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Qualche riflessione sul 9 dicembre

Il 9 dicembre ormai è prossimo e, checché se ne dica, in giro se ne parla. Avevamo accennato a riguardo, chi si stesse muovendo per tale mobilitazione, a cui si sono aggiunti i comunicati di sostegno di Forza Nuova e Casapound alla mobilitazione. Non ce ne stupiamo, ma cerchiamo di mettere in ordine delle idee che ci vengono a riguardo.

Due anni fa, allo sciopero dei camionisti, eravamo in pochi, tra compagni, ad esserci. In quell’occasione, per lo meno nel nostro territorio, in cui non c’era il movimento dei forconi, un sindacato minoritario (trasporto unito), aveva fatto partire la protesta. In breve si è avuto un blocco nazionale, anche in considerazione del fatto che col trasporto su gomma si regge gran parte dello spostamento delle merci in Italia. Di quell’esperienza conserviamo una diffidenza iniziale, in cui gli sbirri hanno cercato in tutti i modi di metterci in cattiva luce con i camionisti, fino ad arrivare ad una fiducia acquisita con il passare dei giorni, che ci ha visto collaborare nel bloccare i camion e nel discutere delle problematiche. Di quell’esperienza conserviamo soprattutto la sensazione di stare veramente a bloccare qualcosa, di mettere in bilico il funzionamento della macchina statale.

Detto ciò, è chiaro che non siamo di quelli che in una mobilitazione o  in una protesta cercano una “conformità” ideale, per andar a vedere di cosa si tratta o per cercar di tirar su situazioni interessanti.

Ma in questo caso la situazione è un po’ diversa.

Partiamo dai soggetti in campo, perlomeno quelli iniziali, dichiarati. Dei fascisti abbiamo parlato. Gli altri chi sono? A parte l’adesione in questi giorni dello stesso sindacato di trasportatori di due anni fa (trasporto unito), gli altri sono in gran parte associazioni di piccoli produttori, siano essi artigiani o agricoli. Una sorta di ceto medio impoverito dagli ultimi anni di crisi economica, che ovviamente non ha una visione di classe del proprio impoverimento, ma piuttosto un non ben identificabile disprezzo nei confronti dei politici, dei sindacati, dell’Europa. Un bene questa disaffezione alla politica? In questi termini non lo è, perché tale disaffezione non produce analisi di classe e conflitto sociale, ma sposta l’argomento del discorso su posizioni interclassiste, in cui il nemico, ad esempio, non è il padrone ovunque si trovi, ma l’Europa. In cui il “fratello” non è il compagno di lotta, ma l’italiano, in quanto italiano, appartenente alla stessa nazione. In cui il meccanismo che ci crea miseria (o ci toglie quel finto benessere di cui abbiamo goduto fino all’altro ieri….) non è il capitalismo, con tutte le sue sfaccettature, ma la mancanza di sovranità monetaria. E così, via discorrendo. Ovviamente un simil brodo di coltura, a cui bisogna aggiungere l’eterno revival di complottismo e massoneria, è terreno ideale per i fascisti, i quali riescono nel loro tanto agognato superamento (a chiacchiere) della contrapposizione ideale destra-sinistra. Per affermarsi e legittimarsi ovviamente.

Ma non vogliamo soffermarci su di loro, vogliamo invece ragionare sulle varie dinamiche che si vanno muovendo in queste situazioni.

Un dato ad esempio che salta agli occhi è la similitudine della prossima mobilitazioni con lo spirito che ha animato il movimento 5 stelle. Infatti, in entrambi i casi non si capisce che cazzo vogliono in realtà, se non nei proclami, se non gli estensori di essi. Si capisce solo che non gli vanno bene le cose così come stanno ed alcune evidenze  – i politici che rubano ad esempio, ma anche Equitalia che fa strozzinaggio o l’Europa che impone una moneta – da mezzi del meccanismo di sfruttamento ne diventano le cause. Quindi si spostano i termini della, chiamiamola, lotta. Ci si focalizza sulle evidenze per mantenere intatto il meccanismo che le genera. La realtà, in fin dei conti, è ben più semplice: c’è un malessere diffuso che non riesce ad avere un soggetto politico che lo rappresenti, né tantomeno che riesca ad esprimere le proprie istanze. Vuoi perché tale malessere è talmente diffuso da toccare persone e ceti sociali anche completamente diversi tra loro, vuoi perché trent’anni di pacificazione hanno indebolito l’uso di molte pratiche ed anche gli argomenti delle discussioni. E così avviene che il movimento 5 stelle abbia tale risonanza e diventi la “rappresentanza” politica di questo malessere ed avviene che la mobilitazione del 9 dicembre possa avere un gran appeal sulle persone. Non intendiamo quindi sottolineare i passaggi, i contenuti (obbrobriosi ) della prossima mobilitazione, perché siamo convinti che gran parte delle persone che l’appoggeranno non ne sapranno niente e non glie ne fregherà un cazzo. Ci andranno semplicemente perché sono incazzati e perché hanno voglia di dire basta. Il fatto poi che la protesta avvenga ovunque, facilita anche questa confusione; perché questo non è un corteo, una mobilitazione per qualcosa. Anche se chi organizza si sta affannando a ripetere: sovranità nazionale, difesa dell’identità, laicità dello stato e rifiuto dello scontro tra civiltà e nazioni (ognuno a casa sua n.d.t.),rifiuto della massoneria e società segrete, no a privatizzazioni selvagge, ridare allo Stato le competenze per indirizzare l’economia, ecc… ecc.. (che vi risparmiamo). Nonostante queste dichiarazioni, dicevamo, questa sarà, in gran parte, l’ennesima espressione di un malessere che stenta a riconoscere i propri nemici e rischia di farsi abbindolare da ben tristi figure e pericolosi ragionamenti.

Dal canto nostro, non ci si può tirar indietro davanti a manifestazioni di malessere e davanti al rischio che la protesta faccia propri contenuti reazionari e nazionalistici. Anche se, questa volta, lo scetticismo è tanto, così come tanto è il rischio di cui parlavamo. Per non parlare del fatto di poter incontrare facce di merda, la cui compagnia non sarà mai giustificata da nessun potenziale rivoluzionario che una mobilitazione può avere.

Posted in critica radicale.

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