13 dicembre. Prevista entro poche settimane l’attivazione della centrale a biomassa di Controguerra. L’impianto da un megawatt alimentato ad olio di semi e collocato nello stabilimento dell’ex Metalstampa, ha ottenuto tutti i pareri favorevoli delle autorità competenti in base alle predisposizioni di legge e si appresta ad essere una delle prime centrali operative tra quelle in progetto lungo la bonifica del Tronto. Un iter che si è snodato nell’arco di diversi mesi e che, a detta del sindaco Mauro Scarpantonio, si è dibattuto a lungo nelle conferenze dei servizi con i vari enti coinvolti (Provincia di Teramo, Arta, Asl, ecc). Il Comune da parte sua ha rilasciato il parere urbanistico favorevole all’impianto, ma il sindaco Scarpantonio prova a smarcarsi: “Abbiamo agito secondo le predisposizioni di legge, non potevamo fare altrimenti. Sulla base delle attuali leggi regionali e nazionali – aggiunge – i Comuni non hanno molto margine per muoversi e perciò, per una maggiore autonomia decisionale delle amministrazioni locali sulle biomasse, sarebbe necessario andare a modificare proprio quelle leggi a cui attualmente dobbiamo attenerci”. In poche parole cerca di pararsi il culo. E per un sindaco che lo scorso mese di settembre aveva sfilato con amministratori e politici nel corteo contro le centrali a biomasse organizzato a Colonnella dai comitati cittadini, ritrovarsi con un impianto realizzato sul proprio territorio comunale ha il sapore amaro della beffa e forse anche di una intrinseca contraddizione. Scarpantonio paragona la realtà di Controguerra a quella di altri Comuni che hanno avuto una situazione simile, come Cepagatti e Vasto, dove sono sorti impianti a biomasse nonostante il parere negativo delle amministrazioni comunali. “Abbiamo però cercato – cerca di giustificarsi – e ritengo ci siamo riusciti, di rendere la centrale il meno impattante possibile, con una serie di accorgimenti e modifiche che non erano previste nel progetto iniziale”. Cazzate! Tra queste cazzate le richieste dell’amministrazione Comunale accolte dalla società, l’utilizzo di un diverso tipo di marmitte per i motori, rispetto a quelle previste nel progetto, e l’applicazione di un biofiltro alla canna fumaria, con il convogliamento dei fumi sottoterra per un sistema di filtraggio che utilizza una serie di piante come l’erica. “Con questo sistema non ci saranno fumi all’esterno” assicura Scarpantonio. “Abbiamo modificato il progetto iniziale attraverso una discussione forte in conferenza dei servizi e tutte le nostre richieste sono state accolte per un impianto meno inquinante e impattante”. La centrale, del Gruppo Molinari di Macerata, produrrà energia elettrica dalla combustione di olio di semi, proveniente da un impianto di spremitura di Fermo. A Controguerra non è la prima centrale a biomasse realizzata, in quanto era già presente dal 2010 sul territorio l’impianto a olio da un megawatt della Socabi (attualmente non più attivo). Che dire, un’ennesima dimostrazione di come non ci si possa mai fidare delle istituzioni, sia per la loro malafede, sia per il loro ruolo.
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