Questa è una piccola storiella di provincia. Una di quelle che si può raccontare, così come lo si può non fare. Uno di quei raccontini tra il serio ed il faceto che, con la burla, disegnano i connotati del mondo dove viviamo… anche in provincia.
Partiamo allora: un nostro compagno ha da poco tempo comprato un’auto nuova. Giova dire che lui, con le macchine, non ha avuto mai grande fortuna; non proprio una sfortuna connessa all’uso meccanico dell’autovettura, quanto piuttosto l’insistita invadenza che qualche buontempone ha avuto nei confronti delle sue autovetture. Una volta, ad esempio, il compagno trovò all’interno del contachilometri un gps per registrare suoni e spostamenti, al cui smarrimento perquisizioni rancorose della digos nulla poterono. Un’altra volta, con un’altra autovettura, il sequestro del mezzo (per motivi amministrativi) non poteva essere fatto perché all’interno del mezzo c’era sempre il simpatico aggeggio di controllo messo dalle forze dell’ordine…
E così via discorrendo…
Certo, raccontare queste filastrocche può sembrare scontato, ma evidentemente, guardandosi attorno, poi tanto scontato non è…
Tant’è che, ultimamente, il nostro compagno ha una nuova auto e…. Le spie del cruscotto funzionano ad intermittenza, i segnali digitali spesso si confondono, le luci si fulminano con una costanza alquanto stravagante…
Certo che a pensar male è peccato, come si dice, ma evidentemente, è proprio grazie al peccato che si sono sempre ricercate le verità al di là del dogma…
Tant’è che il nostro compagno, senza tutte ste supposizioni filosofiche, s’è semplicemente recato da un elettrauto che, molto ingenuamente, gli ha detto che erano molto, ma molto strane tutte quelle problematiche connesse all’impianto elettrico. Il nostro compagno, a quel punto, con molta semplicità e naturalezza, gli ha detto che spesso gli succedeva, perché gli sbirri erano soliti mettere nella sue autovetture gps per ascoltare le conversazioni e localizzare dove si trovava.
Allo sgomento e all’imbarazzo dell’elettrauto, rispondono il perché di queste righe.
Noi, che scontate diamo tante cose, ci dobbiamo render conto che così scontate non sono.
Non solo.
Parlare di queste amenità con chiunque (oddio, non proprio con chiunque… ma ci siamo capiti), ci leva da quel limbo da supereroi a cui l’autoreferenzialità spesso ci relega. E, inaspettatamente, a volte si trova comprensione, astio comune verso gli oppressori e, finanche, complicità.
E i problemi elettrici dell’auto?
Beh, per quelli poco importa come è andata a finire stavolta. Tanto le guardie già lo sanno ed il resto della storia è facilmente immaginabile. È ben più importante che un aggeggio repressivo è potuto diventare un oggetto di confronto sul mondo che ci circonda e su cui solidarizzare.
Anche dall’elettrauto.
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