Ha fatto abbastanza clamore la notizia che il governatore della regione Abruzzo, Gianni Chiodi, sia da una ventina di giorni sotto scorta. Al clamore iniziale hanno fatto seguito alcune ipotesi, riguardo le cause dell’assegnazione della scorta al presidente della regione. Così si è venuti a sapere che il provvedimento è partito dalla procura di Torino per, dicono, delle intercettazioni in cui trapelavano minacce – mai ricevute – contro Chiodi. In cima alla lista delle ipotesi riguardo le cause, un giornalaccio locale, su suggerimento di altri suoi degni colleghi, mette la minaccia rappresentata dall’ala anarchica del movimento No Tav.
Ora, a noi, non interessa sapere se questo sia vero o no. Questo è compito di sbirri, magistrati e giornalisti, che, in fin dei conti, son tutti della stessa famiglia. Alla fin fine, il sentimento popolare che si esprimeva con un: “se gli hanno fatto quello, qualcosa doveva pur aver fatto!”, quando ad esempio veniva azzoppato un padrone negli anni ’70, rimane una massima pur sempre valida. Ma non è tanto questo il discorso. O, perlomeno, non è solo questo il discorso. Infatti, vien da chiedersi, ma di chi dovrebbe aver paura il governatore Chiodi?
Beh, la lista sarebbe lunga, se prendiamo in considerazione quel che sono le sue responsabilità. Da dove possiamo partire? Partiamo, ad esempio, dalla svendita che il presidente ha tentato in tutti i modi di fare del territorio abruzzese alle lobby del petrolio. Dagli inganni che ha perpetuato per perorare questa devastazione ambientale e questa speculazione, buona per lui ed i suoi compari. Parliamo di come ha ridotto la sanità abruzzese, di come, col “diktat” di far riequilibrare i conti, si siano incentivate le cliniche private e chiusi reparti e presidi ospedalieri su tutto il territorio regionale. Di come non si sia ancora legiferato riguardo i rimborsi delle terapie – salvavita. Che, se sei un poveraccio, ti puoi morire, perché non hai i soldi per comprarti quelle terapie. O, se hai un problema devi aspettare un anno per una misera visita. Parliamo delle menzogne, degli inganni, delle false promesse riguardo la ricostruzione de L’Aquila del dopo terremoto. Parliamo di quell’atteggiamento arrogante e spocchioso con cui si affronta un anziano che va a chiedere venia del suo operato. Parliamo della precarietà e dei continui ricatti subiti nei contesti lavorativi, di cui anche il governo regionale ha delle resposabilità. Ad esempio l’affermazione della contrapposizione, occupazione o salvaguardia del territorio, non è questa una minaccia? Senza menzionare i già citati pozzi petroliferi ed il Centro oli, possiamo parlare delle enormi pale eoliche nei luoghi più caratteristici della nostra regione, di distese di pannelli solari che coprono vasti terreni coltivabili, di centrali a biomasse, di reti elettriche ad alte tensione. E poi ancora, di centrali turbogas, di centrali a biomasse, di selve di centri commerciali, di cementificazione selvaggia e di costruzione di assurdi e distruttivi impianti in luoghi incontaminati come il progetto dell’autodromo del Gran Sasso. Parliamo del furto che hanno dovuto subire chi coltivava terreni, presi per queste opere distruttive, sotto la voce di espropri. Parliamo dell’abbandono dell’aree interne della nostra regione, della perdita del saper fare, di quelle arti e di quei mestieri che contraddistinguevano l’individuo che è in relazione partecipe col proprio territorio. Parliamo delle nuove schiavitù, nelle vaste piane agricole del Fucino. Parliamo della tracotanza con cui i porci politici regionali si sono auto-aumentati di numero. Parliamo di quella politica gestita col malcostume, coi sotterfugi, con gli eventi spettacolarizzati. Parliamo dello schifo. Parliamo della gestione della vita di tutti noi, come semplici numeri da gestire a piacimento dei governati. Ma cos’altro aspettarsi da uno che, ancor prima di entrare in politica, già faceva il commercialista ai padroni ed ai papponi cittadini e non solo?
Parliamo quindi di alcuni fatti, che nella realtà sono molti di più, perché purtroppo sono molte di più le ingiustizie e le angherie di cui il governo regionale si è reso responsabile. Forse ai più, questi soprusi, sono sconosciuti, ma di certo non sono sconosciuti a chi li ha subiti o continua a subirli.
Per questo, vien da chiedersi, ma di chi dovrebbe aver paura il governatore Gianni Chiodi,e, aggiungiamo, con lui tutti i suoi compari?
Ed allora ci rendiamo conto, che sono un bel po’ le persone di cui devono avere paura.
Ed allora ci rendiamo conto, che siamo un bel po’ a dovergli far paura.
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