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UNA FUGA

15 marzo. “Stamattina mi trovavo a passare per via Gramsci a Giulianova paese con la mia macchina. Mentre guidavo vedo tre ragazzi di colore che correvano di gran lena, per fuggire come da qualcuno ed infatti, subito dietro, una volante dei vigili li stava inseguendo. La volante li raggiunge, si ferma, loro invertono la direzione della loro corsa e si trovano a correre nella stessa direzione verso cui stavo guidando.
Non ci penso due volte, gli faccio un colpo di clacson e gli faccio cenno di salire in macchina.
Capiscono al volo e salgono. Dei tre salgono in due. Il terzo probabilmente era fuggito in un’altra direzione. I due che salgono mi ringraziano molto e mi dicono che scappavano dai vigili che volevano fermarli, perché sono dei “parcheggiatori abusivi”, quelli che ti indicano un posto al piazzale nei pressi dell’ospedale di Giulianova e, se vuoi, gli dai qualche spiccio. Aggiungono, mentre raccontano del perché scappavano, che non c’è lavoro e sottintendono che per sopravvivere si adattano a far quello. Mi dicono di accompagnarli alla stazione, gli chiedo se alla stazione è tranquillo e mi rispondono di sì.
Così li accompagno dove mi hanno chiesto e li faccio scendere. Dopo un po’ vedo arrivare anche la macchina dei vigili, che probabilmente ci avranno visto o qualcuno c’avrà infamato. Faccio un po’ di strada e poi rigiro per vedere se li hanno fermati, ma davanti alla stazione vedo solo due agenti della polfer ed i vigili che fermavano gente a cazzo.
Dei due ragazzi che avevo accompagnato neanche l’ombra. Per fortuna! In cuor mio mi auguro che glie l’hanno fatta a svignarsela e così torno agli impegni della giornata.
Mentre rigiro in stazione incontro un amico che mi chiede come mai mi trovavo lì. Gli spiego molto semplicemente la situazione e mi dice: “effettivamente danno un po’ fastidio”… con riferimento ai ragazzi che fanno i “parcheggiatori abusivi”…
Non rispondo e me ne vado.
Il primo pensiero è, per esempio, se quando va all’ospedale di Teramo e parcheggia in quello schifo di costruzione a più piani, a pagamento, che ha rovinato una collina, ha lo steso fastidio e, soprattutto, lo stesso accanimento. Probabilmente no, così come per tante altre cose e situazioni.
E’ certamente più facile prendersela con gli ultimi di questa società, piuttosto che capirne e combatterne le cause che generano ingiustizia ed iniquità…
E me ne vado con un unico pensiero: vaffanculo alla legge ed a tutta la merda che ci mettono in testa!”

Questo racconto ci è stato inviato alla nostra mail. Chi vuol scriverci può farlo all’indirizzo: laraje@autistici.org

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