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Lettera di Davide

Pubblichiamo dall’ultimo numero di Olga, una lettera di Davide Rosci, dopo l’ultimo trasferimento.
Carissim* compagn*, Fratelli e sorelle carcerat*, torno a scrivervi questa volta non dal
carcere di teramo ma dall’inferno del mammagialla di viterbo. In soli otto mesi sono
stato trasferito cinque volte di carcere ed ora inizio a rompermi i coglioni. Un pacco
postale si fa meno giri di me.
Sono consapevole che lo stato mi considera un nemico ma questa è una vera e propria
tortura psicologica, non faccio in tempo ad abituarmi ad un ambiente che sono già in
partenza. Per l’ennesima volta utilizzano i loro infami sistemi fatti di inganni per non
farmi ribellare e credere di essere isolato.
La mattina del 4 ottobre vengo svegliato da un ispettore che esordisce dicendo, “per colpa
dei tuoi amichetti ti trasferiscono”. Inizio a dare di matto e lui cerca di “tranquillizzarmi”,
asserendo che sarei stato portato a pescara, quindi a soli 60 km; cerco di non fare trop-
po casino, avevo già preparato le pile da mangiarmi, ma so che tutto sommato non era
troppo lontano dalla mia amata teramo.
Scendo in matricola centrale e vengo informato che sarei stato rispedito a viterbo.
Protesto e faccio presente che era stato stabilito che la mia assegnazione era teramo.
Ma la guardia caccia una carta dove c’è scritto che stavo lì solo per pochi mesi. Mi cade
il mondo addosso! L’ispettore prova a giustificare la mia partenza dando la colpa a chi
era venuto sotto il carcere a sostenere la nostra protesta di settembre.
Il coglione cerca di addossare la colpa ai solidali per spezzare quel ponte che in questi
mesi si è creato tra noi dentro e chi fuori ci sosteneva. Non ci riuscirete mai a metter-
mi contro i miei fratelli! Figli di…!
Ho provato solo tanta rabbia in quei momenti e questo perché sapevo che i miei fami-
gliari avevano fatto un lavoro enorme in tanti mesi, riuscendo ad arrivare anche alla
Cancellieri, che gli aveva risposto che per i problemi legati alla malattia di mio padre
sarei restato nel carcere della mia città sapere che la massima autorità in tema di giustizia
aveva preso per il culo delle persone che hanno come loro unica “colpa” quella di essere
i famigliari di un detenuto politico, mi ha fatto capire che queste carogne sono in grado
di fare tutto. Dopo i trasferimenti, isolamenti, blocco della corrispondenza e abusi
di ogni tipo, questi, alla luce del sole, ormai si comportano come si comportavano i fasci
con i compagni durante il ventennio.
Possono però sapere da subito che come le migliaia di compagni incarcerati anche io
resisterò. Sono sorretto dalle idee di libertà e giustizia sociale e per queste sono dispo-
sto anche a morire, al contrario di voi servi dello stato, che agite solo sotto comando e
per un misero stipendio.
Siete al soldo di un sistema fascista, siete i testimoni di migliaia di abusi e la miglior
parte di voi ci prova gusto a vederli e perpetrarli.
Sappiate che un giorno arriverà anche per voi il momento di rendere conto del vostro
operato e spero per voi che sarà dinanzi a dio e non al popolo, perché se così sarà non
aspettatevi altro che ricevere quello che avete fatto.
Nell’attesa che arrivi questo momento mando un forte abbraccio a voi tutti, soprattutto
al fratello Davide che si trova in regime 14bis a palermo e che oggi più che mai ha biso-
gno del nostro sostegno.
Fino alla libertà. non in passo indietro. Davide
9 ottobre 2013
Davide Rosci, via s. salvatore 14/b – 01100 viterbo

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