Per il 12 dicembre due sindacati confederali (cgil e uil) avevano indetto lo sciopero contro le politiche del governo Renzi sul modo del lavoro e, nello specifico, contro il jobs act. È inutile sottolineare il basso valore di uno sciopero indetto contro una legge, in pratica, già approvata. Ma, forse, è meno inutile sottolineare quante persone, anche in queste situazioni, esprimano il proprio disappunto nei confronti della struttura di dominio che li soffoca. Sta di fatto che in Abruzzo i sindacati avevano indetto il proprio corteo a Pescara, mentre, per lo stesso giorno a Giulianova, gli studenti, partendo dalle problematiche connesse alla buona scuola fino ad arrivare al jobs act e in solidarietà con i No Tav, avevano indetto un proprio corteo. Cosicché, a fianco del corteo studentesco di Giulianova, viene indetto uno spezzone autorganizzato, che solidarizza con i compagni No Tav contro cui il 17 dicembre verrà emessa la sentenza di primo grado, e ricorda che ieri come oggi Terrorista è lo Stato. Infatti il corteo è proprio il 12 dicembre, anniversario della strage di piazza Fontana.
Già i giorni prima del corteo, fuori le scuole di Giulianova, vengono appesi e attaccati sui muri degli striscioni, e compaiono anche delle scritte contro il jobs act ed in solidarietà con i No Tav.
La notte prima del corteo, inoltre, vengono chiuse con colla nelle serrature le agenzie interinali cittadine, con chiari riferimenti alle responsabilità che esse hanno per quanto riguarda i problemi che viviamo noi tutti. Infatti, si viene a sapere che alle agenzie interinali vengono lasciati fogli dove vi era scritto: AGENZIE DI SFRUTTAMENTO, SIETE ANCHE VOI I RESPONSABILI DELLE NOSTRE MISERIE, SIETE ANCHE VOI CHE SPECULATE SULLA NOSTRA PRECARIETA’. Alla manpower, inoltre, vi era anche scritto NO EXPO.
Si arriva così al corteo, gli studenti sono qualche centinaia, ben compatti e con cori combattivi. Durante il percorso ricordano anche Stefano Cucchi ed insultano ripetutamente le istituzioni locali, il che non fa mai male. Vengono lasciati, ed alcuni anche attaccati, manifestini contro le politiche del governo, e contro una banca vengono tirate della uova. Si passa per la strada statale adriatica, davanti la stazione e per il corso cittadino. Si arriva all’imbocco del porto dove ci sono gli interventi dei ragazzi, alcuni carichi di rabbia e con le idee che sembrano chiarire ed indicare chi sono i responsabili delle situazioni che viviamo.
Dal canto nostro, seguiamo il corteo studentesco, con un piccolo spezzone aperto dalla striscione : CONTRO POLITICI, PADRONI E CAPITALE, AZIONE DIRETTA, AUTOGESTIONE SOCIALE. Distribuiamo centinaia di volantini sul perché siamo anche noi lì in quella giornata. Con lo sventolio di bandiere No Tav, di bandiere antifasciste e anticapitaliste, passiamo davanti la stazione. Ci fermiamo, vengono accese una decina di torce e fumogeni e si abbozza un discorso su quella giornata. Il discorso rimarrà abbozzato, per la verità, per la caciara che gli studenti fanno in quel momento. Si prosegue quindi, si passa per il corso cittadino, anche qui bandiere, fumogeni e qualche coro. Arriviamo alla piazza, sentiamo gli interventi, alcuni dei quali veramente belli.
A quel punto decidiamo di fare il corteo a ritroso. Qualche studente all’inizio si accoda, poi forse il timore sbirresco ha il sopravvento, e quasi tutti in breve tempo si dileguano. Ripercorriamo in corteo il corso cittadino urlando i nomi dei nostri compagni incarcerati ed intonando cori per loro. Riattraversiamo il sottopasso della ferrovia e ci ritroviamo sulla strada statale adriatica. Uno sguardo e ci mettiamo in mezzo la strada e ci muoviamo in corteo: con lo striscione, le bandiere ed i cori. Siamo una ventina. Le auto si fermano. Arriviamo quasi alla stazione, ma poco prima arrivano anche i carabinieri che ci dicono, ovviamente, che quello non lo potevamo fare, che non era autorizzato. Deviamo per le vie laterali, gli sbirri non ci perdono d’occhio, e torniamo, passando per la scalinata pedonale, al paese alto, al punto di partenza del corteo.
Ci si saluta, la sera ci si ritrova, chi più chi meno, alla Casa del Popolo, a parlare della giornata odierna, a ricordare piazza Fontana ed il compagno Pinelli, a vedere filmati dell’epoca in cui parlavano i compagni di allora, a ribadire che ieri come oggi Terrorista è lo Stato.
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