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Prigionieri No Tav: presidi solidali

notavTra sabato e domenica compagne e compagni hanno raggiunto le mura delle carceri di Roma Rebibbia, Alessandria san Michele e Ferrara, per portare la loro solidariertà ai 4 compagni arrestati lo scorso 9 dicembre con l’accusa di terrorismo per un attacco al cantiere in Clarea, Val Susa .  Da giovedì scorso sono infatti stati trasferiti dal carcere delle vallette di torino a carceri con sezioni AS2 (Alta Sorveglianza), in virtù dell’accusa di terrorismo (art.280bis); nel frattempo sono state dichiarate chiuse le indagini e fissata l’udienza preliminare per il 18 maggio (una domenica!).      Per quanto riguarda i colloqui bloccati, è notizia di oggi che sono stati autorizzati esclusivamente i colloqui con i familiari. Persiste dunque il tentativo di tenere isolati/separati i compagn* dalle lotte di cui erano quotidianamente protagonisti; tentativo reso vano dal prolificare in tutti i territori di iniziative di lotta e di solidarietà.

Tutto questo ce lo raccontano i contributi relativi alle iniziative solidali degli ultimi giorni

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Gli scarponi ingrassati

«Carcere delle Vallette, 20 gennaio 2014

 

Ciao a tutti,
dal 9 dicembre sono rinchiuso qua al blocco D delle Vallette insieme a Niccolò e Mattia mentre Chiara sta al blocco F, privati dei nostri affetti come delle lotte che portavamo avanti fuori, delle nostre montagne come dei nostri quartieri.
I giudici in ossequio alla volontà della procura ci hanno appioppato l’appellativo di “terroristi”, così il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) ci ha classificato AS2. L’Alta Sicurezza è un’infamità dentro quell’infamità che è già il carcere, poiché ti impedisce di avere alcun contatto con i prigionieri “comuni”, oltre ad altre limitazioni che vanno dai colloqui ridotti, alla porta blindata della cella sempre chiusa o all’impossibilità di accedere alle attività alternative (biblioteca e palestra). Molto fastidiosa ci risulta la censura, tutta la nostra corrispondenza in entrata e uscita è letta da un secondino che poi ne spedisce copia al giudice, questo fa sì che le nostre lettere abbiano un ritardo di almeno 20 giorni da quando sono state spedite. Le guardie giustificano tale ritardo lamentandosi della mancanza di personale per far fronte alla mole di posta che riceviamo, invece uomini per sorvegliarci ne hanno parecchi. Sia chiaro, ho voluto tratteggiare qual è la nostra condizione non perché ci sentiamo più perseguitati di altri prigionieri, penso sia però utile che chi non è avvezzo alle angherie della galera conosca cosa sia l’Alta Sicurezza. Il carcere comunque in ogni sua forma resterà sempre una merda.
Continued…

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Se potessi scegliere…

da Macerie

Qui sotto vi proponiamo una bella lettera di Chiara, che ci è appena arrivata da dentro. Ne approfittiamo pure per comunicarvi una novità importante: le indagini contro i quattro arrestati il 9 dicembre  sono state chiuse e il processo si aprirà il 18 maggio prossimo, con il rito del giudizio immediato, davanti alla Corte d’Assise di Torino.

«Carcere delle Vallette, 20 gennaio 2014

Se potessi scegliere mi troverei proprio dove sono.
Tra i sentieri della Valle, per le vie di Torino, con i miei compagni o specchiandomi negli occhi di donne e uomini sconosciuti, imparando ad ascoltare, scegliendo di aspettare, correndo più veloce.
Mi troverei dove si scopre il sapore dolce e intenso della lotta, qualcuno ti stringe la mano che trema e si getta il cuore oltre l’ostacolo. Lì dove il caldo, continuo e tenace abbraccio della solidarietà non permette a chi è isolato di sentirsi solo, libera la passione di chi è prigioniero e riempie la stanza di presenze amiche.
Mi sono chiesta qualche volta perché non accontentarmi del privilegio di cittadinanza, avere quasi di sicuro una casa, qualche figlio, qualche modo di mettere la pagnotta a tavola. Ma quando scopri che la libertà e l’umanità sono un’altra cosa, quando ti accorgi che gli unici motori della politica e dei gruppi di potere sono il privilegio e il saccheggio, è troppo tardi per tornare indietro. Sei entrato in un altro mondo, che è dove sono io adesso. Continued…

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Un altro foglio di via

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Durante la notte un compagno viene fermato a Teramo mentre attacchina manifesti in solidarietà agli ultimi arresti No Tav, e manifesti che pubblicizzano la cena di venerdì alla Casa del Popolo. Dopo quasi sei ore in questura il compagno viene rilasciato, sequestrati manifesti e colla, una multa di 400 e rotti euri e, soprattutto, l’ennesimo foglio di via. Infatti per il compagno questo è il terzo foglio di via (della durata di tre anni) consecutivo dal comune di Teramo che subisce. Il conto é presto fatto, e forse il conto se l’era fatto anche la questura cittadina che non aspettava altro che una minima inezia, per appioppare al compagno l’ennesima misura repressiva. Ma si sa, i conti non ridanno sempre, ed anche stavolta, ne siamo certi, se pensavano di addomesticarci, ci troveranno solo più determinati!

