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Cineforum marzo

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Posted in casa del popolo.


Dal presidio a Rebibbia

corteo romaLe giornate di mobilitazione a Roma (di cui si può leggere un resoconto qui) in solidarietà con i No tav si sono concluse domenica 23 febbraio con un presidio al carcere di Rebibbia, dove Chiara è rinchiusa nella sezione di alta sicurezza.
Un’occasione per portare un saluto alla nostra compagna e a tutte le detenute.
Anche qui si sono radunati di fronte alle mura del femminile circa 150 solidali, raggiunti da alcuni parenti e amici intenti a comunicare a urla con le proprie care rinchiuse.
Cori, interventi e fuochi hanno animato la presenza lì di fronte.

Riportiamo di seguito l’intervento di apertura del presidio:

Un saluto di cuore a tutte.
Ormai ci conoscete, veniamo qui, puntualmente per interrompere anche se solo per poche ore l’isolamento che queste mura impongono.
Non lo facciamo per ottenere nulla dalle detenute, perché non siamo politici, e anzi, i tornaconti della politica ci fanno schifo. Al contrario, al di là di attimi di vita che speriamo di restituirvi con un po’ di musica e di parole, vorremmo essere un tramite tra ciò che succede dentro e il mondo esterno. Continued…

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Una lettera dal carcere di Pescara

Pubblichiamo questa lettera dal carcere di Pescara, dall’ultimo numero di Olga

Cari compagni/e, ora vi racconto cos’è successo nel carcere di Pescara la notte tra il 3 e il 4 dicembre 2013. Partiamo dall’inizio, e quindi è giusto informarvi che il lager di Pescara è un piccolo lager composto da 300 individui, di cui si e no 15 sono carcerati, gli altri sono semplicemente “individui” e soprattutto infami oppure leccaculi degli “omini blu”, per fortuna che qualcuno si salva ancora… ma giusto qualcuno, quindi immaginate che siamo in netto svantaggio. Continued…

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Era di maggio

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Qui di seguito un volantone sulla lotta No Tav ed in solidarietà con i compagni arrestati, accusati di terrorismo.

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Quando la maggioranza ci è contraria

art. autodromoIl 16 febbraio il consiglio comunale di Montorio al Vomano ha deliberato in merito all’autodromo del Gran Sasso, decidendo, nei fatti, la sua realizzazione attraverso il cambiamento d’uso della zona agricola in cui dovrebbe sorgere l’autodromo e vincolando le future amministrazioni. Qualche mugugno, qualche lettera e nulla più è stato il dissenso espresso in quel consesso dai cittadini presenti. Eccezion fatta per la difficoltà che c’è stata la mattina ad aprire le porte del comune, visto che qualcuno, nella notte, aveva pensato bene di incollarne le serrature, lasciando un foglio con su scritto: NO ALL’AUTODROMO. Continued…

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A sostegno della Casa del Popolo

torneo biliardino

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ROMPERE L’ISOLAMENTO

da macerie

15 febbraio, Ferrara. Un presidio contro l’isolamento di Claudio nel carcere di Ferrara si trasforma in un piccolo corteo spontaneo che blocca il traffico vicino al centro della città, aperto dagli striscioni «Claudio fuori dall’isolamento, La lotta no tav non si isola e non si arresta, Libertà per Claudio, Mattia, Nico e Chiara» e «Solidarietà con i prigionieri in Alta Sorveglianza, Liberi tutti». Dopo aver ribadito le proprie ragioni con interventi al megafono, volantini, manifesti e scritte sui muri e sulle vetrate delle banche, il corteo viene fermato da un furgone della celere messo di traverso. Il corteo si ferma mezz’ora in mezzo a un incrocio, e poi riparte. Sciolto il corteo, i solidali raggiungono il carcere in automobile, per salutare con urla, slogan e petardoni Claudio, Alfredo, Nicola, Adriano, Maurizio e tutti i detenuti. Mentre lungo la strada si forma una lunga coda di auto ferme, qualcuno scavalca la rete più esterna per tirare i petardi da più vicino, mettendo in allarme i celerini che corrono goffamente di qua e di là. Terminato il saluto, i solidali ritornano a casa, promettendo altre iniziative in città fino a quando Claudio non uscirà dall’isolamento.

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Terrorista è il Tav

benefit san benedetto

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Lettera di Niccolò dal carcere

«Torino, 22 gennaio 2014, carcere delle Vallette

 Scrivo a tutti i compagni di lotta, ai No Tav di valle e di città, a quei giovinastri scalmanati che nel febbraio 2012 invadevano l’A32 e a quelli meno giovani che già nel 2005 avanzavano a colpi di bastone oltre le reti del cantiere. Vi scrivo per abbattere la distanza che adesso ci separa, per far sì che questo momento si trasformi in un’occasione per continuare a conoscerci, per lanciare e ricevere spunti di riflessione.

images.jpgQuando abitavo ancora a Pesaro, prima di trasferirmi a Torino, sentivo i genitori dei miei compagni di scuola parlare di alta velocità e No Tav, i benpensanti dicevano che si trattava di “4 montanari” e che non sarebbero durati a lungo. Arrivato a 18 anni nel capoluogo piemontese capii che i conti non tornavano: nel 2010 mi sono avvicinato alla Val di Susa incuriosito dai racconti che giungevano dai presidi e dalle nottate insonni ad aspettare per giorni delle trivelle. Era chiaro che questi “montanari” o avevano una resistenza fisica disumana, o erano ben più di 4 e ben organizzati! Continued…

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Sentenza di Appello per il 15 ottobre

Nella tarda giornata di sabato 8 febbraio, la Corte di Appello di Roma si è pronunciata in merito al ricorso fatto dai cinque compagni del teramano condannati ciascuno, in primo grado (con rito abbreviato), a sei anni (più spese di risarcimento danni) per la giornata di rivolta del 15 ottobre 2011 a Roma. I compagni erano accusati dei reati di resistenza pluriaggravata e di devastazione e saccheggio. Dei cinque, in appello, un compagno è stato assolto, a due è stata “ridotta” la pena a cinque anni, e ad un altro la pena è stata “ridotta” a quattro anni e otto mesi. A Davide invece è stata confermata la condanna di 6 anni inflitta in primo grado, ma almeno lascia il carcere di Viterbo dove si trovava  ultimamente (dopo un lungo peregrinare nelle carceri italiane nell’ultimo anno) per andare ai domiciliari che gli sono stati “concessi”.

Nello gioire per l’assoluzione del compagno, non possiamo però non provare tanta amarezza e rabbia per le condanne confermate, seppur in misura “ridotta”, e soprattutto per la condanna confermata a Davide. Oltre che solidarietà e vicinanza ai compagni, rimane la sensazione, netta, che la giustizia non abbia niente a che fare con le aule dei tribunali.

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