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Con forza e gioia

Domenica 20 aprile, nel pomeriggio, una trentina di compagni e solidali sono andati fuori le mura del carcere teramano per portare solidarietà ai detenuti anche in relazione alla mobilitazione anticarceraria dal 5 al 20 aprile. Durante il pomeriggio si sono succeduti momenti musicali, letture delle lettere di alcuni compagni reclusi e vari interventi al microfono che hanno ricordato le responsabilità della struttura penitenziaria e della sua amministrazione, nella gestione disumana del carcere e nell’esistenza del carcere stesso, che è esso stesso, per sua natura, disumano. I detenuti, come sempre, hanno risposto ai compagni ed imprecato contro i loro aguzzini. Hanno anche chiamato per nome alcuni compagni, gridando i nomi di chi c’era al presidio e di chi non poteva esserci. Chi non poteva esserci, gli è stato spiegato, era per le misure repressive che gli sbirri impongono, tipo fogli di via, a chi lotta. E tale notizia è stata accolta dai detenuti con alcuni insulti contro le guardie. A fine pomeriggio i compagni sono andati via, salutando i reclusi, dicendo loro, ancora una volta, che qui fuori hanno dei complici. Una piccola nota curiosa per finire: se è passato sotto silenzio (fatto ovviamente scontato) sui giornali locali, sia la mobilitazione dei detenuti che il presidio solidale, lo stesso non può dirsi per la bella visita elettorale che il sindaco di Teramo ha fatto due giorni dopo, accompagnato dal rappresentante dei radicali, nel carcere cittadino. Non ve la stiamo a raccontare perché ve la potete immaginare e perché l’hanno fatto abbondantemente tutti i servi della carta stampata e televisioni locali. Quel che siamo certi però, è che i carcerati non avranno gridato, con forza e gioia, i nomi di quello sciacallo e di quell’arrivista, così come hanno fatto nei confronti dei compagni e di tutti i solidali che erano al presidio.

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