Si è concluso nel primo pomeriggio, con l’assoluzione di due compagni (tra cui Paska), il processo che li vedeva imputati per la contestazione alla banda della Polizia, a Giulianova, tre anni fa.
I reati a loro contestati erano diversi, tra cui oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. E le richieste erano di un anno per Paska e di un anno e quattro mesi per un altro compagno.
Anche per questa udienza, come per le altre, il tribunale teramano è stato presidiato da carabinieri e polizia anche con il reparto antisommossa.
Come detto poi, tra i famelici giornalisti di provincia pronti allo scoop nella sonnolenta provincia, presenti fin dalla mattina, è arrivata l’assoluzione.
Qualche considerazione a caldo al riguardo:
In tutte le udienze la Questura teramana ha allestito un apparato enorme di controllo, teso a provocare chi esprimeva solidarietà. Basta ricordare ad esempio, gli assurdi corpo a corpo che la celere ha messo in campo l’estate scorsa durante un’udienza, che sono costati a compagne e compagni altri fogli di via e procedimenti giudizari. O la volta seguente, con un altrettanto apparato repressivo.
Poi, per quanto riguarda il processo, fin da subito è apparsa la forzatura che “uomini” della Digos hanno fatto nelle testimonianze, gonfiando il tutto e chiedendo anche il risarcimento come “parti civili”. Per il processo però, tocca sottolineare un aspetto: le varie udienze sono state vissute anch’esse come parti politiche di una lotta, tra presidi e dichiarazioni spontanee, in cui si rivendicava sia l’azione, sia il fatto che gli sbirri sono degli ASSASSINI.
Questo passaggio ci dice molto anche su come affrontare i processi: non necessariamente si deve stare sulla difensiva, anche nei comunicati, cercando ad esempio di giustificarsi da qualche capo di accusa.
Si può anche dire la propria…. E venire assolti!
E questo, si badi bene, non è certo un elogio delle democraticità della giustizia, anzi!
E’ semplicemente uno spiraglio ed una possibilità che c’è (sebben remota) anche in contesti in cui siamo totalmente (o sembriamo essere) nelle mani del nemico.
Certo, poi ci sono processi e processi. E questo di cui stiam parlando alla fine è ben poca cosa.
Così come, ci sono modi e modi per “contrattaccare”, anche in fase giudiziaria.
Oggi ne abbiamo semplicemente raccontato uno, minimo.
E non è certo una vittoria!
Perchè se è vero che avere qualche annetto in meno di condanna sul groppone, fa sempre comodo, è altrettanto vero che ci sono compagni e compagne ancora rinchiusi nelle galere.
A partire proprio da Paska, che dopo la sentenza è tornato ai domiciliari, con tutte le restrizioni (senza poter vedere nessuno quindi), con una condanna di quasi dieci anni sul groppone per il processo di Firenze.
Negli abbracci di oggi, non c’era la gioia per l’assoluzione odierna.
Non solo quella, almeno.
Ma c’era la promessa e l’impegno che tutti i compagni e le compagne sotto le mani del nemico, non dovranno mai esser lasciati soli.
E questo ce lo dobbiamo ricordare tutti e tutte
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