Il 12 aprile a Giulianova si è tenuta la festa della Polizia della provincia di Teramo. Alla presenza delle autorità e delle istituzioni, secondo cui, “passa anche attraverso l’emanazione di provvedimenti di Daspo urbani la sicurezza delle città, con i sindaci chiamati ad essere attori protagonisti del sistema di sicurezza partecipata, destinato a modificare radicalmente la cultura della protezione del territorio”. E’ stato questo l’invito alla repressione rivolto ai primi cittadini da parte del questore di Teramo, Enrico De Simone, presente durante la commemorazione.
Nello specifico il questore ha sottolineato come “è ineludibile il coinvolgimento delle Polizie Locali, dei Comuni e degli Istituti di Vigilanza privata nella realizzazione di quel sistema di sicurezza partecipata, nella cui direzione si è mosso recentemente anche il legislatore attraverso il decreto legge che attribuisce nuovi strumenti di sicurezza urbana ai Sindaci per il contenimento di quei fenomeni di marginalità e di esclusione sociale che danno luogo a comportamenti che pur non qualificabili dal punto di vista penale, influiscono negativamente sulla percezione da parte del cittadino del livello di vivibilità di determinate aree cittadine”.
Nulla di nuovo dunque sotto il sole, se non l’intento dichiarato di voler colpire, punire e reprimere la marginalità sociale come reato e non considerarla come fenomeno e risultato delle nostre società, delle loro strutture, delle loro disuguaglianze. La povertà quindi, secondo autorità ed organi di controllo, va repressa, ma non facendo in modo che ci siano sempre meno poveri, ma colpendo i poveri stessi!
D’altro canto, non è un caso, che i nuovi criteri di assegnazione delle case popolari, un cui articolo al riguardo su Giulianova uscito in questi giorni, preveda lo sgombero di tutti gli abusivi e il ricollocamento di nuove liste, da cui sono esclusi chi ha precedenti penali. In poche parole, oltre ad essere povero, non devi provare neanche a sopravvivere. Perché la commissione di reati, sappiamo bene, è anche conseguenza della propria condizione sociale. Non sempre, ma in un’analisi più generica questa considerazione vale ed ha i suoi fondamenti.
Per questo, giova dire che fecero bene quei compagni che un paio d’anni or sono, andarono a dire in faccia agli sbirri, alla festa della polizia, che sono degli assassini di merda. Per questi compagni, si sta facendo il processo a Teramo in questi mesi per quell’azione.
Se lo Stato ci fa la guerra “solo” perchè siamo poveri, e lo siamo in relazione all’accumulazione delle ricchezze nelle mani di pochi, non ci resta altra scelta che difenderci, che contrattaccare.
Perchè le parole del questore e delle istituzioni, son fin troppo chiare: la marginalità va repressa.
Rendiamoci conto della guerra che ci stanno conducendo contro ed organizziamoci, perché se vogliono farci sparire dalla circolazione…
E’ ora che facciamo lo stesso con loro!
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