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Una lettera da un operaio di Rolli

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera che ci è giunta da un operaio che lavora alla Rolli, dove i lavoratori sono in sciopero da inizio settimana. Per chiunque volesse scriverci, può farlo al nostro indirizzo mail laraje @ autistici.org , oppure presso: Associazione “fiore selvaggio”, c.p. 22, 64021 Giulianova paese (Te)

Ciao, da qualche tempo ho conosciuto questo sito, che ho visto che avete dato notizia delle vicende dello stabilimento alimentare di Roseto usando le parole giuste, secondo me. Vi scrivo queste righe per chiedervi se è possibile pubblicarle, nel caso che non siete contrari. Dunque abbiamo fatto cinque giorni di sciopero. Una cosa molto pesante per chi è sotto contratto in questi giorni, però finalmente, dopo tanti anni, siamo riusciti a fare forza. Gli stiamo facendo un mucchio di danni e questa volta il padrone (e tutti i sottopadroni, che ne sono tanti) non potranno fare finta di niente, non potranno trattarci ancora una volta come minorati. Purtroppo lo sciopero, quello a oltranza, l’unico sciopero che vale qualcosa, costa tanto e non solo in termini di soldi (pensate a chi questo mese, mono reddito e magari con figli, ci ha sacrificato 300 e passa euro).
Ho letto qualche giorno fa il vostro articolo, l’aria che tira e ho provato  a pensare a quello che voi dite che manca la coscienza di classe. Allora vi scrivo queste righe, che per noi, penso in questo memento sono importanti per far sapere certe cose. Soprattutto di quale è la posta in palio di questa lotta.
Voi dite che il problema è che non c’è più la coscienza di classe. Penso che questo è vero, ma penso pure che è inutile scervellarsi tanto per far capire quale è la coscienza di classe fra gli sfruttati e gli esclusi. Secondo me è più semplice fare vedere quale è la coscienza di classe dei padroni e di riflesso, per chi lo vuole capire, rimane molto più facile capire quale dovrebbe essere la coscienza di classe degli esclusi e degli sfruttati. Che esclusi e sfruttati tanto stiamo sulla stessa barca, alla fin fine.
Allora ieri come al solito il sindacato dei padroni, la Confindustria di Teramo sti’ bastardi, ha fatto scrivere sul quotidiano della Nazione che “gli operai scioperano contro i loro interessi” perché i contratti nuovi sarebbero di 1.200 euro al mese netto busto. E’ falso. Di Cosimo è riuscito a strappare la firma di un paio di operai su un contratto dove c’è scritto 6,33 euro a ora LORDI. Moltiplicate per otto ore, per cinque giorni e per quattro settimane e c’avrete un LORDO busta che non arriva a 1.100 per lavorare, con i turni, con i carrelli a -30 °C e con tutte le responsabilità del caso addosso al lavoratore e tutta la ricattabilità del caso da parte del nuovo padroncino o sottopadrone come lo volgiamo chiamare sto’ approfittatore. Quelli hanno firmato perché c’hanno problemi economici più degli altri e le famiglie gli hanno fatto più pressione perché avevano più paura. Allora sono o non sono dei RICATTATORI?
Il problema è che, come per gli scioperi dell’estate scorsa, la gente comune, specie quelli più esclusi, disoccupati e con più problemi, ci schifano e ci dicono che noi siamo dei porci, che non volgiamo lavorare e che adesso c’è la crisi e dobbiamo accettare. Questa è la cosa più brutta che ci dobbiamo affrontare e grazie ai giornali che dipingono gli imprenditori come angeli piovuti dal cielo che ci portano il pane. Invece è che sono tutti dei bastardi approfittatori e ricattatori che il pane se lo mangiano e fanno pure un sacco di danni. Basta vedere quello ceh hanno fatto alla Teleco Cavi, hanno rapinato legalmente il patrimonio per milioni di euro portati a Londra per le loro speculazioni finanziarie, sti’ maiali, con tutto il rispetto per i porci. Oppure andate a vedere alla Pompea di Atri, prima hanno usato i contributi pubblici, poi hanno preso baracca e burattini e sono andati in Serbia con tutti i macchinari pagati pure dalla regione. Ma gli esempi in Abruzzo (come tutte le parti) sono tanti, anzi tantissimi e non li vede solo chi non li vuole vedere.
Questa estate il nostro padrone dopo gli scioperi si è ricordato che c’aveva una fabbrica, è venuto giù e l’ha detto chiaro “gli stagionali si devono mettere in testa che devono prendere ottocento euro al mese”. Ottocento euro se ti va bene e fai il bravo. Dice che c’è la crisi e che sennò chiude. Tutte cazzate e non ci hanno mai dimostrato, carte alla mano, con i conti veri e non quelli legalmente truccati che presentano al fisco come stanno le cose e quali sono le reali prospettive di mercato. Ma vi voglio dire alcune cose di questo stabilimento.
