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Per un fronte unito antifascista

Posted in antifascismo.


Com’è bello far le foibe da Trieste in giù…

 

Anche noi, nostro malgrado, entriamo nella polemica riguardante la canzoncina che è stata fatta al corteo dell’altro giorno a Macerata. Non ne avremmo mai parlato, e non lo facciamo certo ora per l’attenzione mediatica che ha avuto. Ma è il caso di scriverne due righe per lo spartiacque che una polemica su siffatta facezia, segna.
Partiamo da un’ovvia considerazione: in assenza del “nulla” di scenico da segnalare dal punto di vista mass-mediatico (di cui in molti andavano alla ricerca), tutta l’attenzione si è concentrata su questa sciocchezzuola….
A dir la verità, c’è anche chi ha urinato, chi ha loffato e chi, addirittura, ha sonoramente ruttato… ma i solerti giornalisti, forse, non se ne sono accorti… sennò chissà quali articoloni sulla pubblica decenza…
Ma tant’è…. Qualcuno si è “macchiato” di quel coro. E quando c’è una macchia, si vuole subito sapere il colpevole. E via di illazioni più o meno fantasiose: sigle in un inglese maldigerito, fantasiosi mondi nord europei ed infine il fatidico nord est….
Insomma, la stampa nazionale, non sapendo di che cazzo scrivere, è andata avanti di cazzata in cazzata pur di avere un miserabile argomento su cui trovare oggetto di discussione.
Ma bastava che ce lo chiedevate a noi e ve l’avremmo detta la verità.
Su cosa?
Come su cosa? Sui cori, su chi l’ha fatti ed altre simpaticherie.
Perché noi lo sappiamo cosa dicevano quei cori e chi l’ha fatti.
Perché, molto semplicemente, l’abbiamo fatti noi!
Oddio, non proprio noi noi, che gestiamo questo sito; ma noi che la storia ed il presente un po’ lo conosciamo e sappiamo e scegliamo soprattutto da che parte stare. In poche parole noi, chiunque di noi, lettori, ascoltatori, compagni, uomini e donne di buon cuore, che sanno da che parte stare.
Riguardo le foibe, ad esempio, c’è ne sarebbe da dire, contro l’opera di revisionismo storico che stan facendo, non solo i fascisti, ma le istituzioni tutte. E servirebbe un articolo a parte per spiegarlo ed un articolo certamente neanche basterebbe. Per questo, sull’argomento, rimandiamo a questo scritto ben fatto che illustra diversi aspetti.
Quel che invece è premura di questo articolo è chiarire che se vogliamo fare dei passi in avanti, tocca che ci assumiamo delle responsabilità e ci rivendichiamo dei percorsi.
Argomentare un simil discorso, partendo da un coro, può sembrare troppo enfatizzato, e per degli aspetti lo è…. ma come metodologia ci illustra dei passaggi.
Ci spieghiamo. Il corteo di Macerata, con migliaia e migliaia di compagni e compagne, ha dimostrato non il suo carattere pacifico, ma la sua consapevolezza. La consapevolezza dei momenti in cui si agisce. Non perché si è amanti delle sfilate colorate, ma perché si ragiona (e non è detto che si arrivi sempre alla considerazione migliore) come e quando fare le cose. Per capirci: in molti che han ritenuto giusto fare quella manifestazione in quel modo, pensano sia giusto anche sprangare i fascisti e chiudere, con ogni mezzo, le loro sedi. Tanto per rimanere a tema. Questa è una consapevolezza che segna e determina i percorsi collettivi. In questa consapevolezza va inserita anche la vicenda di quel coro, nel saper rispondere, assumendosene le responsabilità, il peso ed il significato di quel che si dice.
Ribadendo sempre che di sciocchezzuola si sta parlando, ma ci da indicazioni metodologiche.
Per questo, nella burla del “giorno della memoria”, qualcuno o qualcuna che ha intonato quel motivetto sulla base musicale della Carrà, indirettamente ci ha chiesto un po’ a tutti noi, da che parte stiamo: dalla retorica statale che equipara fascisti a partigiani, che usa i mezzi d’informazione per diffondere queste menzogne, o dalla parte di chi, ieri come oggi (e diremmo soprattutto oggi) sceglie la via della resistenza all’oppressione.
Sicuramente chi ha intonato quel motivetto non pensava di alzare quel polverone, ma forse ci è servito per capire fino a che punto è arrivata la propaganda di regime. E quando, anche compagni e compagne, per una simil cazzata, vanno dicendo che è stato fuoriluogo, non capiscono che favoriscono quell’appiattimento con cui il fascismo avanza.
Quindi, ben venga il polverone che si è alzato, ma spetta a noi tutti diradarlo, con chiarezza e senza mezze parole, per continuare a costruire i percorsi contro ogni fascismo e razzismo. Contro ogni oppressione!

