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Con Silvia e Anna

Due nostre compagne, Silvia e Anna, sono in sciopero della fame nel carcere de L’Aquila, per la condizione detentiva a cui sono sottoposte.
Nel carcere aquilano, la gran parte dei detenuti/e sono in regime di 41 bis, un regime ancor più afflittivo e con maggiori restrizioni rispetto alla “normale” detenzione.
Le nostre compagne, pur non stando in 41 bis, ma in un regime carcerario definito AS2 (alta sicurezza), sono costrette a subire lo stesso tipo di detenzione come fossero in 41 bis.
Perché la galera aquilana é finalizzata a quel tipo di tortura istituzionalizzata che é appunto il 41 bis.
SOLIDALI CON SILVIA E ANNA
IN SCIOPERO DELLA FAME.
CHIUDERE L’AS2
NEL CARCERE DE L’AQUILA

Posted in repressione.


No Snam in Tribunale

E’ stato fissato per il prossimo 12 settembre, al tribunale di Sulmona, la prima udienza contro due compagni per il corteo NO SNAM del 21 aprile dello scorso anno nella città ovidiana.
Del corteo già vi avevamo parlato. Vi avevamo detto di come le guardie si erano comportate e della risposta convinta della piazza, alla provocazione sbirresca. Vi avevamo detto di come vi era stata anche una lettera aperta al Movimento No Snam, dopo quella giornata. E di come già vi erano stati dei fogli di via da Sulmona, in seguito a quegli episodi.
Ora, due compagni sono alla sbarra. Uno accusato di imbrattamenti durante il corteo e resistenza durante il fermo, un altro per “minacce a pubblico ufficiale” perché, a detta delle guardie, voleva impedire che il proprio compagno fosse fermato.
Bene, la risposta convinta della piazza alla celere che senza motivo attaccò la manifestazione, la solidarietà mostrata in quell’occasione, solidarietà bella, genuina, di cuore, dovrà anche esserci nella fase processuale contro i compagni.
Perché nelle lotte, la repressione, purtroppo, entra spesso a farci parte.
Imparare a farci i conti. Imparare a ragionare come affrontarla, individualmente e collettivamente.
Farne situazioni per rivendicare le nostre battaglie e rilanciare le nostre istanze..
Sono occasioni che non dobbiamo lasciarci sfuggire ed usare per contrattaccare il nemico, anche laddove esso si sente invincibile e ci crede sottomessi alla sua mercé.

Posted in repressione.


