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Sentenza di Appello per il 15 ottobre

Nella tarda giornata di sabato 8 febbraio, la Corte di Appello di Roma si è pronunciata in merito al ricorso fatto dai cinque compagni del teramano condannati ciascuno, in primo grado (con rito abbreviato), a sei anni (più spese di risarcimento danni) per la giornata di rivolta del 15 ottobre 2011 a Roma. I compagni erano accusati dei reati di resistenza pluriaggravata e di devastazione e saccheggio. Dei cinque, in appello, un compagno è stato assolto, a due è stata “ridotta” la pena a cinque anni, e ad un altro la pena è stata “ridotta” a quattro anni e otto mesi. A Davide invece è stata confermata la condanna di 6 anni inflitta in primo grado, ma almeno lascia il carcere di Viterbo dove si trovava  ultimamente (dopo un lungo peregrinare nelle carceri italiane nell’ultimo anno) per andare ai domiciliari che gli sono stati “concessi”.

Nello gioire per l’assoluzione del compagno, non possiamo però non provare tanta amarezza e rabbia per le condanne confermate, seppur in misura “ridotta”, e soprattutto per la condanna confermata a Davide. Oltre che solidarietà e vicinanza ai compagni, rimane la sensazione, netta, che la giustizia non abbia niente a che fare con le aule dei tribunali.

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