Posted in critica radicale.


Non è un problema di grammatica

I giorni scorsi, in un paio di frazioni di Isola del Gran Sasso, nell’entroterra teramano, son comparse diverse scritte contro i migranti, i centri di accoglienza, chi li gestisce e chi, politicamente, li sostiene. La vicenda ha avuto un grande eco e, forse, tanto clamore, giova più agli estensori di quei messaggi, che non allo sdegno per quel che è avvenuto. Tante volte, infatti, le lamentele continue (soprattutto da un punto di vista mediatico), corrono il rischio di avere l’effetto opposto, rispetto alle intenzioni di chi le fa. Un po’ come tutte le volte che ci si lamenta delle aggressioni fasciste, si passa per vittime (il che può essere anche vero), ma in un meccanismo comunicativo non si fa altro che rinvigorire le file dei nostri nemici, della loro veemenza (o presunta tale), della loro forza (o presunta tale).
Ritornando alle scritte ad Isola quindi, tutta la ridondanza e risonanza che hanno avuto, rischia di essere controproducente per chi il o i problemi vuole affrontarli seriamente e rischia di incentivare qualunque coglione che, con qualche scarabocchio da mentecatto, può uscire dall’anonimato della provincia. E purtroppo, come ad esempio abbiamo visto con l’incendio della palazzina che doveva ospitare i migranti a Colli del Tronto, in alcuni casi non si tratta solo di scarabocchi.
Questi avvenimenti sono di una gravità immane, sono il sintomo delle barbarie che viviamo, ma vanno affrontati bene, sapendo quel che si ha di fronte, senza sbraitare al vento o, peggio, su qualche giornale. Continued…

Posted in critica radicale.


Benefit Campetto Occupato

Posted in Campetto Occupato.


Ancora fogli di via

In questi giorni le caserme di diverse cittadine stanno notificando fogli di via da Giulianova, per il corteo che fu fatto ad ottobre in solidarietà al Campetto Occupato, incendiato un mese prima. Nello specifico, si legge, che durante il corteo furono fatti cori contro le forze dell’ordine, accesi molti fumogeni (alcuni dei quali lanciati in direzione degli sbirri stessi), furono fatte scoppiare diverse bombe carta e furono fatte scritte sui muri. Al momento non sappiamo quanti sono o saranno i fogli di via. Per certo, questi fogli di via, si andranno ad aggiungere a quelli già notificati da Teramo qualche mese fa. L’invito, per chi dovesse riceverlo, è quello di farsi sentire e parlarne collettivamente. Perchè, in ogni caso, nessuno verrà lasciato solo. Perchè, in ogni caso, non ci fermeranno mai!

Posted in repressione.


Dieci anni

Dieci anni fa, usciva il numero 0 di F(r)eccia – pagine di anarchismo e critica radicale, grazie ad un piccolo gruppo di compagni. Per i primi quattr’anni, il giornale, è stato un mensile diffuso solo sul cartaceo e distribuito in tutta Italia… a chi lo chiedeva, ovviamente. Per il restante tempo, il mensile si è trasformato in questo sito, continuando a fare quel che faceva prima. Per questo giornale dei compagni son stati indagati e processati per “istigazione a delinquere” e “propaganda sovversiva” (reato, quest’ultimo, che è stato tolto dal codice penale). Per i dieci anni, riproponiamo la copertina del numero 0 e l’articolo che introduceva queste pagine, perchè, in fondo in fondo, quel che ci muove è lo stesso da cui partimmo…

LUNGA VITA ALL’ANARCHISMO

F(R)eccia nasce dalla situazione del Laboratorio Anarchico “Il Mulino” a Montorio al Vomano (Te), tant’è che queste pagine sarebbero dovute uscire mesi addietro, ma perquisizioni, sequestri e vicissitudini varie ne hanno complicato di volta in volta la realizzazione. “Il Mulino” nel frattempo è stato fatto chiudere dai vari apparati statali, in sintonia tra loro, con la spinta essenziale della questura di Teramo. Continued…

Posted in anarchismo, critica radicale.


