L’arrivo di Salvini a Giulianova è previsto per il tardo pomeriggio del 2 febbraio. Fin dalla mattina, però, si respira aria di tensione, vuoi per gli articoli di giornali usciti in settimana che parlavano di pericoli per la giornata – visto anche che qualche mese fa era stato mandato all’aria un gazebo delle Lega in piazza a Giulianova, vuoi per il numero esorbitante di guardie presenti, con tanto di elicottero che volteggia in giornata per molto tempo sulla città. La notte prima, nel frattempo, nella piazza che avrebbe ospitato il Ministro, compaiono alcune scritte contro di lui e la sua politica.
Per la contestazione, invece, l’appuntamento è direttamente in piazza, per evitare che le persone vengano fermate ancor prima di raggiungere il luogo del comizio.
Così, individualmente o in gruppi, si cerca di raggiungere il luogo dell’appuntamento. Alcuni compagni (i più conosciuti) vengono fermati subito, altri riescono a passare per altre vie. I compagni fermati, vengono identificati ed iniziano le prime tensioni con le guardie. Poi i documenti verranno ridati. Alcuni riusciranno ad entrare nella piazza, altri verranno bloccati all’ingresso di essa.
Quando Salvini sale sul palco, le urla, i fischi e le contestazioni arrivano sia da dentro che da fuori la piazza.
Il leghista è costretto più volte ad interrompere il suo comizio per rispondere con le sue solite invettive a casaccio. A sto giro, indossa la maglia della locale squadra di calcio, e questa cosa, urterà non poco i veri tifosi, che capiscono la speculazione che lo sciacallo vorrebbe fare… ma stavolta non gli riesce. All’interno della piazza la situazione è un po’ più tesa: un cordone di celere cerca di isolare i contestatori, solo che in una piazza affollata non è poi così semplice. Da parte della celere e della digos iniziano gli spintonamenti, i calci, le mani sul volto e minacce varie ad ognuno individualmente. Un compagno viene buttato a terra, altre persone solidali si frappongono tra i contestatori e i poliziotti. Qualcuno si destreggia e riesce ad arrivare fin sotto al palco per urlare a Salvini che è un assassino di merda!
A quel punto la celere ha spinto quasi ai margini della piazza i contestatori, che scelgono di riunirsi con gli altri, onde evitare di rimanere isolati in balia dei bassi istinti polizieschi.
Ci si ricompatta ai bordi della piazza, dove nel frattempo erano continuati i cori, le urla, i fischi, gli insulti.
Ricompattati, si è un bel gruppone, partono cori decisi: “siamo tutti antifascisti/e siamo tutti antirazzisti/e”.
“Con tutti gli immigrati solidarietà, via Salvini dalle città” , “Odio la Lega” ecc…
Alla fine del comizio si riesce ad andar via quando lo decidiamo noi e come lo decidiamo noi, senza lasciare nessuno indietro.
Gli sbirri schiumano di rabbia per la contestazione diffusa che vi è stata durante la serata. Cercheranno viscide vendette, inseguendo qualcuno con la macchina e facendogli qualche multa pretestuosa e facendo passare i blindati della celere fuori la Casa del Popolo con alcune guardie che, dall’interno del blindato, facevano il gesto “suca” nei confronti dei compagni, ma a tali provocazioni, ovviamente, non si risponde.
La mattina seguente la visita del vice premier in una cittadina vicina, Atri, viene accolta con l’installazione di decine di mani che “escono” dal suolo della piazza e con un grande cartello che recita: «Ministro, sentiti libero di esprimere, qui con i tuoi elettori, idee disumane di società. Qui, tra questa mani che affondano, silenti come coloro che, in mare, hanno la testa nell’acqua. Coraggioso è chi mette in gioco la propria vita, non chi gioca con quella degli altri». Durante il comizio poi, qualcuno manderà a fanculo il vice premier e qualcun altro gli dirà che è un assassino e verranno allontanati dalla piazza. Ma qualcun altro riuscirà a lanciare anche qualche uova, che colpirà qualcuno in prima fila tra i leghisti astanti. Anche qui, diverse le persone identificate.
A mente fredda si riassapora il sapore agrodolce della giornata trascorsa.
Dolce perché, a contestare Salvini non c’eravamo solo noi, compagni e compagne, ma era un mix eterogeneo di persone che non credono e non sopportano più le infamie di queste politiche. C’era qualche migrante, qualche esponente della cosiddetta società civile, famiglie “normalissime”, ultras, lavoratori e studenti.
Dolce inoltre perché, un’organizzazione “fluida” della contestazione, ha fatto in modo che le forze dell’ordine non sapevano come gestire la piazza, con diversi gruppi di contestatori, dentro e fuori gli stessi fan salviniani. E questa cosa ha permesso una certa agibilità…
Ma c’è anche il sapore amaro per tanto altro che si potrebbe e si dovrebbe fare contro le barbarie che avanzano…
Di certo, questa giornata di lotta, ha mostrato che la narrazione salviniana non è inattaccabile, anche nei posti loro.
Con la rabbia, fantasia e determinazione, anche il re (o presunto tale) può diventare nudo!
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