Quando i Potenti si fanno la guerra…

La questione della (ormai paventata, perché sembra rientrata, ma staremo a vedere…) chiusura del traforo del Gran Sasso, è tutta una lotta intestina ai vari poteri, che usano le problematiche e le necessità di migliaia di persone, per entrare in combutta tra di loro.
Strada dei parchi, Ruzzo Reti, Laboratori di fisica nucleare, Magistratura, Politica Statale.
Questi i soggetti, principalmente, di cui si sta parlando.
Strada dei Parchi aveva annunciato la chiusura della galleria paventando un rischio di “reiterazione del reato” per quel che ha causato e causa al bacino idrografico. In tal modo però, ricattando gli altri Poteri, sapendo che tale decisione avrebbe avuto ricadute sul tessuto sociale e ciò sarebbe stato usato come arma di negoziazione. Come, d’altra parte, sta avvenendo in queste ore.
La decisione di Strada del Parchi, ovviamente, non avrebbe in alcun modo influito o risolto sugli annosi problemi che il traforo del Gran Sasso provoca.
Ma sarebbe stato solo un immenso problema per le migliaia di persone che ogni giorno all’alba vanno nell’aquilano a lavorare, e viceversa. E per chiunque avrebbe dovuto attraversare la dorsale appenninica.
Una vera e propria speculazione politica quella che Strada dei Parchi voleva e vuole mettere in campo, quindi.
Però, a tal proposito, tocca fare anche un’autocritica. Non proprio “auto”, ma più in generale.
Su un modo di impostare la “lotta” di cui abbiamo parlato in varie occasioni. Anche ad esempio in relazione al corteo di Teramo sul tema.
Per anni, fino ad oggi, in molti hanno affidato la lotta contro le nocività che creavano il sistema integrato Laboratori-autostrada, al potere giudiziario. Ricorsi, denunce, esposti e via discorrendo…
E la Magistratura, in alcuni casi, ha fatto e fa il suo corso.
Come ha fatto in passato con il sequestro, temporaneo, di parte dei Laboratori e come potrebbe fare, perché no?, con l’autostrada…
E qui sorge il problema: perché il nostro vivere quotidiano è totalmente immerso di alcune necessità (come ad esempio in questo caso la fruibilità di quella autostrada), che farne a meno sarebbe un problema, grande.
Ma questo avviene anche, e soprattutto, laddove le nostre istanze, le nostre lotte, i nostri bisogni, vengono delegati a strutture, poteri altri.
Cosa può saperne, ad esempio, la Magistratura di quelli che sono i nostri veri bisogni?
Di come una situazione può darci o toglierci qualcosa?
Di come una decisione può interferire positivamente o negativamente sulle nostre vite?
Di quali sono i passi che una lotta, reale, compirebbe di volta in volta contro gli oppressori ed i devastatori?
A tali domande, solo chi vive i territori e ne conosce le problematiche può dare delle risposte.
Non chi vorrebbe o potrebbe farlo per noi.
Non chi fa speculazioni (come avvenuto in questo caso) per i propri interessi, sulla pelle di tutti noi.
Perché quando i ricchi ed i potenti si fanno la guerra (come in questo caso per quanto riguarda la chiusura del traforo) sono sempre i poveri a rimetterci….
E se invece, la guerra poi adesso cominciamo a farla noi?

Posted in critica radicale, nocività.


Cronaca di un pomeriggio in provincia

Partiamo da una premessa: questi tempi, oltre una buona dose di coraggio e di cuore, necessitano di perspicacia e cercare di capire la situazione e la sua evoluzione, molto spesso in negativo.
Questa premessa per raccontare brevemente la giornata, per ragionare laddove la struttura che pare inattaccabile, invece ha o può avere delle crepe.
Salvini quindi, a distanza di qualche mese, torna a Giulianova. Stavolta sia per le elezioni europee sia per il candidato sindaco locale. Per la contestazione, stavolta, si scegli di stare più uniti e di darsi appuntamento in una piazza, centrale, vicina al luogo del comizio leghista. Con tutti i rischi che tale scelta comporta: in primis essere molto controllabili dalle forze dell’ordine. In caso contrario, ovvero senza dar un “ritrovo” per chiunque, come avvenuto la scorsa volta, si può privilegiare l’agibilità, ma a scapito della compattezza….
Vabbè scelte, in ogni caso tentativi da provare soprattutto in relazione alla premessa fatta pocanzi.
Quando si è un certo numero, quindi, si decide di muoversi verso il comizio, prendendo una via laterale.
A questo punto giova sottolineare come la città fosse totalmente militarizzata, in ogni angolo. Con strade chiuse, reparti mobili di polizia, carabinieri e finanza (anche con unità cinofile) e decine di uomini in borghese. Con posti di blocco e controlli, a partire dalla stazione dei treni e dei bus. Ed in piazza un palco da concerto montato per l’occasione e smontato in nottata.
Quindi, anche la via laterale, dopo un breve tratto, viene raggiunta dagli sbirri in borghese che iniziano a rincorrere i compagni. Ne esce qualche strattone da parte delle guardie, che poi vengono subito coadiuvate dai reparti mobili che in poco chiudono i compagni in una strada.
Qui ci rimarranno un paio d’ore. Giusto il tempo, guarda caso, che inizia e finisca lo spettacolino leghista.
Nel frattempo i fermati intonano qualche coro e dei discorsi al megafono che incuriosiscono e raccolgono anche gli applausi dei passanti che si fermano a sentire. Discorsi sulla situazione sociale e su quel che stava avvenendo in quel momento.
Finito il teatrino leghista, anche il cordone poliziesco attorno ai compagni, guarda caso, si dissolve; dopo aver riconsegnato i documenti a chi era stato preso.
Non in tutti i contesti avvengono queste dinamiche. Per vari motivi: questioni di forza, situazioni conflittuali presenti nel territorio che fanno presagire alle guardie qualche situazione e via discorrendo.
Ma anche laddove ciò non avviene, bisogna iniziare a pensare che il chiudere i compagni o i contestatori in generale, a centinaia di metri di distanza di un eventuale evento (corteo, comizio, manifestazione, ecc…) inizia ad essere un’abitudine.
D’altronde, con i mezzi di cui dispone lo Stato, che in questo periodo non si fa problemi ad utilizzare copiosamente, quest’operazione di controllo capillare, risulta senza dubbio facilitata.
Basta pensare che per una piccola cittadina coma Giulianova, un dispositivo poliziesco, così ampio e numericamente copioso, raramente si ricordava. Ed in relazione a ciò, si possono fare varie considerazioni: dopo la contestazione della scorsa volta ed in previsione delle imminenti elezioni europee, non si voleva, probabilmente, alcuna contestazione…. Questioni di propaganda.
È certo, però, che con tali dispositivi dovremo farci necessariamente i conti.
Per come aggirarli, come combatterli, come creare narrazioni e situazioni differenti.
Anche se la sfida, visto ciò che ci si pone sempre davanti, sembra improba.
Ma le decine di persone che si son fermate a solidarizzare con i fermati ieri, che han fatto applausi, hanno intonato cori con loro, stanno lì a dirci che forse così improbabile non è.
E come ci ha detto un signore anziano in piazza, prima del presidio, che tanti poliziotti non li aveva visti mai: “se ci sono così tanti sbirri, vuol dire, che chi è venuto a parlare, ha paura e non si sente poi così sicuro…”
Bene, che le paure e le insicurezze, vengano rispedite quindi al mittente, con maggior vigore.
Come fare ciò, spetta a noi tutti e tutte. Ragionandoci, facendo tentativi, rischiando di sbagliare, trovando crepe nel muro che sembra inscalfibile.

