5 giugno. Sono 21 i tratti di costa abruzzese in cui la qualità dell’acqua è classificata come “scarsa” e in 16 di questi c’è il divieto di balneazione. Uno dei dati più preoccupanti, emerso negli ultimi giorni, è la presenza di salmonella nel fiume Trigno. Nei giorni scorsi l’Arta ha completato le analisi di laboratorio sui campioni di acque marine prelevati a maggio. Per quanto riguarda le acque balneabili, le stazioni di campionamento interdette alla balneazione perché interessate nel primo prelievo del mese scorso da superamenti dei limiti di legge, sono tornate balneabili. Fa eccezione, però, l’area 300 metri a nord della foce del fiume Saline, nel comune di Città Sant’Angelo. Sul fronte delle acque non balneabili elencate nell’ordinanza della Regione del 31 marzo restano i divieti in tutti i siti indicati. Si tratta di quei punti attualmente interdetti alla balneazione per motivi igienico-sanitari, quasi tutti nei pressi delle foci di fiumi, fossi e torrenti, dal Pescara al Vomano, dal Sangro al Foro, dal Vibrata al fosso della Paurosa. Sta di fatto, però, che rispetto allo scorso anno la situazione è peggiorata. Le acque classificate come eccellenti nel 2013 erano il 68% del totale, cioè il 18% in più di quest’anno. Per contro sono aumentati i tratti di mare la cui qualità è classificata come “scarsa”, passando dal 14% del 2013 al 19% di quest’anno. I tratti classificati con qualità “buona” sono il 25% (9,5% nel 2013) e quelli con qualità “sufficiente” sono il 10 per cento (8,5% nel 2013). E di chi sarà la colpa?
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