A parte che è un collettore di voti di scambio, come tutte le fabbriche d’altronde, ben lottizzato fra i vari partiti. Ma questo adesso è il meno. In pratica questi stronzi parlano di crisi, di inefficienze e di sprechi addossando a noi operai le colpe. Perché non dicono che negli ultimi anni anno cambiato i manager interni perché facevano la cresta sulle forniture? Capito per quanti sottopadroni dobbiamo lavorare? Adesso la vera posta in gioco è che il padrone s’è rotto il cazzo (perché diciamocelo non è proprio all’altezza di coloro che l’anno fondato lo stabilimento) e vuole fare lo spezzatino dei vari reparti per darli in gestione a questi luridi approfittatori delle cooperative e ditte esterne per abbassare il livello salariale e venderselo al primo cinese che capita al prezzo che dice lui. Noi non ce l’abbiamo con i lavoratori esterni, ma è la solita guerra fra poveri a vantaggio di questi approfittatori e ricattatori che i giornali dipingono come santi in terra scesi dal cielo a nostra grazia. Non ci credete, tutte cazzate.
Oltre che a fare i buffi e le creste, la direzione aziendale e tutta la caterva di consulenti strategici sono loro che causano sprechi, inefficienze e perdite, ancor prima di fare i buffi legali a bilancio. Per esempio sono venuti gli anglosassoni della ASDA che se li sono rigirati come le calzette: prima gli hanno fatto credere che c’era la possibilità di vendere in tutto il mondo nelle catene di distribuzione del grande capitale come Mall, gli hanno fatto comprare una linea nuova (che adesso è ferma da due anni e continuiamo a pagarne il comodato d’uso, dico continuiamo perché alle fine lo facciamo col nostro lavoro), hanno aumentato i ritmi di lavoro e le paranoie all’inverosimile (minacce e terrore a go-go perché la maggior parte che lavorano sono persone deboli di carattere, ma è naturale in questo mondo di ricatti e corruzione, non è una colpa), hanno speso un mare di soldi per le certificazioni e poi quelli, gli inglesi figli di puttana, gli anno detto “mi dispiace, non ce l’hai fatta per un solo centimetro!”. E nel frattempo che stavano appresso agli inglesi hanno trascurato le forniture sul mercato francese, che è uno degli assi portanti delle vendite.
Ma questo era chiaro già prima, gli anglo-americani fanno così: prima ti fanno spendere, così vai in difficoltà e  te la prendi con gli operai. Così se gli operai fanno casino si sfascia tutto, se gli operai accettano comunque il polpo lo hanno ammollato. Vincono sempre strumentalizzando gli operai: comunque fanno, comunque vincono. Dopo qualche tempo il capitale internazionale torna è si compra il polpo cucinato. Vedete il caso della Teleco Cavi: hanno rubato il capitale, hanno chiuso la fabbrica e poi l’hanno riaperta. E se non la riaprivano gli sciacalli locali ci avrebbero fatto gli appartamenti residenziali. Sempre lo stesso schema. Questa è la loro coscienza di classe. Coscienza per la quale lavorano i giornali, i politici, i sindacati e soprattutto i consulenti aziendali di altissimo livello: gente che non si vede mai, ma che ordisce di fatto queste luride trame.
E su queste strategie, in particolare, c’è da dire una cosa: il valore si forma sullo scaffale del supermercato. Ovviamente ci lavora il bracciante, l’operaio e il facchino. Dei tre gli operai di fabbrica sono stati quelli che si sono avvantaggiati dello sfruttamento dei braccianti e dei facchini; per onestà questo lo dobbiamo dire. Ma la causa di questa guerra fra gli sfruttati sono sempre i padroni e il loro capitalismo: ne avvantaggiano alcuni a danno di altri, come per gli immigrati. Sono i padroni che fanno le guerre per le loro rapine in tutti il monto , per vendere armi e bombe e per creare masse di disperati pronti a tutto. Sono loro la causa.
Tornando a noi, ci sembra che il padrone, il signor Giampaolo, voglia ridurre il processo produttivo all’osso (cioè al confezionamento), esternalizzare il più possibile il resto del processo produttivo e fare business sul resto del processo del valore, cioè con le celle frigo. Infatti questo è un business molto più lucroso e meno rischioso: affittare le celle frigo alla GDO e alle ditte di gelati (che d’estate rendono moltissimo).
Alla faccia degli investimenti, del ruolo dell’imprenditore e tutte le cazzate che gli hanno riempito la testa della gente, specie dei più disgraziati che dicono “meglio stare dalla loro parte, anche se ci rubano, e sopravvivere, almeno campiamo”.
Allo stabilimento i primi a essere esternalizzati furono i lavatori delle linee. Adesso cacciano pure quella ditta per metterne un’altra a minor costo sicuramente, verso il livello di 8-900 euro al mese per un lavoro duro che stai sempre in mezzo all’acqua e alla merda da pulire, con la responsabilità personale a palla perché è un’azienda alimentare e ti possono ricattare alla grande; senza contare che vengono a lavorare da Pescara a proprie spese di viaggio. Il sospetto sarebbe che magari il padrone di questa ditta esterna non ha lasciato una buona stecca ai manager per la conferma dell’appalto, ma io credo che invece si tratta stavolta proprio del livello salariale: anche i lavatori devono scendere a otto-novecento euro.
