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Quel che fa più male

nomi-diversi-stessi-maialiIeri pomeriggio, in un condominio di Alba Adriatica, un carabiniere, durante una perquisizione in un appartamento, ha sparato e ucciso un ragazzo tunisino. Le versioni sono mutate col passare delle ore: prima una segnalazione per una lite, poi una perquisizione ed infine un blitz (anche se è un po’ strano immaginare un blitz antidroga fatto da solo due sbirri). Così, pure col passare delle ore, si sta ricostruendo la dinamica: prima gli sbirri hanno suonato alla porta, gli è stato aperto, poi richiuso, poi uno dei due ragazzi nell’appartamento brandiva un coltello, l’altro sveniva, lo sbirro sparava per sbaglio, prima non voleva sparare, poi voleva sparare alle gambe (e l’ha fatto!) ed infine ha sparato attraverso la porta dietro cui il ragazzo tunisino si copriva.

Siamo sicuri che queste versioni cambieranno ancora, fino a trovare quella più credibile, che scagioni gli sbirri e, per di più, trasmetta nell’animo delle persone un sentimento di solidarietà nei confronti del carabiniere. E questo lavoro, lo stanno ovviamente facendo anche i giornalisti. Alla fine l’empatia è un sentimento semplice: puoi sentirti nei panni dell’altro solo se lo senti come un tuo simile, solo se nell’altro ci vedi anche te stesso. Così non è, se l’altro è il diverso, il clandestino, il violento, lo spacciatore. Così non è, se l’altro è colui il quale si arricchisce di traffici loschi, mentre l’onesto cittadino produce ed a stento sopravvive. È il solito giochetto perverso che i giornalisti, e chi ne regge i fili, son tanto bravi a fare. E, purtroppo, dobbiamo constatare che questo lavoro gli riesce anche bene, sia per come lo fanno, sia per i risultati che ottengono.

Infatti questi tragici avvenimenti, non sono certo una novità, anche nel nostro territorio. Ne avevamo già parlato tempo fa, quando un ragazzo fu ucciso in macchina da un poliziotto dopo un inseguimento. Però, nel parlare di abusi delle forze dell’ordine, in queste circostanze, si corre il rischio che, stando alle versioni degli assassini, non vi sia stato alcuno abuso. Perché vi è la possibilità che è stata eseguita solo la normale amministrazione dell’esercizio di controllo e repressione che le forze dell’ordine svolgono. Non è quindi un discorso di abusi delle forze dell’ordine. O, perlomeno, non è solo quello. E’ soprattutto un discorso riguardo al ruolo ed alla funzione che gli sbirri hanno. Non è un discorso della violenza nei loro eccessi. E’ la violenza strutturale che le guardie incarnano, che è il motivo per cui esistono. Questi concetti li avevamo descritti in un altro articolo di qualche tempo fa, a cui ora, purtroppo, si può aggiungere anche quest’altro fatto di cronaca.

Ma quel che fa più male, oltre la morte di un ragazzo ucciso da un carabiniere, è il vedere fuori la palazzina di Alba Adriatica, fuori la caserma dei carabinieri, solo quegli sciacalli dei giornalisti in cerca della notizia sensazionale. Non lo sgomento, non l’indignazione, non la rabbia. Niente! Indifferenza e, in alcuni casi, anche risatine e battutine di scherno e soddisfazione.

E questo è quel che fa più male!

Però, qualcuno a cui questa vicenda ha mosso qualcosa dentro, deve sapere che non è solo nel provare certi sentimenti di rabbia. Deve sapere che se ieri fosse venuto fuori quella palazzina o fuori la caserma, avrebbe trovato qualcun altro, per cui queste cose sono insopportabili. Avrebbe trovato qualcun altro con i suoi stessi sentimenti. E non avrebbe visto ed ascoltato solo quelle facce di merda, quegli sciacalli e quegli assassini. Non avrebbe visto solo giornalisti, giudici e carabinieri. Anche durante la notte, tra i posti di blocco sul lungomare, ed il piantone fisso davanti la palazzina dove uno sbirro ha ucciso un ragazzo.

Posted in critica radicale.