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Giornata anti sgombero

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15 Agosto Presidio al Carcere di Teramo

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Ferrhardcore FEST

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TUTTI LIBERI

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Cineforum al Campetto

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E’ anche qui! E’ ovunque!

In Salento, in queste settimane, l’opposizione al Tap (il gasdotto che porterà in Italia il gas dell’Azerbaijan) sta portando a situazioni di scontro con le forze dell’ordine poste a presidio delle zone del cantiere, della distruzione del territorio e delle piante che l’hanno nutrito per secoli.
Sempre in questi giorni un servizio televisivo andato in onda sulle “Iene” ha mostrato parte di quel che avviene nei Laboratori del Gran Sasso, l’acqua che ci fanno bere con l’ultimo eclatante caso avvenuto mesi fa. Al riguardo anche noi avevamo scritto un articolo ed ovviamente, preferiamo linkarvi questo.
Due facce della stessa distruzione, del sistema capitalistico che fagocita risorse a discapito di chi vive i territori, sulla pelle di quest’ultimi. La stessa distruzione avallata e foraggiata dalle istituzioni e permessa dai controllori dell’ordine sociale.
Due facce della stessa ondata di sdegno che in questi giorni sta provocando in tanti, in tantissimi, la volontà di reagire. Perché vedere tali soprusi non può lasciare indifferenti.
Molto spesso, però, quando si parla di devastazioni ambientali, per uscire dall’impasse “del proprio orticello”, si preferisce dire e sostenere, a ragione, che una determinata opera non vada fatta né lì, né altrove. Ed a ragione ciò viene sostenuto, altrimenti si rimarrebbe in un discorso localistico, facilmente aggirabile anche dal potere, con il collocamento della devastazione in luoghi dove essa incontrerebbe meno resistenza, ma i cui effetti nefasti sarebbero sempre sulla pelle di tutti. Tante volte però questo discorso trova con difficoltà riscontri pratici, con i quali la lotta può svilupparsi con forme di resistenza simili a quelle che avvengono in territori direttamente interessati.
Ma per quanto riguarda il gasdotto che porterà in Italia il gas dell’Azerbaijan, esso, dopo esser sbarcato sulle coste salentine, si ricollegherà alla rete SNAM nazionale, con (parlando del territorio abruzzese) l’intenzione di installare una centrale a compressione gas a Sulmona ed un tracciato che attraverserà tutta la fascia appenninica, altamente sismica, tra l’altro.
Ci vuole poco quindi per capire che il discorso no al TAP, né in Salento né ovunque, trova riscontri pratici anche nei luoghi che viviamo noi. Ci vuole ben poco per capire che i responsabili di questa ennesima devastazione sono ben identificabili anche oltre il territorio salentino. Ed il riconoscimento e l’attacco contro tali responsabili sarebbe un atto di solidarietà nei confronti di chi si sta realmente opponendo e resistendo, ben al di là dello sdegno che qualche immagine televisiva ci propina.
E lo stesso discorso vale per quel che concerne i Laboratori del Gran Sasso. E tocca farlo questo ragionamento prima che il consumo dello sdegno mediatico (dovuto al servizio televisivo) scemi e ci continuino ad avvelenare impunemente. I Laboratori del Gran Sasso hanno mezzi e responsabili, così come la Asl di Teramo ed il Ruzzo… se abbiamo qualcosa da dire e da fare soprattutto, a loro dobbiamo rivolgerci.
Perché chi sta resistendo in Salento ci sta mostrando chiaramente, con coraggio e dignità, che né le istituzioni né alcuna autorità potrà fermare queste devastazioni. Anzi, autorità ed istituzioni, ne sono i fautori ed i più strenui difensori. Mentre chi vi si oppone è chi si organizza, dal basso, e lotta in prima persona, mettendosi in gioco. Se vogliamo fare un atto di solidarietà nei confronti di chi sta lottando, i loro aguzzini si aggirano anche dove viviamo noi. E sono anche i nostri aguzzini. E staremo facendo un atto di resistenza anche per i nostri territori, un atto di libertà anche per le nostre vite.

Posted in critica radicale.


Maria Nikiforova

Fino a dove spingere il processo rivoluzionario quando questo non porta ad un cambiamento al vertice dello Stato?
Quando gli operai si stanno impossessando delle fabbriche e i contadini delle terre, come fare affinché la sedia del potere resti vuota e soprattutto le sue gambe vengano frantumate?
Che fare quando la controrivoluzione arriva da ogni parte?
Come riconoscere i falsi amici tra i rivoluzionari dalle intenzioni tuttavia sincere?
Seguiamo il percorso di Maria Nikiforova, non per rallegrarci delle sue alte gesta militari, ma come un’esperienza di situazioni piene di sconvolgimenti rivoluzionari e di difficoltà, come una finestra per affrontare una storia fatta da una successione di possibili non necessariamente accaduti