Via da qua!

I mezzi di informazione del regime democratico ci mostrano continuamente un nemico (immigrazione, terrorismo, criminalità) con l’arroganza di farci credere che leda le nostre Libertà.
Ma chi realmente mette a repentaglio la nostra Libertà?
Di che Libertà stiamo poi parlando?
Parola d’ordine del periodo in cui viviamo è sicuramente SICUREZZA.
In particolare l’attuale ministro dell’interno Minniti ha stipulato un omonimo decreto. Questo, dando più potere in mano a sindaci e questori, permette loro di limitare realmente la libertà, attraverso l’uso del FOGLIO DI VIA e del DASPO URBANO, delle persone ritenute “indesiderate” e “pericolose”, bandendole da alcune zone della città per periodi più o meno lunghi. Non importa che tu sia un compagno, un uomo, una donna, se ti stia ribellando per scelta individuale, collettiva o per istintiva resistenza: se porti calore, saluti e musica ai detenuti di un carcere, se rispondi a tono ai soprusi delle guardie per strada, se ti beccano a rubare pioveranno fogli di via, obblighi di dimora, restrizioni domiciliari e controllo sempre più oppressivo e tecnologizzato.
Un ottimo mix di politica anti-degrado (pulizia) e di politica anti-criminalità (polizia).
Cosa si nasconde sotto tutto questo?
Una guerra.
Una guerra portata avanti contro chi vive in maniera non concessa dal capitale.
Una guerra che crea solitudine tra le persone e spezza in anticipo qualsiasi forma di solidarietà.
Una guerra cavalcata da nazisti, fascisti e squadristi di ogni sorta che fomentano l’ odio razziale.
Non a caso a Spinetoli, nella notte di capodanno, è stata incendiata una palazzina destinata ad accogliere ragazzi migranti.
Allora chi è realmente il nostro nemico?
L’ indifferenza porterebbe a rendere normale tutto questo e resistere all’ennesima cancellazione delle poche libertà che ci rimangono da difendere è un dovere che come compagni e compagne sentiamo.
Non vogliamo essere portati via da qua né essere costrette a rimanere! Proprio come vorremmo fossero liberi di muoversi e migrare i tanti e le tante che da sempre attraversano mari, deserti e montagne, ognuno con il proprio motivo.

DOMENICA 21 GENNAIO ORE 18

INCONTRO E DISCUSSIONE CON LA RETE EVASIONI (Roma) PIU CENA OFFERTA LIBERA

CASA DEL POPOLO GIULIANOVA
Corso Garibaldi 117

Posted in casa del popolo, repressione, volantini e manifesti.


Il governo dei sapienti

Nella trilogia platonica, dopo i dialoghi “Teeteto” e “Sofista”, c’è il “Politico”, in cui il filosofo greco antico ricerca la definizione di colui che sia realmente l’unico in grado di governare la polis. Costui si distingue dal “sofista” per identificarsi tout court con il filosofo. Una forma di governo oligarchica quindi, una sorta di timocrazia fondata sul sapere, sul suo onore, che proprio in base alla sapienza – e la conseguente rettitudine – attribuisce ai sovrani filosofi il compito di governare.
Un uso, per dirlo in parole povere, specialistico della cosa pubblica, la cui gestione rimane affidata nelle mani di pochi, molto pochi. La visione platonica di ciò si argomenta intorno all’assioma che determinati soggetti abbiano le capacità, derivate dal loro grado di conoscenza, per la corretta gestione della vita pubblica di chiunque.
Un governo, insomma, in mano a dei specialisti del settore…
Un po’ come avviene ai tempi nostri per molte tematiche che riguardano la vita e le problematiche con cui abbiamo a che fare tutti i giorni. Certo, il parallelismo può sembrare azzardato (e molto probabilmente lo è), ma concettualmente ci permette di ragionare su due termini cardini di questa speculazione filosofica: la specializzazione di alcuni e la deresponsabilizzazione di tutti gli altri. Continued…

Posted in critica radicale.


