In questi giorni si stanno notificando diversi fogli di via dal comune di Teramo a diversi compagni, accusati di aver partecipato al presidio solidale fuori il carcere Teramo a ferragosto. Notifiche che le varie stazioni di Carabinieri stan facendo non solo in Abruzzo.
Di quel presidio, vanno ricordate le assurde disposizioni che la questura teramana voleva imporre, quasi a voler recidere, a rendere impossibile la solidarietà tra detenuti e solidali; quasi a voler togliere il senso a quella giornata. A questo link trovate un racconto di quella giornata. Le disposizioni della questura, non rispettate, e su cui verte principalmente l’accusa del foglio di via, sta nel fatto che “non si sia rispettato” il luogo (un piazzale asettico dove nessun detenuto avrebbe potuto sentire o vedere dei solidali) e ci si sia messi in un terreno agricolo da cui si è riusciti a portare avanti una grande comunicazione e solidarietà coi carcerati.
Nei fogli di via, inoltre, si specifica l’urgenza attraverso cui essi devono essere notificati. Quasi a dire, da parte della Questura teramana, che nel territorio vi sono tutta una serie di vertenze e terreni potenzialmente conflittuali (basti pensare alle problematiche connesse alle case, ai picchettaggi alle fabbriche, alle devastazioni ambientali, all’antifascismo), e un determinato numero di persone non ne devono far parte. In poche parole, nei fogli di via, si evince una certa urgenza da parte degli amministratori del potere, non tanto nei confronti dei destinatari per il presidio di ferragosto al carcere, ma per quello che sono e per quello che potrebbero fare… e, in sti tempi bui… basta qualche scintilla per accendere lampi di rivolta.
Ora, a termine di queste poche righe, un paio di banali riflessioni, ma sempre utili. La prima riguarda una verità lapalissiana. Qualcuno avrà pur pensato. “Quel presidio poteva essere una trappola, dal momento che era stato autorizzato in altro luogo ed è stato fatto altrove”… Vero! È verissimo che quando non si rispetta un dettame del potere si corre il rischio di incorrere nella morsa della repressione… ma è altrettanto vero che, se si fossero sempre rispettati i dettami del potere, non vi sarebbe stato mai alcun miglioramento sociale. Non è adesso compito di queste poche righe entrare nel merito di queste riflessioni, anche perché poi ognuno fa i conti con se stesso, con quel che fa e con quanto vuole mettersi in gioco. Però gli spazi di agibilità, anche piccoli, anche in provincia son stati conquistati solo grazie a tante, piccole rotture nelle lotte quotidiane.
Ciò detto, un’ultima considerazione: gli strumenti per opporsi a questi atti repressivi (a maggior ragione quelli amministrativi), possono essere diversi. E sta all’intelligenza e la solidarietà di tutti e tutte ragionarci e trovarne scappatoie varie. Se riuscissimo a creare una rete solidaristica e che permettesse ai compagni ed alle compagne che hanno a che fare con le pastoie repressive di avere un po’ “le spalle coperte” (perlomeno per le piccole cose), le piccole rotture che ogni giorno portiamo avanti in questa miserabile società, diverrebbero enormi varchi attraverso cui far fiorire e rifiorire il germe della rivolta.
BREVI LOCALI
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