Posted in antifascismo, antirazzismo, qui è altrove.


Bloccata sede Fratelli d’Italia

Da quanto riportato dai giornali locali, sarebbe stata sabotata, la sede di “Fratelli d’Italia”.
Con colla sulla porta e nella serratura della sede.
In giornata la sede avrebbe dovuto ospitare un incontro elettorale del pronipote del duce.
Sempre dal quotidiano, si annuncia una contestazione per la visita di Salvini il giorno seguente.

Posted in antifascismo, antirazzismo, azione diretta.


Sempre a testa alta!


Chieti, 26 gennaio 2018

Compaiono delle scritte su alcuni muri della città, contro il voto elettorale, contro la delega e contro il fascismo, rivendicate tramite una A cerchiata. Il periodo, infatti, è quello delle elezioni nazionali.
Nei giorni a seguire e per più di un mese, la stampa porta avanti una crociata contro gli anarchici, insieme al sindaco che esorta la digos, in più interviste, a stanare e denunciare i responsabili.
Mesi dopo, queste denunce arrivano veramente a due compagnx: il processo inizierà il 9 maggio.

Ma facciamo un passo indietro.
Chieti è storicamente una città borghese e fascista e qualunque tipo di ribellione è sempre stata soffocata dando, al contrario, pieno spazio e legittimazione ai fascisti. Appoggiati da un sindaco che ha dimostrato una concreta vicinanza all’estrema destra,scendendo pure in piazza con loro contro i migranti. I giornali, non da meno, si prestano al gioco dei fasci, del sindaco e della digos: la questura ordina e i giornalisti eseguono. Siamo infatti venuti a sapere (in anteprima) delle denunce su “il Centro”, il giornale locale. Il messaggio è chiaro: gli anarchici in questione sono degli sconsiderati, vandali, nemici della città, deturpatori del centro storico. Detto ciò, non pare così strano che per delle scritte abbiano messo su questo teatrino.
Ma lo sappiamo, qualunque forma di ribellione cerca di essere sedata dallo Stato e dal suo braccio armato con denunce e arresti. Non ci riusciranno. I focolai di rivolta ci sono in Italia e in tutto il mondo e a noi tocca continuare a farli ardere.

