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STORIE DELLA CRISI

27 marzo. La crisi non sta risparmiando proprio nessuno, ma in qualche caso si può parlare di vero accanimento, soprattutto nei confronti delle fasce più basse della popolazione.  E la storia di Marco e Lara (useremo nomi di fantasia) è abbastanza significativa. Marco e Lara, la sua compagna, lavorano da circa cinque anni nella stessa ditta, una piccola azienda del settore chimico che opera in provincia di Teramo. Le cose vanno, poi, come un fulmine a ciel sereno, su entrambi si abbatte la mannaia del taglio di personale «per riduzione del reparto», è questa la spiegazione dei titolari. Così, dall’oggi al domani, la coppia si ritrova senza lavoro e la conseguenza più drammatica è che nella loro casa non rientra più uno stipendio. Niente più soldi per l’affitto, niente per le bollette, niente per tirare avanti. «Tutto è cominciato il giorno della festa del papà», racconta Marco, ancora incredulo per quanto gli sta accadendo, «quando hanno comunicato a entrambi che da quel momento il nostro rapporto con la ditta era cessato e ci hanno consegnato l’ultima busta paga che conteneva la somma di 141 euro per ciascuno, mentre la remunerazione normale si aggira intorno ai mille e 200 euro». Superato a stento il primo impatto con la nuova situazione, Marco ha chiesto spiegazioni su tutto, ma le risposte non sono state per niente incoraggianti. «Per quanto riguarda il licenziamento ci hanno detto che si trattava di una necessità di riduzione di personale», continua, «ma perché licenziare due componenti dello stesso nucleo familiare? Come potremo fare adesso ad andare avanti?». Per i conteggi, Marco viene invitato a presentarsi dal commercialista della ditta per chiedere chiarimenti. Ma è difficile cercare di spiegare con le parole il perché di un dramma umano, soprattutto quando, forse, potevano essere percorse strade diverse. «Mi sono reso conto che il commercialista non era stato messo al corrente del nostro doppio licenziamento», dice ancora Marco, «ma questo non gli ha impedito di tenere la parte dell’azienda. Io ho chiesto dove fossero finiti i nostri soldi, visto che ci aspettavamo almeno la mensilità piena, così mi sono alterato e per calmarmi mi è stato concesso un acconto sul Tfr. Ma il nostro dramma resta tutto, perché senza lavoro non sappiamo come fare per portare avanti la nostra famiglia». La crisi colpisce tutti? No, certo che no! I padroni approfittano di questo momento per poter fare nuove specuazioni e, per le classi subalterne, si prospetta solo maggiore povertà.

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