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Alla canna del gas

Posted in nocività.


Ancora un saluto

Nel pomeriggio di pasquetta, alcuni solidali rivanno fuori il carcere di Teramo. Un paio di petardoni sparati, qualche coro e qualche frase scambiata coi detenuti alle finestre. Il nostro fratello Paska ci ha sentito e visto, sia in questa giornata che nel saluto serale del venerdì scorso. Reciproci inviti a tenere duro e la promessa, per Paska e per i tanti detenuti che ce l’hanno chiesto, di ritornare.
L’arrivo dei carabinieri ha fatto terminare poi il saluto solidale, ma si riesce ad andar via senza lasciare alcun documento, con gli sbirri che andavano dicendo di aver preso qualche numero di targa, con i compagni supportati dalle tante urla che uscivano dalle celle contro le guardie.
Torneremo.

Col sangue agli occhi!

Posted in anticarceraria.


Chi ha compagni non sarà mai solo

Il 27 marzo la procura di Firenze ha accolto in cassazione, il ricorso dell’accusa in merito alla custodia cautelare per tentato omicidio, in relazione al ferimento dello sbirro per l’azione contro la Libreria fascista a Firenze. Il giorno seguente il nostro compagno e fratello Paska, indagato per tale reato, è stato portato in carcere a Teramo.
La sera del venerdì di Pasqua, qualche solidale ha pensato di andare a portare un saluto a Paska e a tutti i detenuti, per i quali, i giorni di festività, vengono vissuti con più sofferenza perché si acuisce il senso di separazione e privazione che la reclusione provoca.
Grida di solidarietà, torce, petardoni e fuochi d’artificio hanno animato per un po’ la serata e dalle finestre del carcere uscivano urla di giubilo e di lamentele per la condizione carceraria, fischi di approvazione e ringraziamenti ai solidali. A differenza delle ultime volte, nessuno dei solidali è stato fermato dalle guardie, a dimostrazione che le cose si possono fare, senza chiedere il permesso a nessuno.
Per noi e per i nostri compagni incarcerati.
Perché chi ha compagni non sarà mai solo!

L’indirizzo a cui scrivere a Paska è:
PIERLORETO FALLANCA
C. C. CASTROGNO, C. DA CEPPATA 1
64100 TERAMO

Posted in anticarceraria.


C’è chi dice e c’è chi fa…

A metà marzo, a Pescara veniva inaugurata una sede di fascisti nel centro cittadino. Non ci soffermiamo sulla loro identità, le loro attività e tutto l’armamentario che la violenza fascista e nazista porta con sé, per non dargli ulteriore risalto e perché, in questa occasione, le strade son state degli antifascisti.
Infatti, il pomeriggio dell’inaugurazione, una trentina di compagni e compagne, si ritrovano, totalmente autorganizzati e senza chiedere il permesso a nessuno, al ponte del mare, in centro città. Dapprima un lungo striscione, con su scritto “NESSUNO SPAZIO AI NAZI” viene esposto sul ponte del mare e poi parte un corteo per le vie cittadine che per un po’ blocca il traffico locale. Le guardie, in tutta fretta e prese di contropiede, accorrono sul luogo dove si trovano i compagni e seguono il corteo.
Durante la passeggiata in città si scandiscono cori contro i fascisti e si spiega il significato di quella giornata. Si arriva nel centro storico cittadino e poi, tutti insieme, si torna al luogo di partenza.
Una piccola cosa, per carità, ma che sta lì a dimostrare che le cose si possono fare. Che ”Riprendiamoci le strade” può non essere solo uno slogan valevole per ogni occasione, ma una pratica reale e fattibile.
Una pratica che, in una piovosa giornata di marzo, ha unito compagni e compagne, più o meno giovani, accumunati dalla voglia di lottare contro la sopraffazione.
Una pratica che ha dimostrato che l’antifascismo può e deve essere un’occasione per ricostruire opposizione reale, che solo con la lotta, con tutte le sue problematiche, difficoltà e contraddizioni, può esprimersi.
Perché in quella giornata, senza chiedere il permesso a nessuno, per le strade c’erano gli antifascisti, o perlomeno coloro che hanno scelto di starci, e non chi voleva prendersi l’attenzione cittadina.

Posted in antifascismo.


Dighe

Posted in anticarceraria, casa del popolo.


Fuori il razzismo dall’università

Volantino distribuito quest’oggi fuori l’Università di Teramo e fuori ad alcuni istituti superiori cittadini, dopo le ultime vicende di stampo razzista avvenute nel territorio.
DOMENICA 25 FEBBRAIO ALLE 18:00
al GAGARIN 61 IN VIA N. SAURO 52
INCONTRO PUBBLICO

Posted in antifascismo, antirazzismo, volantini e manifesti.


Dopo Macerata

Posted in antifascismo.


La nostra battaglia è la più giusta

Antonio  Giuseppe Moro era nato a Ortona dei Marsi (AQ) il 13 settembre del 1894 da Angelo (nato a San Vincenzo Valle Roveto (AQ) intorno al 1855) e da Lucia Filomena Pecce (nata ad Ortona dei Marsi (AQ) il 22 aprile del 1957). Antonio Giuseppe era l’ultimo di otto figli. Il padre era un ambulante di tessuti . Girava per i mercati dei vari paesi con il suo carro trainato da un mulo. E così un giorno conobbe e si innamorò, ricambiato, di Lucia Filomena.

Dopo il matrimonio il padre decise di dedicarsi alla vendita di materiali per falegnami e calzolai e arrivava, per questo, anche a Roma. Poi un’accusa di ricettazione, rivelatasi in seguito priva di fondamento, sconvolse la tranquilla vita della famiglia Moro. Il padre decise allora di emigrare con i due figli più grandi per gli Stati Uniti e precisamente nella città di Lawrence in Massachusetts. In questo periodo la madre, per aiutare il magro bilancio familiare, aprì un piccolo negozio a San Sebastiano. Il ragazzo  si mostrò di salute cagionevole e camminò solo verso i cinque anni. In più aveva una strana  e brutta piaga sulla testa che non sembrava voler guarire. Per questa ferita insegnanti e altri genitori non lo vollero a scuola. Un giorno la mamma lo portò fuori dal paese dove c’era una fontana in onore di Santa Lucia. Continued…

Posted in anarchismo.


… ma più dell’onor potè il digiuno…

Ieri è iniziato il processo contro due compagni per la contestazione alla banda della polizia, a Giulianova, un anno e mezzo fa. Ve ne avevamo già parlato, come vi avevamo già parlato di qualche “mezzo uomo” delle forze dell’ordine, per cui, i compagni sono processati per resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale.
Ieri dunque vi è stata l’udienza filtro per tale processo ed un “cavaliere assai valente”, evidentemente risentito oltremodo, non pago della fantomatica resistenza a pubblico ufficiale, si è costituito anche parte civile, nel procedimento penale, quale parte lesa.
Oibò, il maramaldo si è risentito, tanta è stata la beffa per quella giornata in cui dei buontemponi l’hanno fatta sotto il naso delle guardie…  “e codesta era l’arma sua segreta”…
Questo, quel poco da raccontare dell’udienza di ieri…
Ah, forse da aggiungere, vi è il nome di costui che “anche in tal frangente d’onor si ricoprì”….
Tale Maurizio d’Ignazio, poliziotto.

Posted in repressione.


Rassegna cinematografica “Silvano Agosti”

Posted in casa del popolo.