Per quanto riguarda il processo, in quanto anarchiche e anarchici, non c’importa nulla dell’innocenza o della colpevolezza dex compagnx, quello è un giudizio che non ci appartiene, che rigettiamo e che lasciamo all’infamia dei giudici.
Vogliamo sia chiaro che, in questi tempi bui, l’azione diretta, anche la più piccola – come in questo caso – va supportata. Cogliamo così l’occasione per mandare un saluto e un abbraccio solidale ai compagni condannati per l’operazione ‘Scripta Manent’, ai compagni dell’operazione ‘Panico’ che, per altro, riceveranno la condanna in primo appello proprio il 9 maggio, a quellx dell’operazione ‘Scintilla’, ‘Renata’ e a tuttx x compagnx che dentro e fuori le galere combattono contro lo Stato.

Per aiutare x compagnx a far fronte alle spese legali, il 7 maggio ci sarà un benefit a Pescara presso SpazioPiù, in via del Santuario 156.
( https://www.facebook.com/events/614487322353165/ )

Sempre a testa alta!
Tutte libere! Tutti liberi!
Per l’Anarchia!
Anarchiche e Anarchici

Fonte: https://transumanze.noblogs.org

Posted in repressione.


Liberazione

Nel tardo pomeriggio del 25 aprile, qualche solidale torna fuori le mura del carcere teramano di Castrogno.
Non a caso in questa data: sia per il significato più ampio che si vuole e si deve dare alla parola “Liberazione”, sia perché, per i detenuti, i giorni di festa sono i momenti in cui si acuisce maggiormente la condizione detentiva. Infatti, da anni, fuori il carcere teramano vengono portati saluti ai carcerati in questi giorni, sia in forma di presidio, sia con saluti più brevi. Anche nei 25 aprile, come si può vedere in questo video. E come avvenuto lo scorso anno, in cui, a Castrogno, c’era anche il nostro fratello e compagno Paska.
Proprio per quel presidio, tra l’altro, nelle ultime settimane sono arrivate oltre trenta denunce e decine di fogli di via, che si vanno a sommare a quelli datici negli ultimi anni, anche per i presidi al carcere teramano.
E sì, perché di carcere di non si deve parlare e il carcere non si deve criticare.
Eppure, proprio in relazione alle bestiali condizioni detentive di Castrogno, prima fra tutti il sovraffollamento tornato a livelli altissimi, i tentati suicidi delle ultime settimane, la prossima settimana vi sarà un’interrogazione parlamentare.
Non che ciò abbia, per chi sta scrivendo, qualche rilevanza. Ma sta ad aggiungere tasselli al quadro desolante e drammatico che la struttura detentiva rappresenta.
Che la repressione e chi la manovra, non vuole che tale abominio venga chiamato per quel che è, e combattuto di conseguenza. E quindi giù via con denunce e misure restrittive.
Ma ciò non ferma la solidarietà!
È spesso avvenuto in passato, anche recente. Ed è avvenuto anche stavolta.
Qualcuno quindi anche questo 25 aprile è andato fuori quelle mura. Dalle finestre delle celle decine e decine di detenuti sporti fuori a guardare. Grida e urla reciproche di solidarietà. Qualche frase scambiata sulla condizione detentiva, grida di libertà e di ringraziamento per chi, nonostante tutto, con costanza e determinazione, continua a portare solidarietà ai detenuti. E poi botti e fuochi d’artificio.
Perché non vi è liberazione, se non dalla società dell’oppressione e della reclusione.
Per continuare nelle lotte e nei legami solidali.
Anche in queste giornate, soprattutto in queste giornate, ma anche in tutti i giorni.
Nonostante il clima che si respira in giro e la repressione che vorrebbe zittirci….
Ma non ci riesce!

Posted in anticarceraria.


Presidio al Carcere de L’Aquila

Posted in anticarceraria.


PaSquat

Posted in anticarceraria, Campetto Occupato.


Cena di autofinanziamento

Posted in Campetto Occupato.