Sabato 30 agosto alle ore 18.00 ci sarà un presidio fuori dal carcere di Asti dove da qualche tempo sono rinchiusi anche Michele e Andrea, arrestati lo scorso 3 giugno. Nell’invitarvi a questa iniziativa, così da essere in un buon numero a tentar di scalfire, almeno per qualche ora, l’isolamento cui i detenuti sono condannati, vorremmo condividere con voi alcune notizie che ci arrivano dal carcere astigiano.
È uscito da pochi giorni un giornale fatto da alcuni detenuti rinchiusi in quel di Quarto Inferiore 266, in cui sono raccolte riflessioni su alcuni aspetti della vita carcerata, comuni un po’ a tutte le prigioni sparse per l’Italia, e episodi verificatisi invece di là dalle mura del penitenziario astigiano, come quelli che riportiamo di seguito.
«La sera del 20 Agosto nella sezione B2 manca la luce. Nulla di insolito, senonché un detenuto che versa in precarie condizioni di salute viene colto da un malore. Il secondino di turno non si trova al suo posto, ma ha lasciato la sezione vuota per andare a far quattro chiacchiere con i colleghi. Senza elettricità non funziona neppure il campanello che consente di richiamare l’attenzione delle guardie da dentro le celle, quindi non resta altra soluzione che battere con forza sulle sbarre e gridare per chiedere soccorso. Dopo un quarto d’ora abbondante il secondino si presenta, intimando stizzito di fare silenzio e percorrendo il corridoio con ostentata flemma.
«Si muova! C’è un ragazzo che sta male!» gli dicono in molti, a cui lui risponde con disinvoltura «Calma, non c’è nessuna fretta…». Nonostante si trovi in evidente difetto, questo elemento non trova di meglio da fare che esibire carta e penna, minacciando un rapporto disciplinare a tutta la sezione per il trambusto fatto… tutto questo ancor prima di avvertire gli infermieri perché assistano il malato. Un detenuto prova a spiegargli la situazione e le circostanze d’emergenza che hanno reso inevitabile fare una battitura, ma è inutile. Il detenuto in questione non è uno abituato ad obbedire tacendo, perciò quando si sente perfino zittire con prepotenza reagisce e colma la guardia d’insulti.
Come risultato ottiene che il rapporto collettivo diventi solo per lui. Si è trovato un capro espiatorio su cui sfogare la frustrazione. Nel carcere di Asti i rapporti alla sezione vengono agitati continuamente, per ricattare i detenuti ogni volta che c’è una grana di cui non si trova il responsabile. Un po’ sono una ripicca e un po’ un incentivo a fare la spia. Ne abbiamo le tasche piene, tanto più laddove l’irresponsabile negligenza di chi ci controlla avrebbe potuto causare gravi conseguenze per uno di noi».
«Quando ad un detenuto di questa prigione arriva un vaglia passano almeno due settimane prima che possa spendere i soldi ricevuti. Bisogna infatti attendere che l’agente responsabile si rechi all’ufficio postale, prelevi la somma e poi la depositi sul conto corrente.
Accade quindi molto spesso che un detenuto non possa neppure comprarsi le sigarette benché disponga del denaro necessario. Lunedì, giorno della settimana in cui vengono appunto consegnati tabacco e sigarette, un ragazzo marocchino appena arrivato nella sezione B2 si è trovato proprio in questa situazione. Dopo aver ricevuto dalle guardie solo risposte sbrigative e provocazioni, lui si rifiuta di entrare in cella per protesta. I secondini cercano di intimidirlo fino a che il clima non si esaspera, portandolo ad afferrare qualche lametta da barba e minacciare di ingoiarla in mezzo al corridoio. Soltanto dopo alcune ore, quando tutti gli altri detenuti sono ormai chiusi nelle celle, una “squadretta” irrompe in sezione. Ma basta tendere leggermente uno specchio oltre le sbarre per osservare riflessa la scena di cinque uomini in divisa che atterrano il ragazzo, gli levano le lamette di mano e lo colpiscono ripetutamente per poi trascinarlo in isolamento. Chi prova ad intervenire, anche soltanto per chiedere cosa stia succedendo, viene bruscamente zittito. Nelle mattine dei giorni successivi tutti lo sentono urlare in cerca d’aiuto, ma presto viene trasferito in un altro carcere. D’altronde ci è capitato di sentire il consiglio professionale rivolto, all’ora del cambio turno, da un secondino navigato al giovane collega: «Trattali pure come bestie perché questo sono…». Anche se oggi le guardie si fanno chiamare “assistenti”, i costumi del mestiere uniscono le generazioni».
Ci vediamo
Sabato 30 agosto alle ore 18.00
fuori dal carcere di Asti
in Strada Quarto Inferiore 266
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