Nelle ultime settimane, le cronache locali hanno più volte riportato articoli, concernenti le scritte sui muri di Giulianova, con particolare riferimento alle tag che riempiono la città. Articoli colmi di rancore e soddisfazione per il fatto che le telecamere di sicurezza hanno “finalmente” scovato i responsabili… e, udite udite, codesti responsabili sarebbero vicini “all’area anarco-insurrezionalista”.
Ora, non è interesse di questo scritto capire chi siano codesti responsabili, d’altronde di guardie è già pieno il mondo. Piuttosto è interessante riaprire un discorso, già riaperto negli articoli in questione, su chi e cosa sia autorizzato a stare sui muri e chi o cosa no. A proposito, l’amministrazione comunale aveva indetto un bando, per gli artisti locali, per abbellire i muri cittadini; ed a detta dell’assessore, a questo bando, vuoi per indifferenza o indisponenza, non ha risposto nessuno. Una buona notizia, sul cui incipit, già avevamo scritto. Per quanto riguarda le miriadi di tag che riempiono la città, sarebbe più bello e soprattutto più rincuorante (ma questa è una semplice osservazione e sentimento di chi sta scrivendo queste righe), leggere più frasi di rivolta e ribellione, che il proprio nome, o chi ne fa le veci, sui muri.
Ma il nocciolo della questione (che avevamo già affrontato in altre occasioni, soprattutto dopo la canea per delle scritte comparse in città) è su cosa sia autorizzato e cosa no. Ed in base a quale criterio ciò avvenga.
Facciamo degli esempi per semplificare il discorso: il Comune di Giulianova avrebbe mai autorizzato, per dirne una, un murales con su disegnato i dirigenti comunali implicati nell’operazione Castrum, che ingrassavano mangiando soldi di tutti e si sbeffeggiavano gaudenti della collettività?
L’amministrazione, avrebbe per caso, autorizzato un murales, con su disegnato, un ragazzo che si spara una pera nell’inguine, con a fianco bambini che giocano spensierati a pallone?
L’amministrazione, avrebbe per caso, autorizzato un murales, con su disegnato un turista che si tuffa in una discarica abusiva o in un mare di merda?
E così avanti, con diversi esempi, sulle diverse problematiche che attanagliano il nostro territorio…
Pensiamo di no. Pensiamo che tali proposte non sarebbero state autorizzate. Anche se, per assurdo, nella grande società dello spettacolo, anche la contestazione viene autorizzata, purché diventi merce. Per cui, vi è anche la remota possibilità che, in alcuni contesti, l’autorizzazione a ciò avvenga… perché “l’arte è libera”, dicono… col cazzo!
È la libertà del recinto, del consentito, dello spettacolo.
Lo ribadiamo, l’arte di strada, è nata, cresciuta e sviluppata solo come rottura dell’ordine imposto. Nel momento in cui diventa merce da vendere o mezzo legale del decoro statale, perde la sua essenza, perde se stessa.
Per questo, molto semplicemente, non saremo mai dalla parte delle amministrazioni comunali, del loro mecenatismo, o dei menestrelli o buffoni di corte, iscritti al libro paga del padrone…
Ma piuttosto dalla parte dei vandali.
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