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Cena solidale

Venerdì 31 gennaio alla Casa del Popolo di Giulianova, in corso Garibaldi 117, dalle 20:00 ci sarà una cena solidale con gli arrestati No Tav, accusati di terrorismo. Per chiunque voglia dare un contributo in tal modo alla lotta ed una mano ai compagni incarcerati, basta venire venerdì alla Casa del Popolo.fascetta cena solidale

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Lettera dal Coordinamento Detenuti

La mobilitazione all’interno delle carceri, proclamata dal “coordinamento dei detenuti” nel mese di settembre 2013 ha visto di migliaia di detenuti partecipare ad una lotta come da anni non si vedeva.Nonostante le difficoltà riscontrate nel coinvolgere tutti i penitenziari, i tanti aspetti positivi della stessa ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta ed è unanime la convinzione che la protesta sia la sola ed unica risposta contro un sistema inaccettabile; sistema definito da più parti come inumano e degradante, fatto di abusi e pestaggi, che vede tra le sue ultime vittime quella di federico perna morto per mano dello stato nel carcere di poggio reale. è ora di dire basta! Noi non ci accontentiamo di aver creato un primo momento di conflitto, noi vogliamo e possiamo fare di più e puntiamo ad una reale modifica di questo sistema carcerario indicendo per il mese di aprile 2014 una nuova mobilitazione con scioperi della fame battiture, rifiuto del vitto e forme di lotta autodeterminate, tanto incisive quanto il contesto più lo permetta, dal giorno 5 al giorno 20 dello stesso mese. Con questa nuova protesta è nostra intenzione mettere al centro delle rivendicazione l’urgente necessità di un’amnistia generalizzata in nome della libertà e l’abolizione dell’ergastolo. ribadiamo il nostro no a differenziazioni, trasferimenti punitivi e isolamento, rinnoviamo le precedenti richieste quali migliori condizioni di vita, soluzioni alle emergenza del sovraffollamento, il rispetto dei diritti naturali dell’uomo che qui dentro ci vengono negati, l’abolizione dei regimi di tortura legalizzati quali: 41bis, 14bis ed alta sorveglianza dei reati ostativi e la liberazioni di tutti i malati cronici reclusi, riporre speranze nei confronti di chi questo sistema lo ha creato e sostenuto non serve a nulla così come lamentarsi o lagnarsi, noi e solo noi possiamo spezzare queste catene e per farlo dobbiamo iniziare dall’interno consapevoli che la lotta ci rende liberi. Chiediamo per tanto a tutti i detenuti di non restare indifferenti e contribuire con il massimo delle proprie forze per far si che la mobilitazione del prossimo aprile 2014 sia la più ampia e partecipata possibile. Ci appelliamo inoltre a tutti i movimenti, alle organizzazioni, ai famigliari dei detenuti eogni singolo cittadino affinché siano indetti, nelle settimane precedenti la mobilitazione presidi all’esterno delle carceri per fare arrivare il nostro messaggio a quanti più detenuti.
LA LOTTA NON SI ARRESTA
p.s. consigliamo ai fratelli e alle sorelle reclus* di redigere comunicati da diffondere e chiediamo ai solidali di tutt’italia di far tuonare il nostro grido di libertà sulla rete e nelle piazze.
dicembre 2014

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Lettera di Davide dal carcere di Viterbo

dall’ultimo numero di Olga

Carissimi compagni e fratelli detenuti, sono stato nuovamente trasferito qui nel carcere- lager di Viterbo e dirvi che mi sono rotto il cazzo è poco. Ormai è una continua deportazione da un penitenziario ad un altro; sono 7 trasferimenti in soli 11mesi, e mantenere la calma non è una cosa semplice. non mi stabilizzo da una parte che già sono in partenza e questo in barba alla situazione di salute di mio padre che è invalido al 100% e quindi non può venirmi a trovare. E’ un modo di fare da infami vero e proprio e tale trattamento accresce, giorno dopo giorno, il mio odio verso questo stato fascista e di chi lo governa. Continued…

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Qualcosa da dire

Ritorniamo un po’ più a freddo sull’occupazione dei locali dell’ex oviesse a Teramo. Ci ritorniamo dopo che, a caldo, già avevamo espresso delle prime impressioni e ci ritorniamo soprattutto per vedere, possibilmente, se ci si può cacciare qualcosa di buono, anche da questa situazione.