En tu memoria

Il 2 gennaio 2005 muore il compagno Xosé Tarrio. Xosé Tarrío González era nato nel 1968 a La Coruña, in Spagna. A 11 anni è entrato in collegio per motivi familiari, ma è riuscito a fuggire diverse volte. A 14 anni per dei piccoli furti è stato condannato alla permanenza in un riformatorio, dal quale è evaso in diverse occasioni. Fino ai 16 è rimasto in un riformatorio speciale su ordine del giudice. A 19 è entrato in carcere per scontare un piccola condanna. Da allora è stato costretto a subire le più inaudite vessazioni nelle sezioni speciali delle carceri spagnole, le cui bestiali condizioni hanno condotto Tarrío ad accumulare condanne su condanne per un totale di 71 anni di carcere. Il compagno è stato uno dei primi a sperimentare sulla propria pelle le torture fisiche e psicologiche applicate nei Ficheros de Internos de Especial Seguimientos (F.I.E.S. – Schedari dei Reclusi di Trattamento Speciale), sezioni speciali all’interno delle carceri speciali, istituite dal partito socialista spagnolo. E’ stato liberato nel maggio del 2003 dopo aver trascorso 16 anni di carcere, dei quali oltre 10 in isolamento nel regime FIES di primo grado. Nuovamente arrestato nel settembre del 2003, nonché ferito, ha dovuto subire una nuova sessione di pestaggi all’ingresso. Nel giugno del 2004 la sua salute è peggiorata sia per l’Aids giunto alla fase terminale che per un infarto cerebrale che i medici del carcere diagnosticarono come un’influenza. Molto tardi, solo il 28 giugno, è stato ricoverato in ospedale. Qui lo dimisero subito, ma furono costretti a ricoverarlo di nuovo l’8 luglio per la paralisi della metà del corpo, perdita della memoria e della capacità di parlare. Da sottolineare che i secondini hanno continuato a torturarlo anche in queste condizioni, mantenendolo ammanettato al letto dell’ospedale. Solo il 17 agosto gli è stata concessa la libertà condizionale, ma da allora è sempre rimasto in ospedale.
In coma profondo dal 20 ottobre, è morto il 2 gennaio 2005.
E’ morto di carcere! Continued…

Posted in anticarceraria.


Troppo poco!

Durante i giorni festivi collegati al Natale, a Teramo hanno creato gran scalpore diverse scritte comparse in città, in particolar modo una fatta sulla facciata di una chiesa in centro. Un po’ tutti si son aizzati contro gli anonimi che hanno compiuto tale azione: mezzi d’informazione locale (con prime pagine disperate), blogger ex-sbirri (che han mantenuto in toto la propria vocazione) e le voci sgomente e rancorose al tempo stesso, di fedeli e non solo, colpiti proprio nei giorni delle loro “sante” festività.
A questa platea ansimante di portare i responsabili al patibolo, noi, ovviamente, non ci uniamo.
In tutta sincerità non ci interessa niente sapere chi siano stati i “peccatori”, e nè tantomeno lo sappiamo. Ed ovviamente non dobbiamo parlare o rispondere per nessuno. Quelle frasi
parlano e rispondono per se stesse, da se stesse.
Nell’argomento, nel dibattito o nella canea (che dir si voglia) ci entriamo solo per porre l’attenzione su un aspetto: gran parte dell’indignazione generale si è concentrata sul fatto che, imbrattando una chiesa, si sia colpita, in un qualche modo la “storia”, la sua sacralità, del luogo, di quel che rappresenta, la sacralità della sua storia.
A tutti questi storiografi del sacro ed esegeti di luoghi di culto, verrebbe fin da chiedere se realmente conoscono la storia, visto che si ergono a sua custode. La storia della chiesa, dell’istituzione ecclesiale, come si è sviluppata, come si è espansa, quel che ha imposto, la sua violenza e crudeltà, sul corpo e sulla mente. I suoi possedimenti, le ricchezze materiali, la sua ipocrisia. Non certo del luogo specifico, ma di quel che rappresenta, di quel che è, della sua storia, appunto.
Beh, forse, tra quella folla che da una settimana a sta parte, chiede a gran voce, con la bava alla bocca, che i responsabili siano portati in pubblica piazza ed esposti alla pubblica gogna e subiscano le torture dell’inquisizione….
Forse, dicevamo, anche tra di essi, se conoscessero realmente la storia, qualcuno arriverà a pensare che, proprio la chiesa, proprio per la sua storia, non merita alcun rispetto, e non il contrario.
E, in fondo in fondo, qualcuno arriverà a pensare che una scritta, proprio contro la chiesa, è anche fin troppo poco…

Posted in critica radicale.