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Movimento operaio

… Ma le organizzazioni operaie intanto sono un fatto, esistono; e pel fatto stesso che col loro conservatorismo podagroso e cieco costituiscono un ostacolo, molte volte un pericolo, esse sono degne della nostra considerazione e premura.

Se noi ci troviamo di fronte ad un bambino che ignora, di fronte ad una donna che crede, ad un ottuso che non vede, che non vuole vedere, noi non rispondiamo all’immaturità dell’uno, all’ingenuità dell’altro, alla cecità del più grande numero coll’irrisione e col disprezzo.

Noi ci chiniamo su tutti con eguale affetto, noi li assistiamo colla cura più vigile e coll’interesse più vivo, perché noi siamo orgogliosi di scoprire, sotto la ganga ruvida ed aspra, il lucido metallo che essa avvolge e nasconde, e fare del troglodita un utile valore individuale e sociale; perché noi sappiamo sovra tutto quanto grave sia il compito che ci siamo assunti per trascurare qualsiasi forza che al trionfo del nostro ideale si possa coscrivere e convergere; e perché sappiamo infine che la nostra libertà, la nostra sicurezza, il nostro benessere individuale sarebbero, anche nella società egualitaria, problematici ed effimeri, ove non trovassero fondamento e guarentigia nella libertà e nel benessere di quanti ci sono intorno; e se libertà è conoscenza, se benessere è solidarietà, l’opera di educazione da assolversi fra il proletariato, che esso sia organizzato o meno, appare non soltanto un bisogno imperioso, ma di urgenza improrogabile.

— Ed allora entrerete nelle organizzazioni? perché lo stare difuori vi precluderebbe ogni possibilità d’influenza e d’azione. — Sicuro! entreremo nelle organizzazioni operaie ove l’utilità della battaglia ce ne persuada, sempre che sia possibile, con impegni e riserve ben definite.

Primo impegno: anarchici fuori dell’organizzazione, noi rimarremo anarchici allora quando entreremo a farne parte; prima riserva: non saremo mai parte degli organismi direttivi. All’opposizione costantemente, non assumeremo mai alcuna responsabilità nel governo di essa.

In ossequio ad un criterio di elementare coerenza.

Fermo e pacifico restando che le organizzazioni operaie — siano quelle del conservatorismo papaverico o quelle rosse dei sindacati così detti rivoluzionari — riconosciuto e consentito l’attuale stato economico in tutte le sue manifestazioni, in tutti i suoi rapporti, si limitano ad esigere miglioramenti immediati: aumenti di salario, diminuzioni di orario, pensioni per la vecchiaia, indennità per la disoccupazione, assicurazione contro gli infortuni, leggi protettive del lavoro delle donne e dei fanciulli, ispettorati delle fabbriche ecc. ecc.. è chiaro che nessun anarchico può assumersi di tali aspirazioni e provvedimenti il patrocinio; e poiché essi sono la base fondamentale, il fine per cui la organizzazione si è costituita; e poiché egli sa che ogni conquista di tali miglioramenti è fallace ed inconsistente, poiché nella sua qualità di consumatore l’operaio sconterà ad usura, coll’aumento del prezzo del pane, delle pigioni, degli abiti, di tutto il costo della vita, le migliorie che nella sua qualità di produttore avrà riscosse, così nessun compagno nostro potrà, senza rinnegare tutte le sue convinzioni anarchiche e rivoluzionarie, senza mettersi alla coda delle folle riformiste di cui egli pretende essere l’avamposto, assumere il governo dell’associazione, né altra carica che implichi una solidarietà qualsiasi col programma che essa affaccia ,coll’azione ch’essa svolge.

All’opposizione! colla vigilanza fervida e colla critica inesorabile costantemente mostrando la vanità della mèta, l’inanità degli sforzi, il disinganno dei risultati, senza concedere una tregua ed accennando, in confronto, all’emancipazione sostanziale ed integrale che per altre vie, con altro animo, con altri mezzi si potrebbe attingere senza more né sforzi soverchi.

L’esito di tutte le agitazioni, di tutte le lotte dell’organizzazione verrebbe a confermare l’acume e l’equità della critica nostra; e se non è speranza agevole e prossima che l’organizzazione segua la via da noi tracciata, è tuttavia da credere che i più vigili, i più intelligenti, i più spregiudicati dei suoi adepti s’avvicinerebbero a noi; e sarebbero il nucleo che domani, in una agitazione qualsiasi, alle prime avvisaglie si butterebbe nella lotta a corpo perduto, trascinando seco con ogni probabilità anche gli altri, superata la tutela, infranto il dominio dei mali pastori.

— Se entrate nelle organizzazioni con tali propositi e ad essi contate di rimanere fedeli, sarete imbavagliati alla prima eresia, e cacciati al primo scandalo come… agenti provocatori. E’ cosa che anche recentemente avete avuto campo di constatare.

Per questo i compagni che si assumono tale arduo impegno, devono avere ad assolverlo tali attitudini che ad esso consentano di accaparrarsi colla serietà, colla coerenza, con parecchia abnegazione e con molta pazienza, simpatia prima, in seguito la stima, da ultimo la fiducia della migliore parte degli organizzati: in prima linea, dovunque sia un rischio, ultimi sempre dove una ambizione od un beneficio lusinghiero; dissidenti acerbi ove s’affaccino transazioni e compromessi incompatibili colla nostra fede e colla nostra dignità di lavoratori e di rivoluzionari.

E se non vi arrivino, se avranno dovuto fare il sacco prima, non avranno poi troppo a dolersi: avranno buttato il buon seme dell’indipendenza, della coscienza e del coraggio; la loro opera sarà ricordata, rievocata ogni volta che i duci tentennino od armeggino, ogni volta che la delusione chiuderà di squallori e di dolori rinnovati la lotta dura e vana; ogni qualvolta le sorti della battaglia volgeranno a disastro perché sarà mancata l’audacia o l’abnegazione di cui essi avranno dato sempre esempio costante.

La simpatia e la fiducia che vanno, oltre la persona, all’azione ed all’idea che la ispira e la sorregge; la simpatia e la fiducia nell’azione rivoluzionaria e nell’ideale anarchico, simpatia e fiducia che finiranno per mutarsi in cooperazione ardente e continua, non è tutto quello che noi possiamo chiedere alla nostra modesta ed ardua opera di apostolato, di educazione, e di rinnovazione?

Non abbiamo alcuna pretesa dogmatica; esprimiamo intorno ad una questione controversa il nostro modestissimo pensiero, colla coscienza tuttavia che essa riscuote l’assenso di un considerevole numero di compagni; e l’abbiamo espresso colla consueta schietezza « per ver dire, non per odio altrui, né per disprezzo ».

 

Luigi Galleani. “La fine dell’anarchismo?”

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