Perché porci in quest’ottica?

Un primo motivo è che il ruolo di giudici, di coloro che puntano il dito, per dimostrare poi quanto loro, e solo loro, siano belli e bravi, non ci piace. Non solo non ci piace, ma questo modo di fare non lo consideriamo minimamente rivoluzionario. E chi legge le pagine di questo blog può rendersene conto, così come può rendersene conto chi prima ci seguiva sul cartaceo. Certo è che, a volte, abbiamo espresso le nostre critiche, anche caustiche, ma solo ed esclusivamente per rimarcare il marcio in situazioni che, per noi, avevano un potenziale. Per non permettere, in poche parole, al marcio di far sfumare e deteriorare il potenziale che una situazione offre. Detto ciò, possiamo capire perché ora può risultare interessante parlare dell’occupazione dei locali dell’ex ovviesse da un altro punto di vista: per capire quello che può offrirci, se ha qualcosa da offrirci. Ovviamente queste riflessioni non entrano in contraddizione con le righe del nostro primo articolo a riguardo (che abbiamo prima ricordato), perché, lo ribadiamo, quelle riflessioni riguardano la struttura con cui l’occupazione è partita. Continued…

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I no muos possono spegnere la guerra in 3 continenti

nomuosSì, i No Muos hanno questo potere e lo hanno già applicato, salendo sui tralicci, quando in 1500 hanno invaso il territorio militare che ospita la foresta di antenne… o comunque questo pensa la procura di Caltanissetta, che ha avviato una campagna ancora in corso di repressione: le denunce per ora riguardano 14 militanti di Niscemi (sempre gli stessi) e mentre sentivamo Fabio in questa diretta altri tre compagni erano stati convocati.

Evidentemente la lotta No Tav e la determinazione No Muos sono particolarmente invise al potere, perché si oppongono a scelte già sancite e decise in ambiti dove è sospesa la sovranità dei cittadini: la materia militare e gli affari che  possono consentire alla mafia politica di rigenerarsi e distribuire appalti agli amici.

Nel caso del Muos i compagni di Niscemi stanno subendo la stessa repressione dei compagni No Tav e 5 mesi esatti dopo l’azione del 9 agosto piovono le denunce, ma le iniziative in risposta non mancano…

ASCOLTA IL LINK DELL’INTERVISTA DA RADIOBLACKOUT.ORG

 

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Dalla Val Susa a Niscemi…

Il 16 gennaio all’Università di Teramo si è tenuto un incontro sulla “sindrome di Nimby”, in relazione all’opposizione che le costruzioni di nocività incontrano nei vari territori. Con Nimby infatti, acronimo inglese per “not in my back yard” ovvero “non nel mio cortile”, si indica l’analisi di un atteggiamento di rifiuto verso grandi opere di interesse pubblico (discariche, centrali elettriche, inceneritori, gasdotti…). Nella giornata del 16, presso l’Università degli studi di Teramo, sono stati presentati tali studi, ovvero metodi di convincimento e persuasione delle popolazioni locali restie a subire l’effetto impattante di tali opere. Secondo i sostenitori di questa teoria le proteste sono legate  a ragioni di mera difesa territoriale. Queste ricerche, in realtà, sono  finanziate da padroni e distruttori, utilizzate per convincere le popolazioni locali a subire il peso e le conseguenze nocive di queste opere. Dal canto nostro crediamo che lo studio sul Nimby sia soltanto uno strumento nelle mani di chi ha interessi economici e politici nelle opere, per additare e quindi devalorizzare le contestazioni come forme di difesa egoistica del proprio territorio. In realtà l’opposizione a certe forme invasive di devastazione territoriale non riguarda la salvaguardia del proprio orticello, ma nasce piuttosto dal bisogno di vivere in un mondo che non sia vittima della volontà del mercato e dei mostri che lo stesso ovunque crea. Lo sviluppo di cui hanno parlato nell’incontro universitario in realtà è solo lo sviluppo delle tasche dei relatori presenti e dei loro padroni, perché a noi, nei fatti, rimarranno solo le conseguenze nocive di un territorio devastato che non ha più niente da offrire. Il progresso come noi lo intendiamo è quello al di fuori delle logiche di sfruttamento, che parte dalle reali necessità del popolo e non dalla esigenza di arricchirsi di pochi. Per tali motivi (che avevamo anche scritto in un volantino) e per esprimere solidarietà a chi sta subendo la repressione per aver lottato contro la devastazione dei territori, eravamo andati all’incontuniv tero che l’Università aveva organizzato. Continued…

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