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Dentro e fuori il Tribunale di Teramo

Venerdì, come vi avevamo già detto, vi era un’altra udienza del processo che vede coinvolti due compagni per la contestazione alla banda della Polizia, a Giulianova, un paio di anni fa.
La parte più importante di questa udienza era che potevamo rivedere e riabbracciare il nostro compagno e fratello Paska.
Ma intorno alle 10, all’ingresso del Tribunale di Teramo, alcuni compagni (oltre una ventina) intenti ad entrare per assistere all’udienza, vengono fermati da un nutrito schieramento di sbirri: inizialmente con la scusante dell’indecorosità del vestiario (pantaloncini corti) e successivamente, dopo un rapido cambio d’abiti, con non meglio definiti motivi di ordine pubblico.
Uno dei compagni (imputato con Paska) riesce ad entrare solo grazie alle pressioni del proprio avvocato. In udienza testimoniano un paio di digos, interrotti un paio di volte dai compagni, per le menzogne che gli ispettori andavano pronunciando. Poi è la volta di un carabiniere ed una giornalista. Il tutto secondo un copione già scritto, pieno di contraddizioni, esagerazioni sbirresche e menzogne.
Nel frattempo, all’esterno del Tribunale, nonostante i ridicoli divieti, il gruppo di solidali decide comunque di esprimere complicità e solidarietà ai propri compagni, organizzandosi spontaneamente in un presidio. O almeno provandoci. Infatti, proprio nel momento in cui l’assembramento si posiziona nella stradina adiacente al tribunale, parte una prima carica dei poliziotti.
Dal momento di questa prima carica in poi, l’atteggiamento dell’esaltata sbirraglia, diventa imprevedibile: gli sbirri iniziano a muoversi in maniera disordinata, sono sparsi ovunque, sono in mezzo e fuori il gruppo di compagni, volano sputi, insulti, manganellate, rincorrono e buttano a terra compagni. Alcuni sbirri, particolarmente esaltati dal ruolo di potente picchiatore, vengono paradossalmente frenati da altri celerini. Nel parapiglia, un compagno che indietreggiava sotto la minaccia del manganello, viene colto di sorpresa da uno sbirro che furbamente lo prende alle spalle e lo fa accerchiare dagli altri poliziotti, rendendo agli altri compagni difficile riprenderselo. Il compagno viene dunque caricato in volante e portato in questura.
Di quel che sta accadendo all’esterno del Tribunale, giunge notizia anche ai compagni in udienza. E, alle dichiarazioni spontanee lette da Paska in aula (a nome di ambedue gli imputati), si aggiungono le dichiarazioni che quel che sta accadendo all’esterno è la riprova che gli sbirri sono solo degli assassini e la responsabilità della giornata è tutta ascrivibile a chi ha gestito la situazione.
Al riguardo tocca dire un paio di cose: mai, al Tribunale di Teramo, anche per processi per reati più gravi (da un punto di vista giudiziario) si era arrivati a questo livello. Le considerazioni al riguardo possono essere diverse: il reato per cui i compagni erano processati, o il reato per cui Paska è recluso, possono aver fatto in modo, da parte degli sbirri, di prendere particolarmente “a cuore” (per usare un eufemismo) la questione. La presenza di un vice-questure aggiunto, come dirigente di piazza, raramente visto in tali occasioni (perlomeno in contesti territoriali), è potuta, dunque, servire all’uopo. Sta di fatto, che è un clima che, per la repressione e la reazione, ha il vento in poppa… ed anche gli sbirri si sentono sempre più legittimati a compiere nefandezze, consci di un clima di impunità politica e non solo, nei loro confronti.
Le considerazioni al riguardo possono essere diverse, partendo da quel che è avvenuto l’altro giorno (senza alcuna velleità vittimistica, ma solo con la descrizione dei fatti), la cui narrazione è stata traviata fin da subito dai mezzi d’informazione, per cui la velina questurina era già pronta e parlava, addirittura, di tre, fantomatici, agenti feriti…
Sta di fatto che, dopo una mezzoretta, i compagni riescono a salutare Paska che usciva col furgone della penitenziaria. Gli sbirri, anche in questa occasione, ancora fomentati dagli scontri, tornano in tenuta anti-sommossa, ma ne usciranno insoddisfatti tanto da ripartire mandando a fanculo i compagni dalla camionetta, come dei bambini capricciosi.
Nel frattempo, come detto, un compagno era stato portato in Questura, dove i solidali si dirigono dopo aver salutato Paska.
Il compagno verrà poi rilasciato solo diverse ore dopo, e dopo che gli viene notificato per giunta un’inspiegabile ed assurda denuncia per “Resistenza a pubblico ufficiale”.
Questo il racconto di venerdì scorso dentro e fuori il Tribunale di Teramo, che certo delle domande ce le lascia, vista la situazione, in generale e sul come muoversi le prossime volte, non solo in questi contesti. Ma ci lascia soprattutto la certezza, raccontataci dal compagno che ha potuto assistere all’udienza, che Paska è in ottima forma e saluta tutti e, in fondo in fondo, è la cosa principale e che maggiormente ci rincuora di tutta questa giornata.

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