguardo più critico e radicale sugli aspetti che dominano le nostre esistenze, può darci senza dubbio delle difficoltà per quanto riguarda i metodi ed i termini con cui affrontare le questioni, ma, al tempo stesso, ci può permettere di arrivare al principio del problema e su di esso discutere e riflettere, senza dovergli passare per forza alla lontana.
Tali considerazioni venivano fuori dal corteo contro la centrale a Colonnella. A onor del vero, le motivazioni pregnanti riguardavano soprattutto l’aspetto per così dire tecnico della faccenda e le sue ricadute sull’aspetto economico (svalutazione della zona e delle sue produzioni agricole) e sui rischi legati alla salute degli abitanti della zona. L’aspetto, per così dire teorico della questione – quello, tanto per capirci, che abbiamo sollevato poco fa con una banale riflessione – non è entrato a far parte dei discorsi dei presenti. Ciò non vuol dire che non debba essere sviluppato, pur con tutte le sue incognite e difficoltà dovute alla mancanza di riscontri pratici evidenti.
Anzi. Può essere il collante che può legare le varie mobilitazioni e lotte che ci sono nei territori contro le nocività. Può essere altresì una chiave di lettura in una situazione, per alcuni aspetti come questa, in cui il discrimine energia pulita o no gioca a sfavore di chi si oppone all’opera. In alcuni casi infatti, per come viene posta da un punto di vista teorico e propagandistico da parte della ditta appaltatrice e dai suoi sostenitori, una centrale può venir mostrata come produttrice di energia pulita. Ed in questo caso? Bene, allargare il discorso ad un aspetto teorico più ampio è radicale può essere una possibilità anche per uscire da questo impasse.
Ad ogni modo il corteo ha percorso per circa tre chilometri la statale del tronto, bloccandone una corsia ed ingolfando il traffico, e si è concluso nei pressi di un complesso industriale abbandonato, luogo in cui dovrebbe sorgere la centrale. Qui sono avvenuti i comizi, o per meglio dire: il comizio. Infatti il figlio prodigo di Colonnella, l’ex sindaco, accasato dal 2009 nella camera dei deputati a Roma al posto di Costantini, che nonostante la sconfitta alle regionali contro Chiodi ha scelto di rimanere alla regione, l’onorevole Augusto di Stanislao, ha fatto il suo discorso alla folla. Un discorso che bene o male suonava così:
“Chi parla di voti inutìli, inutili è totalitario e in malafede, i voti inutili possono essere utili se servono ad eleggere qualcuno; questo qualcuno di cui vi parlo, sono io, concittadini di Roccasecca.
Io, umile figlio di questa nobile Rocca, Secca per modo di dire, Antonio La Trippa.
Vota Antonio La Trippa. Vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio, vota Antonio!
Italiani!”
Tra gli applausi, neanche troppi per la verità, poi il buon Augusto ha rassicurato tutti che ci avrebbe pensato lui, che i suoi ex concittadini potevano stare tranquilli. Ha infatti continuato:
“Italiani, dormite pure, borghesi pantofolai, tanto qui c’è l’insonne che vi salva; mentre voi dormite, La Trippa lavora. Vota Antonio, vota Antonio! ”.
Qui gli applausi erano ancor di meno. Ad ogni modo il corteo è finito mestamente in questo modo: con un parlamentare dell’idv, ex udeur, ex ds, censurato nel ‘99 da sindaco per comportamento antisindacale, a fare da oratore. E da oratore in Abruzzo, mica nel bordello romano. E in Abruzzo le cose cambiano … D’altronde lo sa bene anche il Tonino vero, quello molisano, quello dei valori, che parlare in un certo modo può attirare simpatie tra i poveracci. E Augusto che fa? In strada, tra la gente, rispolvera qualche parola in dialetto e qualche parolaccia, convinto di raccogliere consenso. E forse gli riesce. Ma tra le persone trapela anche qualche ghigno di scherno e qualche espressione di disgusto. Non molti, è la verità. Ma un’altra verità è che gli abitanti dal primo momento che hanno saputo della possibile costruzione della centrale si sono riuniti in assemblea; dove capitava, dove vi era possibilità. Non sono stati certi loro a chiedere che i politici intervenissero, forse l’avrà fatto qualche buontempone che ha fiutato l’affare. O, molto più semplicemente, i politici, da volponi, l’affare l’hanno fiutato da soli e si sono presentati. Gli abitanti ad iniziative pubbliche hanno chiesto tutt’al più l’intervento di qualche tecnico che spiegasse loro cosa fosse quel mostro di centrale. E, a dirla tutta, neanche dei tecnici ci si puo’ troppo fidare …
Sta di fatto comunque che dopo il corteo le assemblee sono continuate, barcamenandosi tra i vari stalli burocratici tra ricorsi e contro ricorsi, avvocati e tar.
E Augusto?
A Roma, a parlare italiano.
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