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E se il problema fosse proprio la democrazia?

democracia 2Qualche giorno fa, durante la visita di Matteo Salvini in Abruzzo, dei compagni sono stati fermati ancor prima che il leader leghista mettese piede a Roseto degli Abruzzi, in una delle tappe del suo giro nella nostra regione. Sono stati portati nella locale caserma dei carabinieri, sotto la minaccia di denunce per resistenza se continuavano a rifiutarsi di voler entrare nelle auto degli sbirri. Il tutto motivato dai carabinieri col fatto che dovevano essere fatti degli accertamenti, per i quali, ad un iniziale rifiuto dei compagni alla prima volante, sono arrivate altre tre auto, tra carabinieri, polizia e municipale, a prendere i compagni per portarli in caserma. Per la cronaca, bisogna aggiungere che ai compagni è stato trovato un “pericolosissimo” striscione contro Salvini e, sempre per la cronaca, bisogna dire che il fermo è avvenuto in un luogo diverso rispetto a quello in cui doveva tenersi il comizio del leader leghista. Per concludere il racconto, tocca dire (anche se è più che ovvio) che i compagni sono stati tenuti in caserma giusto il tempo che Salvini andasse via da Roseto.
Questi, brevemente, i fatti.
Ora tocca fare delle riflessioni.
Partiamo dalla solidarietà. Fa sempre piacere riceverla; solo che quando essa è inserita in un comunicato in cui si dice che Salvini non dovrebbe avere spazio, perché è sostanzialmente incostituzionale (in quanto razzista e secessionista… ma quest’ultima parte ormai è roba vecchia per la Lega), può dare adito a fraintendimenti. Chi legge può capire che i fermati erano lì per contestare Salvini, sulla base delle stesse motivazioni espresse nella prima parte del comunicato; quando in realtà non è così! Perché i compagni anarchici che sono stati portati in caserma, non erano certo lì per difendere un’idea di costituzione… ma forse proprio per questo, loro, sono stati fermati… ma questa è un’altra storia..
Dopo questa piccola, ma doverosa, precisazione, cerchiamo di capire alcune dinamiche.
Partiamo da un presupposto: il fermo dei compagni è stato, a conti fatti, un fermo preventivo. Ossia, per evitare delle contestazioni, sono state bloccate delle persone. Qui sta la gravità della questione. Chiariamo che mettiamo al centro del nostro discorso questo avvenimento, non certo per dargli un’importanza spropositata, ma per focalizzare la discussione su una questione. Poi possiamo anche dirci, tra compagni, che certe cose sono scontate (che gli sbirri ti fermano), ma lo sono come il fatto che i fasci assaltano gli immigrati ed i compagni, che il capitalismo distrugge i territori, che gli sbirri ammazzano gente per strada e che i giudici danno pene diverse a seconda di chi è l’imputato ed a seconda del reato. Tutte cose scontate! Ma se c’interroghiamo sul da farsi è per cambiare questo stato di cose, anche se risultano scontate e, visti i tempi, normali. Per di più, il fatto stesso che sono scontate è un problema, perché vuol dire che queste cose passano ormai indenni la resistenza che possono incontrare tra la popolazione.
Torniamo ad esempio al nostro discorso: il giorno seguente sui giornali locali esce un articolo (e quindi un comunicato della questura) in cui c’è scritto che è stato fatto un buon lavoro preventivo da parte delle forze di polizia che ha portato ad identificare sei anarchici vicino alla stazione ferroviaria, prima dell’arrivo di Salvini, che sono stati portati in caserma, qui trattenuti, e poi allontanati da Roseto.
Ma come, senza doversi un minimo giustificare per il fatto che delle persone, senza alcun motivo, sono state trattenute in caserma?
No, senza doverlo fare. Per due motivi principalmente. Primo, per quello che dicevamo: se per l’opinione pubblica ciò è accettato e, quindi, normale, non c’è alcun problema. Secondo: perché gli sbirri potevano farlo, potevano portare delle persone in caserma per degli accertamenti.
Su quest’ultimo punto s’inserisce quest’altra riflessione.
In tanti, per fortuna, venendo a conoscenza di quel che era avvenuto ai compagni hanno esclamato e si sono chiesti: “è questa la democrazia?”
