Il pomeriggio di Natale dei solidali vanno fuori il carcere di Teramo, come avviene ormai da anni, in questi giorni.
E proprio in questi giorni, non per chissà quale ricorrenza liturgica, ma semplicemente perché sono i periodi dell’anno in cui, di solito, la reclusione per i detenuti si “sente” di più. Maggiore è il senso di separazione con l’esterno e la sofferenza per la detenzione.
La solidarietà, così come le lotte, è soprattutto un questione di costanza. Di starci.
Non una volta o due, quando se ne ha voglia… ma il più volte possibili, conseguenzialmente alle necessità ed ai progetti di lotta.
Cosicché, la costanza della solidarietà ai detenuti nel carcere teramano, negli anni ha fatto in modo che i solidali all’esterno venissero “riconosciuti” dai detenuti. Riconosciuti nel senso del perché i solidali stessero lì ogni volta e per quale motivo.
Anche il giorno di Natale di quest’anno.
Nonostante i molti fogli di via dati ai compagni nell’ultimo periodo, molti dei quali proprio per i presidi solidali fuori il carcere di Teramo.
Per la Repressione di carcere non si deve parlare e la Solidarietà non deve esserci.
Ma si sbagliano! Anche Stavolta…
Infatti nel pomeriggio di Natale, come detto, dei solidali vanno fuori il carcere teramano. Iniziano saluti reciproci ed auguri con i detenuti. Parte subito una battitura, interrotta solamente durante i discorsi che vengono fatti. Da fuori si dice che alcune carceri sono state in mobilitazione, si racconta quel che è successo nel carcere di Trento qualche giorno prima dove, alla morte di un detenuto, è seguita una rivolta.
Dal carcere teramano rinizia la battitura. Da fuori partono i fuochi di artificio.
Ci si fanno repricoci auspici a tenere duro, sia dentro che fuori, chi porta avanti le lotte. Si dice, da fuori, che si deve andar via, prima che arrivano le guardie. I detenuti lo sanno, anche perchè diverse volte hanno assistito agli sbirri che fermavano e poi portavano in questura i compagni. E, durante i fermi, dal carcere alte si alzavano le grida contro le guardie.
Ci si lascia con grida reciproche di libertà e, da dentro, grida di “Grazie fratelli!”
Ed i solidali riescono ad andar via, senza che nessuno venga fermato, tra il rumore di lamiera della battitura del carcere teramano nel giorno di Natale.
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