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Dal carcere di Teramo

Ciao compagni! Avevo intenzione di farvi, attraverso uno scritto, un quadro generalesulla reale situazione delle carceri, ma anche questa volta non posso che concentrare questa mia su quanto accaduto nelle ultime settimane.
Come sapete il mio povero Abruzzo è stato messo in ginocchio dalla neve e dal terremoto e la provincia di Teramo ha pagato un prezzo altissimo. Sono stati giorni al limite dell’assurdo e ad oggi ancora non si torna ad una completa normalità. La nevicata record ha causato un black-out generale ed è saltato tutto. Niente luce, niente termosifoni, niente acqua calda, no pasti caldi e zero corrispondenza. Per diversi giorni siamostati dentro un cubo di ghiaccio con una temperatura esterna, ma anche interna, attorno ai -6°. Il carcere di Castrogno (Teramo) sembrava una vecchia prigione della Siberia.
Credevamo fosse finita lì ed invece il 18/1 tre terribili scosse ci hanno fatto temere il peggio. Una sequenza paurosa.
A causa della neve caduta e il freddo pungente non era possibile andare al campo o ai passeggi, pertanto l’unica alternativa era restare in sezione. Il clima che si respirava era di un’imminente tragedia. Ad ogni sussulto, e questa cosa difficilmente la dimenticherò, vedevo gente sbiancare dalla paura. Senza ombra di dubbio, il terremoto è l’evento naturale più ingestibile; un istante sconvolge tutto.
La cosa che a me sinceramente ha preso male è stato non avere notizie da fuori.
Fortuna la domenica mi è giunto un telegramma che mi avvisava che i miei stavano bene. Ho tirato un sospiro di sollievo.
Al colloquio però ho appreso che la mia amata città, Teramo, era stata colpita al cuore.
Mia sorella l’ha definita una “città fantasma”. Pare che un terzo della popolazione si siatrasferita sulla costa e il mio timore è che si faccia la fine di L’Aquila, dove la ricostruzione è al palo e la popolazione rassegnata. Da come ho capito, i compagni vogliono mobilitarsi e indire una manifestazione. Credo questa sia la migliore risposta nei confronti di una classe politica serva del capitalismo.
Bisogna sbattere i pugni sul tavolo ed esigere che i soldi siano investiti per la ricostruzione e la prevenzione del territorio e non per dei fottuti cacciabombardieri o opere inutili come la T.A.V.
E’ giunto il momento di ribellarsi alle politiche emergenziali fatte di appalti pilotati e di poteri dati ai manager. La ricostruzione deve partire dal basso, con il popolo ad amministrarla. Se così sarà, l’Abruzzo tornerà a vivere.
Con rabbia e amore, Davide.
4 febbraio 2017
Davide Rosci, Loc. Castrogno, Strada Rotabile – 64100 Teramo

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HerStory Pt.2

Domenica 12 marzo, alle 18, secondo appuntamento con HerStory, una serie di incontri sulla storia dei femminismi.
Parliamo del femminismo e dei femminismi “for dummies”, partendo dall’ABC.
Le elaborazioni teoriche e le pratiche di resistenza di chi ci ha precedut* tracciano la Herstory, la storia (e la storiografia) che si contrappone a quella scritta da e per maschi.
Quali sono le peculiarità dell’esperienza femminile e chi sono le protagoniste?
Quali sono le tematiche fondamentali e le dissonanze, e in che modo si riflettono nella nostra quotidianità e nelle nostre lotte?
Quali sono i falsi miti e gli immaginari da sfatare?
In questo secondo incontro, Le Antipa vi raccontano in maniera chiara e sintetica la variegata storia dei femminismi dagli anni ’80 fino ad oggi.
A seguire, cibo&musica!

Domenica 12 marzo h. 18:00 @ Campetto occupato

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Uomini o Caporali

In questi giorni son iniziate ad arrivare le denunce per la contestazione alla polizia in piazza, l’estate scorsa a Giulianova. Di quella serata già vi avevamo parlato in questo articolo, così come vi avevamo parlato delle prime misure repressive adottate, con fogli di via ditribuiti a chi non aveva la residenza a Giulianova. Ora le denunce sono la “normale” conseguenza di quella giornata, con compagni denunciati, in concorso, per resistenza.
Quindi questo articolo per dire cosa?
Perchè tra le varie denunce, ad un compagno han dato “oltraggio a pubblico ufficiale”, dal momento che offendeva l’onore ed il prestigio di un ispettore della digos, definendolo “mezzo uomo”.
Perbacco!
Se l’è presa l’infingardo per così poco… Eppure cosa gli avrebbe detto, il compagno, se non la pura e semplice verità. Se non il riconoscimento della sua meschinità e servilismo…
Ma tant’è, il manigoldo s’è offeso!
E, dal canto nostro, non potendo fare a meno di ribadire che un uomo, che sceglie di essere un esecutore di ordini altrui e difensore di un sistema iniquo, è solo e soltanto un “mezz’uomo”, oltre che un aguzzino… dal canto nostro, dicevamo, non possiamo che lasciare la parola a chi, forse meglio di noi, è riuscito ad esprimere questo concetto: la divisione del mondo in uomini e mezz’uomini.
O, per meglio dire, uomini o caporali:
Dottore, Le spiego. L’umanità io l’ho divisa in due categorie di persone: uomini e caporali. La categoria degli uomini è la maggioranza, quella dei caporali per fortuna è la minoranza. Gli uomini sono quegli esseri costretti a lavorare tutta la vita come bestie, senza vedere mai un raggio di sole, senza la minima soddisfazione, sempre nell’ombra grigia di un’esistenza grama. I caporali sono appunto coloro che sfruttano, che tiranneggiano, che maltrattano, che umiliano. Questi esseri invasati dalla loro bramosia di guadagno li troviamo sempre a galla, sempre al posto di comando, spesso senza avere l’autorità, l’abilità o l’intelligenza, ma con la sola bravura delle loro facce toste, della loro prepotenza, pronti a vessare il povero uomo qualunque. Dunque, dottore, ha capito? Caporali si nasce, non si diventa: a qualunque ceto essi appartengano, di qualunque nazione essi siano, ci faccia caso: hanno tutti la stessa faccia, le stesse espressioni, gli stessi modi, pensano tutti alla stessa maniera.

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