Beh, vien da rispondere, Si! Purtroppo è questa.
Lo stesso Salvini, al giornalista che gli chiedeva delle contestazioni che il leader leghista aveva subito a L’Aquila, aveva detto, dopo il solito sproloquio, “che c’è chi contesta in democrazia, che anche quella è democrazia”.
Ed è anche, aggiungiamo noi, fermare e tenere rinchiuse persone in caserma, democrazia.
Perché questa democrazia è solo espressione di un potere come un altro, anche se si giustifica come espressione della maggioranza della popolazione. E, volendo un attimo anche dare uno sguardo a questa maggioranza, abbiamo da che rabbrividire, nel vedere il consenso che ha avuto, ad esempio, Salvini in Abruzzo. Qualcuno sbotterà che quel consenso era fatto principalmente da affaristi e mentecatti… poco importa, soprattutto in democrazia, in cui vige la sopraffazione della maggioranza. Con ciò, quando parliamo di questa democrazia, non vogliamo dire che ce ne possa essere una buona, c’interroghiamo semplicemente su quel che essa ci riserva e sullo stato di cose attuali, senza far entrare il nostro discorso in massimi sistemi.
A questo punto vien da chiederci, se il problema non è proprio la democrazia.
E ce lo chiediamo con semplici constatazioni ed una serie di semplici interrogativi che evidenziano ciò che avviene grazie, o meglio, a causa della democrazia. Come ad esempio: perché mai, per la democrazia, Salvini o Casapound non dovrebbero avere spazio?
Perché mai i partigiani non dovrebbero essere equiparati ai repubblichini di Salò, gli eccidi nazisti alle foibe, le centinaia di morti nei lager non dovrebbero essere sottoposti ad opera di revisionismo?
Non è per caso, in nome della democrazia, che in uno studio televisivo un camerata si trova in un dibattito con un compagno?
E facciamo esempi con delle antitesi per far capire il senso del nostro discorso, quando di esempi ne potremmo fare a iosa.
In nome della democrazia, che altro non è che un dominio, mascherato dal consenso, di una parte di popolazione su tutto il resto, può avere voce chiunque, fin tanto che questa voce non da realmente fastidio o è funzionale al sistema. In caso contrario, anche al democrazia, isola, rinchiude, opprime, uccide. In suo nome si fanno le guerre.
A ben vedere la democrazia risulta essere un sistema di potere ben oliato che, al tempo stesso, legittima assassini ed aguzzini, equipara vittime e carnefici, perché tutti possono avere parola, ma che non si risparmia di dispensare violenza a chi ne mette in discussione la struttura e l’operato.
Ed il caso dei sei compagni fermati a Roseto, in piccolo, ne è un esempio.
Quindi, se in molti questo fermo preventivo l’abbiam sentito come un sopruso, come uno stato di polizia, non dobbiamo incazzarci in nome di una democrazia che non c’è, perché è essa stessa la responsabile ed il mandante del fermo. Dobbiamo incazzarci, e tanto!, ed adoperarci soprattutto in nome della libertà e della giustizia sociale. Ben altra cosa! E di queste sì che c’è bisogno.

Posted in critica radicale.


One Response

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  1. uno says

    Salvini non dovrebbe avere agibilita’ politica/sociale non perche’ e’ incostituzionale, ma perche’ socialmente pericoloso dato che la sua propaganda e’ caratterizzata da profonda disumanità e spietatezza.
    Solidarieta’ ai compagni e alle compagne.
    Tuttavia delle volte occorrerebbe valutare anche mezzi difensivi insoliti per gli anarchici. Purtroppo nel nostro territorio si e’ soggetti a innumerevoli soprusi, e delle volte converrebbe contrattaccare anche con i loro mezzi, ovvero denunciarli. E’ brutto dirlo ma se questa gente calpesta continuamente le leggi che loro dovrebbero tutelare e’ anche perche’ sono certi che nessun anarchico li denuncera’.
    Uno sbirro con delle condanne ha la carriera è compromessa: la sentenza comporta l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
    Poi sappiamo come funziona la legge, tuttavia delle volte tale pratica puo’ essere un deterrente, ed usarlo con intelligenza potrebbe essere una tattica azzeccata per essere piu’ incisivi socialmente nel territorio.