Ora, una nota va fatta. Se partiamo dal presupposto giusto, secondo me, che una fabbrica è di chi ci lavoro e del territorio che se ne fa carico, allora quella persona, non faccio il nome, che si è prestata a fare il prestanome del Consozio Agricolo SALPA creato ad hoc per queste manovre, se tanto è una brava persona perché di fronte a certe scelte non ha detto ai suoi operai: guardate, ci chiedono di fare una cooperativa, adesso vi aiuto io a farne una, vi metto in mano il reparto e magari ci lavorerete voi e i vostri figli, con maggior controllo sul processo produttivo e sul valore che ci passa. Ma anche lui mi fa pena, perché non è più una persona umana, dopo quarant’anni è diventato una macchina, alla fine non ci capisce una cazzo del senso della propria vita. Però continua su questa strada e allora mi fa pure ribrezzo.
Per carità di patria, anzi di classe, non scrivo riguardo ai sindacati e ad altre inefficienze, perché comunque centinaia di persone e di famiglie ci mangiano e sopravvivono ancora e bisogna andarci con i piedi di piombo. Specie adesso che ci vuole il massimo dell’unità, perché stanno provando a spaccarci facendo leva su chi fra di noi ha più bisogno di tornare a lavorare e ha più paura. Purtroppo dobbiamo dire che i nostri bisnonni italiani, cento anni fa erano più avanti di noi: prima di partire con uno sciopero che poteva durare settimane, riempivano le case dei rioni con granaglie, viveri e tutto il necessario per sopravvivere durante la lotta. Ecco la misura della coscienza di classe!
Andateglielo a dire al signor Bonanni da Bomba, ex-segretario sindacale, che si cacciasse 20-30.000 euro dalle saccocce e li desse agli scioperanti Rolli che ne hanno bisogno per ogni giorno di mancato lavoro che hanno dovuto fare per lottare. Bastardo! Se ti vuoi lavare la faccia adesso è il momento! Andateglielo a dire alla CGIL che ci manda dei delegati indegni e che ha in mano il multimilionario business para-statale dei patronati! Porco dio!
Ma ripeto, non andiamo oltre per carità umana e di classe.
Insomma in futuro molti di noi saranno comunque esclusi dalla ristrutturazione del ciclo produttivo, e ce ne stiamo facendo una ragione. Ma il punto è che il processo del valore aumenterà, alla faccia nostra e di quelli che fra i popolo ci dicono male perché siamo porci che non vogliamo lavorare. Ma è colpa loro e nostra se televisioni e giornali ci pascolano nell’ignoranza e nella paura e ci abituano a comportamenti dannosi come uso massiccio di alcool, farmaci e droghe, consumi superflui e inutili, prostituzione, ci abituano alla corruzione dell’animo, alla sopraffazione, alla disumanità, all’orrore?
No, il lavoro non nobilita l’uomo. Il lavoro abbrutisce gli uomini e gli animali, che sono nati liberi, perché li rende entrambi bestie da soma.
Un collega in mi diceva che il più bravo imprenditore sta in Cina. Questo bastardo ha messo in pratica questo sistema: lui ha una fabbrica al piano superiore, al piano inferiore c’è il dormitorio e la mensa, a piano terra il casinò con le puttane. Come dire, del maiale non si butta via niente, magari quando lo sfruttato cinese crepa si vende pure le cornee e gli organi che ancora sono buoni.
Ma io dico: secondo voi questa è solo una cosa cinese? Ma se ci pensiamo meglio, non è tutto questo mondo globalizzato che è diventato un orrenda macchina di sfruttamento globale a tre livelli: PRODUCI, CONSUMA, CREPA. Porco dio, dov’è questo vostro dio?
In allegato vi mando un quadro di conti del gruppo rolli (Bilancio Rolli 2010-12) che siamo riusciti ad avere grazie a nostri amici laureati “emigrati” che lavorano in giro per il mondo, quindi sono i conti che vedrebbe un capitalista cinese o americano qualsiasi. Ora vogliamo dimostrare a tutti che questi imprenditori hanno fatto profitti puliti per 3-4 di euro all’anno. Quanti milioni hanno ammucchiato nei dieci anni passati quando la crisi non c’era? Perché dovremmo pagare noi per le loro cazzate e per la presunta crisi? Non hanno grano abbastanza per affrontare il mare grosso? Ma che razza di gente è? E che razza di gente siete voi che ci credete?
E’ dura, ma non molliamo. Spero che questa lettera serva a questa benedetta coscienza di classe, ma coscienza vera e pratica, non solo quella di preti e professori. Ciao.

Posted in critica radicale.

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