La questione della (ormai paventata, perché sembra rientrata, ma staremo a vedere…) chiusura del traforo del Gran Sasso, è tutta una lotta intestina ai vari poteri, che usano le problematiche e le necessità di migliaia di persone, per entrare in combutta tra di loro.
Strada dei parchi, Ruzzo Reti, Laboratori di fisica nucleare, Magistratura, Politica Statale.
Questi i soggetti, principalmente, di cui si sta parlando.
Strada dei Parchi aveva annunciato la chiusura della galleria paventando un rischio di “reiterazione del reato” per quel che ha causato e causa al bacino idrografico. In tal modo però, ricattando gli altri Poteri, sapendo che tale decisione avrebbe avuto ricadute sul tessuto sociale e ciò sarebbe stato usato come arma di negoziazione. Come, d’altra parte, sta avvenendo in queste ore.
La decisione di Strada del Parchi, ovviamente, non avrebbe in alcun modo influito o risolto sugli annosi problemi che il traforo del Gran Sasso provoca.
Ma sarebbe stato solo un immenso problema per le migliaia di persone che ogni giorno all’alba vanno nell’aquilano a lavorare, e viceversa. E per chiunque avrebbe dovuto attraversare la dorsale appenninica.
Una vera e propria speculazione politica quella che Strada dei Parchi voleva e vuole mettere in campo, quindi.
Però, a tal proposito, tocca fare anche un’autocritica. Non proprio “auto”, ma più in generale.
Su un modo di impostare la “lotta” di cui abbiamo parlato in varie occasioni. Anche ad esempio in relazione al corteo di Teramo sul tema.
Per anni, fino ad oggi, in molti hanno affidato la lotta contro le nocività che creavano il sistema integrato Laboratori-autostrada, al potere giudiziario. Ricorsi, denunce, esposti e via discorrendo…
E la Magistratura, in alcuni casi, ha fatto e fa il suo corso.
Come ha fatto in passato con il sequestro, temporaneo, di parte dei Laboratori e come potrebbe fare, perché no?, con l’autostrada…
E qui sorge il problema: perché il nostro vivere quotidiano è totalmente immerso di alcune necessità (come ad esempio in questo caso la fruibilità di quella autostrada), che farne a meno sarebbe un problema, grande.
Ma questo avviene anche, e soprattutto, laddove le nostre istanze, le nostre lotte, i nostri bisogni, vengono delegati a strutture, poteri altri.
Cosa può saperne, ad esempio, la Magistratura di quelli che sono i nostri veri bisogni?
Di come una situazione può darci o toglierci qualcosa?
Di come una decisione può interferire positivamente o negativamente sulle nostre vite?
Di quali sono i passi che una lotta, reale, compirebbe di volta in volta contro gli oppressori ed i devastatori?
A tali domande, solo chi vive i territori e ne conosce le problematiche può dare delle risposte.
Non chi vorrebbe o potrebbe farlo per noi.
Non chi fa speculazioni (come avvenuto in questo caso) per i propri interessi, sulla pelle di tutti noi.
Perché quando i ricchi ed i potenti si fanno la guerra (come in questo caso per quanto riguarda la chiusura del traforo) sono sempre i poveri a rimetterci….
E se invece, la guerra poi adesso cominciamo a farla noi?
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